Tra il 2015 e il 2019, la percentuale di donne dirigenti nell’hospitality è aumentata ‘solo’ dal 18% al 21%, ma sta crescendo una nuova generazione di eccellenze in rosa. Le storie raccolte da Pambianco Hotellerie descrivono uno scenario in evoluzione.
di Giambattista Marchetto
Il passo è lento, ma inesorabile. Il mondo dell’hospitality valorizza in maniera crescente il ruolo del management al femminile e – a giudicare dalle storie che Pambianco Hotellerie ha scelto di raccontare – con una propensione al successo. Tra il 2015 e il 2019 la percentuale di donne dirigenti è aumentata ‘solo’ dal 18% al 21% (elaborazioni Fipe-Federalberghi su dati Inps), ma sta crescendo una nuova generazione di eccellenze in rosa.
Osare e tornare sul campo
La carriera di Valeria Albertini, direttore generale di Gdf Hotel, inizia nel 2006, quando il gruppo alberghiero acquisisce Villa Torretta. “Ho iniziato ad occuparmi di comunicazione e marketing, settori da cui capisci l’anima di un albergo”, racconta. Poi la carriera interna, con un expertise evoluto nel rapporto con i marchi gestiti: Gdf ha infatti 3 hotel in Hilton management (Grand Hotel Villa Torretta Milan Sesto Curio Collection by Hilton, Hilton Garden Inn Milan North, Doubletree by Hilton Brescia) e due in Accor (Novotel Brescia 2 e Ibis Milano Fiera), oltre ad uno in gestione diretta.
“Nelle prime riunioni da direttore non era semplice essere giovane, carina e donna – ammette – Eppure un gm donna è un plus e il nostro presidente concorda, infatti oggi tutti i direttore dei nostri alberghi sono donne”. Lo “stile femminile” porta infatti ad immedesimarsi profondamente – secondo Albertini – perché “una donna sposa il lavoro e l’albergo che dirige, sposa il team che guida. Nel mio caso è come se gli hotel fossero figli da crescere. Esclusa la struttura in montagna, gli hotel sono tutti aperti e siamo tra i pochi a spingere, pur con un’occupazione al 20% – sottolinea la manager – È il momento di osare. Ho ripreso l’attività di sales da maggio 2020 e non l’ho mai interrotta, perché da grandi crisi possono nascere occasioni. Serve la vecchia attività sul territorio che in questi anni abbiamo abbandonato per la spinta delle catene e dell’online”.
Secondo Albertini la ripartenza sarà guidata dal corporate e dall’industria, mentre terziario (servizi e finanza in primis) pagheranno ancora lo smart working. In sintesi, Brescia meglio di Milano. “Un altro segmento in rilancio può essere la staycation – aggiunge – con leisure di prossimità nel periodo estivo o nelle festività”.
Svolta oltre i freni
Sara Adbel Masih – oggi general manager di Hotel Dei Cavalieri e The Square a Milano – è partita dall’alto per poi scendere. “Ho iniziato la mia carriera in un 5 stelle lusso – racconta – Poi ho scelto di mettermi alla prova, portando la mia esperienza in contesti a 4 stelle”. Decisione strategica: perché ha portato best practice molto strutturate, con buon valore aggiunto, e ha ottenuto un riconoscimento della leadership arrivando in posizione apicale.
Quando ha iniziato il percorso manageriale era giovane (è stata la direttrice donna più giovane d’Italia) e per questo “ho dovuto dimostrare competenza e capacità, andando oltre i pregiudizi – ammette – Avere credibilità quando non hai un background di anni è complesso, ma sono riuscita a fare squadra”. Un percorso positivo, nonostante le difficoltà come donna che Abdel Masih ha raccontato nel libro ‘Dal mobbing alla svolta’ uscito a febbraio. “Oggi le cose stanno cambiando – rileva – e c’è ancora strada da fare, ma stanno emergendo nuove figure forti. Senza stereotipi, credo si debbano valorizzare le differenze”.
In chiave post-Covid, la manager ritiene indispensabile un approccio positivo. “Anche se arduo, dobbiamo puntare su flessibilità e creatività – dice – concentrandoci sul futuro. Innovazione e nuove soluzioni sono la chiave del lavoro, la prudenza non è una mia caratteristica”. E con un buon gioco di squadra, la ripartenza può contare su nuove energie e su progetti nati in lockdown.
Soft skill naturali
Antonella Ferro, gm dell’Hotel Central Park a Roma, si definisce una manager atipica. Dopo il conservatorio e una carriera in Rai come consulente musicale, si forma da manager al fianco del padre Agostino Ferro e approda per passione all’hotellerie.“La grande sfida è stata chiudere un residence ormai obsoleto e lanciare un 4 stelle di 162 camere con due ristoranti, 1.000 mq di centro congressi e 1.000 mq di centro fitness – rimarca – Una struttura internazionale in posizione strategica a Roma”. Come project manager della conversione, Ferro ha avuto da subito una formazione operativa, fondamentale nel 2008 per l’ingresso in Marriott con il brand Courtyard.
“Non avendo una formazione economico/gestionale – evidenzia – ho dovuto dimostrare sul campo, come donna e come manager, la volontà di crescere”. Anni di lavoro intenso, con tre figlie che crescevano in parallelo. “La nostra organizzazione sociale non sostiene l’impiego femminile, soprattutto in posizioni di vertice – precisa – Mi piace pensare che oggi la questione di genere sia superata, ma le gm donna in Italia sono ancora poche”.
Lo stile femminile di management è fatto di “soft skill naturali – dice – come propensione al dialogo, a mettersi in discussione, al gioco di squadra. Penso però che un buon bilanciamento tra i generi sia determinante per crescere”.
Dopo la crisi Covid, che ha tagliato l’80% del fatturato, Ferro prevede un rilancio in termini di investimenti, nuovi servizi, formazione per cogliere i nuovi trend. Da ottimista, percepisce il fermento, la voglia di viaggiare, che spingerà il leisure, ma anche il ritorno alla convegnistica: “La ripresa inizierà nella seconda parte dell’anno e nel 2023 si assesterà sui valori del 2019. Ci sono i presupposti per osare, chi sopravvivere ne uscirà più preparato”, anche se al momento si tiene aperto in perdita.
La forza del team
La carriera di Cristina Zucchi, oggi general manager del gruppo Lario Hotels, nasce tra le stanze del piccolo albergo di famiglia sul lago di Como. “I miei genitori mi hanno insegnato l’amore per questo lavoro – racconta – Gli studi e l’amore per il luxury mi hanno portato a viaggiare tra Usa, UK e Germania, dove ho lavorato. Il mio punto di riferimento è l’hospitality americana”.
Tornata a Como, svolta negli anni Novanta con l’ingresso nella piccola catena Lario Hotels della famiglia Passera (oggi 4 strutture a Como e una in apertura a Verona entro l’anno). “Mi fu assegnata l’apertura del secondo albergo del gruppo, il Terminus, e da allora ho fatto un percorso importante. Difficoltà come donna? Nessun grosso ostacolo, forse perché amo follemente questo lavoro e credo sempre di potermi migliorare. In generale, le donne hanno una marcia in più”.
Il Covid ha congelato le attese di crescita, ma il gruppo ha reagito immediatamente, aprendo due strutture su quattro, concentrando personale e richieste. “Siamo stati i primi ad aprire sul lago di Como nel giugno 2020, con zero prenotazioni – dice – È assolutamente tempo di osare e di crederci. Rimanere chiusi sarebbe stato facile, ma abbiamo aperto per reagire e per responsabilità nei confronti dei nostri collaboratori, anche se abbiamo perso l’80% del fatturato rispetto al 2019 (14 milioni). È stata una sfida che ritengo ci abbia fortificati”. E dopo un 2021 di transizione, Zucchi si attende una ripresa vera nel 2022 sia per il leisure che per il business.
Valore alle eccellenze
Nasce in una famiglia di albergatori anche Daniela Righi, oggi gm del gruppo Mira Hotels. “Come molte bambine ribelli decido di intraprendere altre strade, ma il destino mi riporta all’ospitalità che oggi è la mia passione”, racconta. Inizia in un importante incoming sul Lago di Garda, poi lavora per un tour operator negli Usa e al ritorno si ferma in Alto Adige nella catena Falkensteiner Hotels & Resorts. “Il gruppo decide di aprire un incoming sul Garda unendosi alla spagnola Rewe Touristik e Mts incoming – prosegue – Gestisco come gm la sede Italiana per qualche anno, finché la catena internazionale Iberostar Hotels & Resorts mi offre la possibilità di sviluppare il mercato Italia come sales”. Accetta e da lì parte il “sogno” Mira a fianco di Alessandro Vadagnini.
Rispetto alla questione di genere, “se guardiamo la distribuzione dei ruoli manageriali non abbiamo ancora un equilibrio – osserva Righi – È un peccato, perché ci sono donne competenti nel nostro settore”. E d’altra parte vede come forza dello “stile femminile” empatia ed equilibrio, senza autoritarismo.
Di fronte alle problematiche della pandemia, Mira Hotels ha elaborato un piano di valorizzazione del brand che gioca sulla dolce vita, sul lusso rilassato e su un approccio “bioattivo” tra sport e natura. E per la manager è tempo di osare, “cercare opportunità e crearle”. Il turismo può esser una chiave per la ripartenza, perché “abbiamo tutti voglia di ricominciare, di prenderci degli spazi, avere cura di noi stessi”.