L’hotellerie ce l’ha fatta. Dopo le pressanti richieste delle associazioni di settore, anche gli alberghi sono rientrati tra gli indennizzi previsti dal Governo per compensare (ma sarà sufficiente?) le restrizioni introdotte con il Dpcm dello scorso 24 ottobre. Nella bozza firmata ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte si parla di un fondo di sostegno per il settore pari a 100 milioni di euro, ma si attende a breve la pubblicazione del testo definitivo nella Gazzetta Ufficiale. Rimane il dubbio sul valore reale dei contributi, se saranno cioè sufficienti a salvare un settore ormai allo stremo. Federalberghi, contattata da Pambianco Hotellerie, ha mostrato molta cautela in attesa di conoscere il testo ufficiale: “Aspettiamo a dare un giudizio definitivo, però la circostanza che il contributo a fondo perduto sia estesa anche agli alberghi costituisce un importante segnale di attenzione, che abbiamo apprezzato. Va detto però che il contributo non è di per sé sufficiente a risollevare le sorti di un’impresa”.
Si teme che l’ultimo Dpcm metta la parole ‘fine’ a tante realtà, finora rimaste coraggiosamente aperte. Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha detto che, “sia pur in assenza di un ordine di chiusura, ci sono alberghi fermi
dal mese di marzo. E molti di coloro che a giugno o a settembre hanno provato a riaprire si sono dovuti arrendere”. L’ultimo decreto, inoltre, conferma il divieto dell’attività congressuale in presenza, già previsto nel Dpcm del 18 ottobre. Il nuovo Dpcm, in realtà, non impone alcuna restrizione di orario per il mondo dell’hotellerie, ma ne limita di fatto il suo svolgimento, in quanto riduce al minimo la mobilità nelle città, blocca le fiere e le occasioni di svago, sia culturali sia di ristorazione, chiude gli impianti sciistici, gli eventi, le celebrazioni, tutti motori trainanti per il turismo.
Per questo motivo, l’Associazione italiana Confindustria alberghi (Aica) aveva mandato una lettera al presidente del Consiglio Conte e ai ministri Franceschini, Gualtieri e Patuanelli, chiedendo che, anche se il settore non è direttamente oggetto di provvedimenti di chiusura, venga subito inserito negli indennizzi che si stanno prevedendo per le realtà più colpite dai nuovi provvedimenti, che peraltro si trovano a fronteggiare cancellazioni improvvise delle prenotazioni per i prossimi mesi invernali.
Riguardo al blocco dei congressi, Federalberghi ha evidenziato i numeri coinvolti: “Si rischia la chiusura di un settore che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro l’anno. Gli alberghi hanno investito in sistemi di sanificazione, si sono dotati e applicano protocolli di sicurezza ancora più rigidi di quelli stabiliti nelle linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome”. L’associazione aggiunge che l’attività congressuale è trainante per il turismo, assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso importante per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera (alberghi, centri congressi, agenzie organizzatrici, aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici) e l’intera destinazione (ristoranti, taxi, musei, shopping, ecc.).
Una ‘finestra’ positiva però si apre con il nuovo Dpcm, ovvero la possibilità per gli ospiti degli hotel di cenare nei ristoranti all’interno delle strutture, che non sono soggetti alla chiusura alle ore 18.00 come accade nella ristorazione delle città. Si tratta di un’opportunità che nasce, che potrebbe portare gli alberghi a creare pacchetti ‘soggiorno e ristorazione’ oppure spingere i cittadini di prossimità a prenotare una stanza in hotel per gratificarsi con una cena lussuosa e concedersi un’esperienza inedita. Un’abitudine a cui si è poco avvezzi e quindi si tratta per gli albergatori di impegnarsi a immaginare e ideare soluzioni alternative al classico soggiorno, stimolando un cambiamento delle consuetudini e dello stile di vita. Un primo esempio in questa direzione viene dal Mandarin Oriental di Milano, che ha proposto un’offerta agli stessi milanesi che desiderano essere coccolati da un servizio a 5 stelle: l’offerta si chiama Staycation by M.O. e offre, a chi prenota una camera o una suite, agevolazioni per la cena al ristorante Seta, 2 stelle Michelin, oppure al Mandarin Bar & Bistrot e per accedere ai servizi della spa.