Nel 2019, Starhotels staccava per fatturato i gruppi italiani dell’hotellerie, ma nel 2020 i giochi sono cambiati. Al primo posto del ranking realizzato da Pambianco c’è la divisione alberghiera di Alpitour.
di Vanna Assumma
La pandemia cambia i pesi degli attori sul mercato. Nel 2019, Starhotels dominava incontrastata con un fatturato di 216 milioni di euro, staccando di gran lunga il secondo player, Gruppo Una che seguiva a 128 milioni di euro. Insieme alla divisione alberghiera del gruppo Alpitour, il trio rappresentava le sole realtà dell’hotellerie italiana con ricavi a 9 cifre. Nel 2020 invece comincia l’altalena. Secondo il ranking stilato da Pambianco in base al fatturato dei principali gruppi alberghieri tricolori (di cui il 2019 è tratto dai bilanci depositati in camera di Commercio mentre per il 2020 i dati sono stati raccolti da Pambianco direttamente dalle aziende), si nota un saliscendi tra i vari attori in gioco. Il calo è inevitabile per tutti data la crisi generata dalla restrizione ai viaggi, ma la percentuale della regressione è diversa, e infatti è in base al valore di questa che le pedine si sono mosse sulla classifica. Così, la divisione del gruppo Alpitour (che comprende Voihotels, Marsa Siclà, e società estere che gestiscono alberghi fuori dall’Italia) fa uno scatto improvviso e passa dalla terza posizione a capolista della top ten, registrando una perdita di fatturato del 51% a 53 milioni di euro. Per quanto riguarda invece la sola società Voihotels, nel 2019 ha generato ricavi per 81 milioni di euro, mentre ha chiuso l’esercizio 2020 a 39,7 milioni di euro. L’impresa che ha performato meglio, ovvero che è calata meno, è Hotelturist, che sale anch’essa di posizione passando dal quarto posto del 2019 al secondo del 2020, e mette a segno una regressione di ‘solo’ 45% a 52 milioni di euro. Si tratta della minore perdita di fatturato registrata dai primi 10 gruppi italiani dell’hotellerie, che mediamente nel 2020 oscillano tra -60% e -80% dei ricavi. I motivi sono diversi e uno è legato al fatto che Hotelturist nel 2020 ha comprato alcune strutture, quindi si è ampliato il perimetro dell’attività.” Nel 2020 – dicono dall’azienda – abbiamo preso in gestione il TH Torre Chia in Sardegna, un albergo ad Assisi e il TH Courmayeur anche d’inverno. A parità di perimetro, il calo del fatturato sarebbe stato pari al 59%”. Un altro motivo è dovuto al fatto che la stagione invernale 2019-20 è andata molto bene per il gruppo titolare del brand TH Resorts, che è leader di mercato nel segmento montagna con una quota pari al 23% circa. Il gruppo a cui fanno capo le società TH Gestioni, Mountain Resort, Gestioni Touring TH, Laudato (al 51%) e Tourist Hotel Engineering, conta infatti 1.300 posti letto in montagna d’inverno tra Valle d’Aosta, Trentino e Piemonte. A questo si aggiunge una buona performance nell’estate dell’anno scorso, grazie alle tante destinazioni marittime della società.
PENALIZZATE LE CITTÀ D’ARTE
Una prima riflessione che si trae dal ranking è che le società che hanno avuto i cali percentuali più alti di fatturato nel 2020 sono quelle con hotel in gran parte posizionati nelle città d’arte, che hanno subito i danni maggiori dalla pandemia, essendo destinazioni che vivono prevalentemente sul turismo internazionale, totalmente assente per il blocco delle frontiere. Starhotels ad esempio ha un portfolio molto ampio nelle città d’arte e l’anno scorso, dopo un settembre promettente, ha richiuso la maggioranza degli alberghi in Italia e all’estero, lasciandone aperti alcuni tra cui, a Milano, il Rosa Grand, che anche durante il primo lockdown è sempre rimasto attivo per accogliere protezione civile, stampa e chi continuava a viaggiare. Fatto sta che Starhotels ha registrato un calo dell’80%, perdendo la leadership in termini di fatturato e scendendo in terza posizione. Il Gruppo Una, che nel 2019 era secondo nel ranking, passa al quarto posto con una flessione dei ricavi del 73% rispetto al 2019, passando da 128 milioni di euro a 34,5 milioni. L’arretramento riflette il crollo delle prenotazioni in seguito all’emergenza pandemica e la chiusura da parte di Gruppo Una di oltre la metà delle strutture nei periodi marzo-maggio e novembre-dicembre dell’anno scorso.
VINCE LA PROSSIMITÀ
Una seconda riflessione che si trae analizzando la classifica è che gli alberghi situati in destinazioni facilmente raggiungibili con la macchina hanno avuto la scorsa estate performance maggiori rispetto a quelli situati, ad esempio, nelle isole, raggiungibili solo con traghetto e aereo. Questo perché la pandemia e la necessità di mantenere il distanziamento sociale hanno generato un turismo di prossimità. Le persone hanno preferito viaggiare con la propria macchina, evitando mezzi di trasporto affollati. Il trend della ‘vacanza sotto casa’ ha penalizzato ad esempio la Sardegna, dove ci sono stati ritardi anche nei collegamenti aerei e la stagione estiva è stata brevissima, 30 giorni effettivi. A questo si aggiunge il focolaio di contagi che è scoppiato nelle discoteche nella terza settimana di agosto, che ha portato a rientri anticipati e ha chiuso di fatto la stagione. Questi fattori hanno impattato, ad esempio, sui bilanci di Sardegna Resorts, società di Smeralda Holding che gestisce le attività alberghiere, e che ha frenato del 66% nel 2020, registrando un fatturato di 30 milioni di euro e perdendo un posto in classifica, dalla quinta posizione nel 2019 alla sesta nella top ten dell’anno scorso.