Cresce l’appetito degli investitori sul mondo dell’hotellerie in Europa, e, per quanto riguarda l’Italia, si attende per il 2021 una serie di sconti sul pricing a causa di una carenza di liquidità e di un’erogazione limitata di finanziamenti da parte degli istituti di credito. È quanto ha affermato Francesco Calia, head of Hotels di Cbre Italy, a commento del report Hotels Pan Emea 2021 redatto da Cbre.
I dati contenuti nel report evidenziano che i Paesi europei con una forte domanda domestica, sia di tipo leisure sia legata a ragioni lavorative, avranno una ripresa più rapida. È ciò che, di fatto, è già accaduto durante la parziale riapertura degli hotel nella seconda metà del 2020. Quindi, la ripresa del mercato hotellerie in Europa sarà, almeno inizialmente, guidata dalla domanda domestica e le performance degli hotel in tutta l’area non torneranno ai livelli pre-pandemia fino al 2024. Le restrizioni e l’incertezza del mercato hanno contribuito a un calo dei volumi di investimento nel settore in tutti i Paesi europei nel corso del 2020: il totale degli investimenti alberghieri in Europa, pari a 9,4 miliardi di euro, ha visto una riduzione del 66% su base annua.
Tornando all’Italia, Calia ha aggiunto: “La dimensione del patrimonio alberghiero nazionale, l’elevata frammentazione del comparto nella Penisola, le performance gestionali considerevoli nei mercati primari e il ridotto livello di penetrazione dei brand del Paese rendono il settore particolarmente interessante per le catene internazionali che potrebbero trovare opportunità di gestione in Italia. Di conseguenza, il settore attrae fortemente il mercato degli investitori di varia natura: sono molte, infatti, le opportunità di riposizionamento e rebranding. È probabile quindi che, nel corso di quest’anno, si assista a una crescita dei volumi di investimento nel mercato hotellerie rispetto al 2020. I driver principali saranno il flight-to-quality e le opportunità value-add.”