Con la nuova proprietà e una ristrutturazione importante alle spalle cominciata nel 2014, Dievole Wine Resort ha aperto ufficialmente le danze nel 2017. Ubicata nel comune di Castelnuovo Berardenga, nel cuore del Chianti Classico, la tenuta si estende per 400 ettari di terreno, occupati in gran parte da vigneti, olivi e boschi. Sotto il marchio Dievole, la proprietà fa parte del gruppo Alejandro Bulgheroni Family Vineyards (Abfv) Italia, che raccoglie diverse aziende vitivinicole situate nelle zone toscane di produzione del vino: Chianti Classico, Montalcino e Bolgheri.
Oltre al vino, il gruppo ha deciso di scommettere sul settore dell’hospitality rinnovando la struttura, che già precedentemente ospitava un agriturismo più piccolo e semplice, con circa 28 camere, arrivate poi a 31 con la nuova proprietà. Queste oggi sono divise in diverse categorie: classic, deluxe, prestige, suite, prestige suite e appartamenti, otto, dedicati alle famiglie, con anche una zona cucina e una zona living. Il Dievole Wine Resort comprende anche il ristorante Novecento, due piscine panoramiche, un’enoteca, una sala degustazione e un “natural path” che si snoda per chilometri tra vigneti e boschi della proprietà.
Gli ospiti sembrano aver apprezzato la nuova direzione, soprattutto quest’anno, ottenendo “risultati fiorenti che hanno superato anche i numeri di pre-pandemia”, ha dichiarato Silvia Chiantini, resort manager di Dievole Wine Resort a Pambianco Hotellerie. Durante questa stagione, da aprile fino a ottobre 2022, il tasso di occupazione “è stato molto buono, raggiungendo oltre l’80 per cento. Il soggiorno medio si avvicina ai tre giorni e le tariffe sono dinamiche, cambiano a seconda della stagionalità”. Aprendo al pubblico le ultime tre camere nel 2021, quest’anno il flusso di ospiti è stato maggiore. Da aprile fino alla fine della stagione sono state occupate circa 5.200 camere.
L’arrivo di molti turisti ha influito sull’andamento positivo del periodo. “Abbiamo avuto una forte incidenza del mercato americano che precedentemente si era fermato, quindi siamo riusciti a riprendere a pieno i numeri passati”. E non mancano i nuovi mercati. “È stato un anno molto fiorente che ha visto ospiti nuovi di origine iraniana, brasiliana e nord europea.” Ma una parte consistente del fatturato proviene da eventi privati. “Lavoriamo soprattutto con l’America per l’organizzazione di eventi celebrativi come matrimoni, per cui affittiamo l’intero resort, compreso di tutti i locali, per un minimo di due giorni”.
Riguardo alla destagionalizzazione “ci stiamo pensando. Nei prossimi due anni vorremmo ampliare la struttura con una spa e un nuovo ristorante. In questo modo potremo accogliere un numero maggiore di ospiti e con la spa rimanere aperti più a lungo, oltre la fine di ottobre”. Un’attività, però, che può essere ostacolata dai rincari, che hanno influenzato l’intero settore. “Stiamo discutendo su un processo di ‘energy saving’, perchè è fondamentale essere tutti sensibilizzati su questo punto di vista e tutelare le risorse che abbiamo a disposizione”.
L’arrivo di turisti americani non è soltanto dato dal super dollaro, “che sicuramente ha fatto molto, ma abbiamo ricevuto tante richieste legate all’enoturismo”. Questo fenomeno sembra diffondersi sempre di più nel settore dell’hospitality, attirando turisti da tutto il mondo per combinare anche attività vinicole alla vacanza. Con oltre 25mila cantine aperte in tutta Italia, oggi, infatti, l’enoturismo raggiunge un valore complessivo di 2,5 miliardi di euro l’anno, con circa 14 milioni di turisti legati al settore.