Un innovatore prima ancora che un architetto: Marco Piva illustra come si realizza un hotel che ‘funziona’. Come su un palcoscenico, deve raccontare una ‘storia’ all’interno di spazi intensi ed emozionanti.
di Davide Deponti
Funzionalità coniugata all’estetica, durevolezza fondata sulla dinamicità degli spazi, eccellenza costruttiva mixata a un’etica che non cerca compromessi. La storia dei progetti per l’hotellerie dello Studio Marco Piva è il racconto di un’esperienza concettuale prima ancora che progettuale. Ne fanno parte lavori che hanno cambiato la storia dell’ospitalità contemporanea, come quelli per l’Hotel Excelsior Gallia di Milano o per The Pantheon Iconic Rome Hotel di Roma, e allo stesso tempo progetti forse meno noti ma ancora più rivoluzionari, come quelli per il Tonino Lamborghini Towers Complex a Chengdu in Cina o per La Suite di Matera. Come sono stati pensati e come si sono materializzati è lo stesso architetto Marco Piva a raccontarlo a Pambianco Hotellerie, partendo da un concetto chiave della sua filosofia professionale: ‘l’albergo è un teatro’.
Come si capisce quali sono le giuste ‘misure’, materiali e immateriali, per ogni progetto?
Partendo da un processo progettuale prestabilito ma che tiene conto di molte variabili, ambientali, storiche e geografiche, che ogni albergo può esprimere e comunicare agli ospiti. Senza mai prescindere da una visione che mi appartiene e che fa da sempre da corollario ai miei progetti per il mondo alberghiero, ovvero quella secondo la quale ogni struttura deve sempre essere ‘aperta’ al contesto sociale e culturale che la circonda, in stretta connessione con i luoghi più significativi di una città o territorio. La cultura del luogo nel quale un hotel si trova deve essere parte integrante del suo modo di essere e di presentarsi agli ospiti, a prescindere dalle sue forme architettoniche. Ecco perchè il mio sforzo creativo parte sempre dal tentativo di unificare estetica, funzionalità, eccellenza ed etica in una forma che possa essere modulata per raggiungere l’equilibrio tra i desideri del committente e la configurazione estetica nel quadro della nostra poetica progettuale. Noi basiamo tutto sull’esperienza e sulla ricerca per definire al meglio cosa stiamo progettando e per quali finalità funzionali ed economiche. Quelli nel mondo dell’hotellerie sono sempre investimenti di un certo peso e vanno utilizzati per raggiungere il miglior mercato possibile.
Cos’è oggi, concettualmente, un hotel?
Oggi l’albergo è concepito come luogo nel quale puoi risiedere. Già al tempo del nostro lavoro all’Hotel Excelsior Gallia di Milano, avevamo predisposto 18 tipologie di camere diverse che potessero andare incontro a tutte le necessità degli ospiti offrendo funzioni, spazi o servizi che nel tempo si sono sempre di più affermati nel mercato dell’ospitalità. E una parte dell’hotel diventa quasi una residenza come accadeva una volta con artisti e scrittori che amavano soggiornare in albergo per lunghi periodi. Ora poi, grazie a tutto quello che l’hotel può dare in quanto a servizi e sicurezza, si trasforma anche in rinnovato modello abitativo. Da parte nostra, come progettisti siamo fortemente impegnati in questa direzione, non solo in Italia. Tanto che stiamo seguendo un progetto legato a questa visione anche in Cina: sono le Tonino Lamborghini Towers, un complesso unico e iconico nel quale oltre alla formula classica dell’hotel c’è molto di più. In questo progetto infatti l’albergo è diventato una macchina complessa, un mix di funzioni di ospitalità, residenza, spettacolo, ristorazione, spa e servizi in grado di autosostenersi, che può essere utilizzata al meglio, in base alle necessità.
Scendendo nello specifico, come si fa ad ‘aprire’ l’hotel al contesto urbano?
Posso fare l’esempio del Radisson Collection Hotel Palazzo Touring Club che sta per aprire a Milano e nel quale abbiamo agito preservando innanzitutto il carattere originale dell’edificio. Secondo me questa è la conditio sine qua non per poi poter procedere a un progetto che si apra verso la città, conservando le peculiarità delle funzioni, per rendere la struttura parte integrante della destinazione nella quale si trova. Quando lavoriamo su edifici storici operiamo sviluppando soluzioni di interior design quasi isolate negli spazi della struttura, utilizzando il concetto ‘box on the box’: cellule abitative che si integrano con gli ambienti esistenti, per rispettare la tradizione del luogo e insieme fornire una dimensione contemporanea dell’interior design, che è quella che caratterizza poi l’estetica dell’albergo. Polimorfia e polifunzionalità degli ambienti confluiscono nel progetto affinchè la struttura dell’hotel, attraverso il recupero della sua memoria, possa far parte della storia ma soprattutto della contemporaneità della città in cui si trova. Anche a Venezia, in un antico palazzo monumentale, dove stiamo portando avanti un lavoro di equilibrio tra la storia e il futuro, tra l’estetica dominante e la funzionalità alberghiera, grazie a un’idea di spazi diradati e non affollati. Perchè soggiornare in luoghi unici e meravigliosi quali quello di Palazzo Nani sarà come vivere in un museo vivo e pulsante.
È l’estetica allora che prende il sopravvento?
Credo moltissimo nell’architettura degli interni che non è un semplice fare arredo ma è un lavoro di continuità e relazione con le forme dell’architettura attraverso la proposta di nuove idee dell’ospitalità del futuro. Non si tratta di adattare la funzionalità all’estetica piuttosto che l’estetica alla funzionalità: è invece un lavoro di equilibrio che si ottiene studiando le operazioni e il contesto che le contiene. Con il mio lavoro cerco di prefigurare quale sarà il viaggio nel prossimo futuro. Gli alberghi che progetto sono teatri all’interno dei quali creo le condizioni per accogliere al meglio l’ospite. E per farlo, gli ‘racconto una storia’ che è quella del progetto che ho realizzato per riceverlo, ospitarlo e servirlo nel miglior modo possibile all’interno di spazi intensi ed emozionanti. Ecco allora perchè l’accoglienza deve essere considerata come un media in grado di far capire agli ospiti di un hotel in che ‘luogo speciale’ sono arrivati, quali sono le caratteristiche del territorio e quali le sue unicità. Il turismo e l’ospitalità del futuro saranno ineluttabilmente centrate sul desiderio del viaggiatore orientato a trasformare il suo viaggio in un’esperienza coinvolgente e memorabile. E quanto più io progettista mi immedesimo in questo racconto fin dall’inizio del mio lavoro, tanto più riuscirò a coinvolgere l’ospite e a renderlo partecipe di quella esperienza che è unica non solo nell’hotel che ho progettato ma anche nel particolare contesto culturale e territoriale che lo avvolge. Un albergo è un teatro nel quale tutto deve essere pianificato al meglio per far vivere all’ospite una vacanza-esperienza unica che non è sia ripetibile in nessun altro luogo.
Albergo allora come strumento?
Questa filosofia di accoglienza la portiamo anche nelle residenze che sono una delle nuove modalità che l’ospitalità sta facendo sue, poichè hanno tutte le caratteristiche classiche dell’hotellerie, dalla reception ai servizi in camera. I nuovi progetti ibridi sono spazi che stanno dando al mondo dell’accoglienza nuove possibilità: quelle che in particolare le giovani generazioni amano sperimentare. A ciò ci concatena il trend della rigenerazione urbana che porta anche gli edifici che vengono riconvertiti all’accoglienza a proporsi come elemento ‘denso’ di tessuto urbano, quindi utile. Alla base di tutto c’è un lavoro di indagine che vada a scoprire quale progetto costruire per far vivere un determinato luogo nel modo giusto. Bisogna capire che tipo di messaggio è necessario creare, in modo che possa attrarre proprio quell’ospite che lo comprende e che anzi lo stava cercando.