Gli investimenti delle imprese alberghiere italiane aumentano nonostante la pandemia. Tante le aperture in programma, privilegiati i resort 5 stelle e lo sviluppo digitale.
di Vanna Assumma
A perture, acquisizioni, ristrutturazioni, processi di disintermediazione. I gruppi dell’hotellerie italiana non si fermano, neanche davanti alla pandemia. Indubbiamente, hanno incassato forti arretramenti di bilancio a fine esercizio 2020 (vedi articolo precedente) ma non hanno tirato il freno a mano sugli investimenti. In particolare, il lusso è un territorio che offre maggiori marginalità e potenzialità di sviluppo. Infatti, la divisione alberghiera del Gruppo Alpitour mira ad ampliare il segmento lifestyle: dei 20 alberghi (6 all’estero e 14 in Italia), 4 sono compresi nella collezione Lifestyle Voihotels, che identifica strutture di charme, 5 stelle, con una forte attenzione al design e all’arte e posizionate in location italiane iconiche. “Questi hotel puntano sulle eccellenze dell’italianità – spiega l’AD della divisione alberghiera Paolo Terrinoni – e si rivolgono prevalentemente alla clientela internazionale. Puntiamo a una crescita intensa su questo segmento: nel giro di 3 anni vogliamo arrivare all’inaugurazione di 12 alberghi di lusso. A Venezia apriremo nella primavera di quest’anno Voi Ca’ di Dio, in una dimora storica poco distante da Piazza San Marco, con 66 camere. Sono in corso negoziazioni per strutture a Milano, Firenze e sul Lago di Como”. Investimenti per 120 milioni di euro sono messi sul terreno da Smeralda Holding (vedi intervista nel magazine) per ristrutturare le strutture in Costa Smeralda, mentre Starhotels prevede l’apertura di una nuova ala dell’Helvetia & Bristol con la più grande spa del centro di Firenze, nonché 25 suite e 40 nuovi serviced apartments connessi al Rosa Grand di Milano (vedi intervista nelle pagine seguenti). Infine, Gruppo Una ha due importanti aperture quest’anno: ad aprile la new entry milanese Milano Verticale Una Esperienze, mentre a fine anno nascerà a Roma Unahotels Trastevere, conversione di una vecchia caserma dell’Arma destinata ad alloggio ufficiali e trasformata in albergo da un investitore privato, con 96 camere e tuttora in via di ristrutturazione.
Dimensioni offline e online
Hotelturist punta a una crescita ambiziosa con il raddoppio dei ricavi 2019 nel giro di tre anni. Lo anticipa Graziano Debellini, presidente dell’azienda titolare del brand TH Resorts e a cui fanno capo le società TH Gestioni, Mountain Resort, Gestioni Touring TH, Laudato (al 51%) e Tourist Hotel Engineering: “Da quest’anno faremo un salto di crescita. Con il bilancio di aprile presenteremo il nuovo piano industriale che prevede il raddoppio del fatturato pre-Covid in tre anni attraverso nuove acquisizioni e anche possibili aggregazioni”. L’idea del gruppo, a cui fanno capo 30 strutture ricettive, è quella di portare avanti acquisizioni progressive di almeno una quindicina di strutture in montagna, mare e città d’arte, oppure l’altra possibilità è quella di crescere attraverso acquisto o fusione con un altro gruppo, già proprietario di diversi alberghi. “Stiamo valutando entrambe le prospettive” conferma Debellini. Per quanto riguarda il 2021, quattro le aperture: Beach Resort Baia degli Dei in Calabria, Hotel Parchi del Garda in provincia di Verona, prima struttura del gruppo veneto nella regione, e altre strutture a Roma e in Sicilia. “Abbiamo 5 trattative in corso – aggiunge il presidente di Hotelturist – che sono già molto avanti e quindi io penso che si concluderanno entro l’anno. Quindi, probabilmente si aggiungeranno altre 5 aperture nel 2021”. E continua: “Un altro elemento su cui stiamo lavorando sono i tool e servizi digitali, che non appartengono ancora alla cultura degli alberghi italiani. Parlo del Crm, per fidelizzare la clientela, di Rms (revenue management system) che è un processo attraverso cui si arriva a coordinare il prezzo, che dipende da molte variabili, tra cui la location, la qualità dell’offerta, l’accoglienza del mercato. Al revenue manager è richiesta una forte competenza perché deve essere in grado di elaborare i dati storici. Molto utile è anche il Channel manager, software per espandere la propria visibilità online, e il Pms (property management system) che coordina prenotazioni, disponibilità e pagamenti”. Sul digitale punta anche Aeroviaggi, catena alberghiera che è nata come agenzia di viaggi, poi si è evoluta in tour operator e successivamente ha acquistato alberghi diventando un operatore dell’hotellerie. “Manteniamo sempre il nostro heritage – spiega Andrea Mangia, CFO del gruppo – e infatti gestiamo i voli tra diverse destinazioni della Francia e Sicilia e Sardegna, dove organizziamo anche transfer in pulmann dall’aeroporto all’hotel, nonché escursioni e attività organizzate”. Per quanto riguarda il digitale, Aeroviaggi sta prestando maggiore attenzione alle vendite dirette. che comprendono sia il sito web di proprietà sia le Ota sia il Cro (center reservation office). “Fino al 2019 – riprende Mangia – il 100% dei nostri resort era mediato dai tour operator, invece adesso il 57% passa dai tour operator, il 30% dalle agenzie e il 13% dalle Ota. L’obiettivo è quello di aumentare la disintermediazione, pur mantenendo fermi i rapporti con i tour operator”. Il gruppo, che conta 13 ‘sea view resort’ in Sicilia e in Sardegna, di cui 12 in proprietà e uno in gestione, sta valutando una nuova struttura fronte mare da introdurre quest’anno in portafoglio.