Presidente, appena rieletto, di Federalberghi e imprenditore dell’ospitalità di lusso, Bernabò Bocca ha fiducia nel rilancio del settore a patto che si agisca in fretta.
di Davide Deponti
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi e di Sina Hotels, è da sempre un uomo di governo ma anche di lotta. Di governo certamente, vista la ventennale presenza al vertice dell’associazione degli albergatori italiani, ruolo per il quale è stato recentemente riconfermato all’unanimità. Ma anche di lotta, se si pensa alle battaglie condotte negli ultimi anni a favore del settore che rappresenta, prima tra tutte quella contro la ‘concorrenza sleale’ del mondo degli affitti brevi nei confronti della galassia degli hotel. Ecco perché non si nasconde quando gli viene chiesto a che punto siamo e come si potrà ritornare a vedere una vera luce in fondo al tunnel della pandemia.
Ci si aspettava una ripresa più rapida per il turismo?
Ci lasciamo alle spalle un annus horribilis: il 2020 si è chiuso con una perdita di 233 milioni di presenze con un calo medio del 53,4% rispetto al 2019, con punte che in alcune località hanno superato l’80%, nelle città d’arte in particolare, dove il turismo straniero è calato mediamente del 70,2 per cento. La stagione estiva in arrivo dovrebbe essere il carburante per far ripartire l’ospitalità e in questo senso anche l’idea del ‘green pass’ può rappresentare una giusta leva. La mia idea è che comunque questo 2021 sarà ancora un anno di transizione. Speravamo in una ripresa più rapida e robusta, ma siamo purtroppo molto lontani dei numeri del 2019. Intanto speriamo di fare comunque meglio del 2020, portando a casa un anno di risalita per riprendere e ritornare al top nel 2022. Anche perchè le ultime analisi danno un mercato straniero che rispetto alla destinazione Italia è già molto girato sul 2022. La beffa è poi che quel 2019 che abbiamo purtroppo in fretta dimenticato era stato un anno record per tutto il settore: da più in alto cadi, più ti fai male. Oltretutto vista l’annata bellissima, molti hotel avevano deciso di fare grossi investimenti proprio nel 2019 per continuare una crescita che invece si è arrestata con violenza e che ha anche creato un problema forte di liquidità per le aziende.
È dura anche a livello occupazionale: come reagirà il sistema alberghiero?
Gli alberghi stagionali fanno fatica a trovare persone anche se ci sono problemi di disoccupazione perchè alla fine in Italia conviene quasi di più scegliere il reddito cittadinanza o persino lavorare in nero. È proprio un problema di cultura del nostro Paese perchè in Italia registriamo da sempre un 20% di economia sommersa che non rientra nel Pil ma che poi all’atto pratico esiste. E nel nostro settore basta pensare a tutta la questione degli affitti brevi. Detto ciò, bisogna anche ricordare che, in tempi normali, il settore del turismo dà lavoro ad 1,3 milioni di persone, mentre nel 2020 per la crisi sono venute meno 200mila posizioni di lavoro stagionale e 150mila a tempo determinato. E se il numero degli occupati è calato vertiginosamente, anche le giornate retribuite sono diminuite del 38%. Però adesso abbiamo un governo che ha capito il problema e mi confronto costantemente con il ministro Garavaglia anche su queste tematiche: ho trovato un ottimo interlocutore e una persona concreta e che ha esperienza sul campo, con cui si può parlare bene di economia. Infatti presto gli parlerò anche della questione della riqualificazione, perchè al nostro settore non è piaciuta l’eliminazione degli hotel dai bonus per chi ristruttura. Anzi ora sarebbe proprio il momento giusto per fare opere e lavori, perchè purtroppo molti hotel sono ancora vuoti: ad esempio il referente di Federalberghi di Roma mi ha appena segnalato che nella Capitale al momento sono aperte solo 680 strutture su 1200; la metà.
Perchè è importante puntare a un ammodernamento?
Perchè così finalmente potremmo realizzare quel passo in avanti che ci manca per controbattere colpo su colpo a una concorrenza internazionale che si fa sempre più serrata, mentre anche l’ingresso dei fondi stranieri nel mondo dell’hotellerie ha alzato l’asticella con progetti di alberghi sempre più faraonici, anche in Italia. Dove però già abbiamo un parco di 32mila alberghi pari a circa un milione e 100mila camere: ecco perchè oggi dobbiamo cominciare a mettere a posto quelli che abbiamo prima di aprirne di nuovi. Pensiamo a come ha funzionato bene per il settore il bonus facciate. Se c’erano settori industriali che già soffrivano nel pre covid non era certo il caso del mondo alberghiero. Andava bene prima e sappiamo che andrà bene dopo, quando tutto ritornerà nella norma. Quindi è fondamentale aiutare adesso un settore che ha ottime prospettive di crescita a lungo termine e che sicuramente sarà in grado di ripagare tutto quello che viene ‘dato’ ora. Ho sentito anche il presidente Draghi e ho molta fiducia in lui che in poco tempo sta mettendo in ordine tutto il tema pandemia – economia.
Come cambierà l’hotellerie nel medio termine?
La prima cosa da fare sono i vaccini e i protocolli semplificati per far sì che possano tornare i turisti stranieri e in primo luogo quelli americani. Bisogna semplificare tutte le prassi da subito. Anche perchè alcuni competitor diretti dell’Italia, come Grecia e Spagna, si sono già portati avanti eliminando del tutto le quarantene e sono stati molto più aggressivi di noi nel far ripartire il turismo. Qui invece la burocrazia ci ha fatto perdere due mesi, mentre noi dobbiamo rendere la vita facile ai turisti che anche oggi vogliono arrivare e che sono tanti. La sfida del futuro è quella del turismo internazionale e quindi bisogna fare attenzione a non perdere troppe quote di mercato anche nei confronti di competitor che prima erano molto indietro rispetto a noi come ad esempio la Croazia. Di contro, è giusto sottolineare che oggi si lavora molto bene sia con gli arrivi di italiani sia con quelli dei turisti europei di prossimità. C’è sempre una grandissima voglia di Italia. Anche da parte del mercato americano che sarebbe pure un turismo ad alta capacità di spesa che è proprio quello che servirebbe ora al nostro Paese. Se loro vogliono tornare noi però stiamo facendo una riapertura un po’ lenta burocraticamente. E resta il nodo delle compagnie aeree che per ritornare in bolla coi collegamenti dell’era pre covid avranno bisogno di diversi anni.
Come potrà ripartire il turismo business?
Mentre per il leisure basta solo riaprire in sicurezza, per il mondo business ci vorrà più tempo e anzi fin da ora dobbiamo attrezzarci negli alberghi con soluzioni ibride
per gli eventi. Certamente si continuerà a muovere il turismo business di alta fascia ma senza i grossi numeri che si facevano prima perchè viene a mancare la fascia intermedia di manager: ora si spostano solo i grossi calibri per andare di persona a fare i contratti e i meeting davvero importanti. Ecco perchè dico che oggi più che mai bisogna inventarsi soluzioni nuove e innovative per far spendere il cliente in albergo anche oltre il conto del soggiorno. Una fantastica soluzione è quella di lavorare sulla ristorazione, ma con locali di altissimi livello, che siano aperti anche all’esterno e alle città. In alcuni alberghi del gruppo Sina, come l’Hotel De La Ville di Milano, stiamo andando in quella direzione e il pubblico mostra di apprezzare. Oggi il ristorante, come accade all’estero da sempre, penso ad esempio a Francia e Stati Uniti, non deve essere più il ristorante dell’albergo ma ‘nell’albergo’. Quindi aperto a tutti: gli hotel sono locali pubblici per definizione, non dimentichiamolo mai, e come tali sono aperti al pubblico di ogni genere. E poi con le professionalità che ci sono nel settore in Italia non abbiamo niente da invidiare a nessuno e possiamo vincere a tutti i livelli la battaglia della qualità.