Il turismo si porta a casa una dote di 1,7 miliardi di euro, di cui 700 milioni andranno alla montagna, in base all’ultimo decreto Sostegni approvato dal premier Mario Draghi. Delusione da parte di Federalberghi Roma, il cui vice presidente Roberto Necci dichiara: “Al di là dei proclami, la realtà è che verranno concesse somme insufficienti al sostentamento delle imprese”. Disillusione parzialmente prevista perché, a margine dell’approvazione del decreto, il ministro dell’Economia Daniele Franco aveva precisato che “con lo scostamento di bilancio già annunciato, per il mese di aprile arriverà altro”. Le aspettative, quindi, riguardano altri fondi che saranno mobilitati con il prossimo Documento di Economia e Finanza (Def).
Per quanto riguarda il decreto approvato, per le aziende alberghiere sono previsti contributi pari a una percentuale della differenza fra il fatturato del 2019 e quello del 2020, però solo per le realtà che fatturano meno di 10 milioni di euro e che abbiano avuto una perdita di fatturato nel 2020 di almeno il 30% sul 2019. Il massimo di indennizzo è 150mila euro e 5 sono le fasce: indennizzo del 60% per le aziende che hanno ricavi fino a 100mila euro, del 50% per quelle tra 100mila e 400mila, 40% tra 400mila e un milione di euro, 30% tra 1 milione e 5 milioni e 20% per gli hotel con fatturati tra 5 e 10 milioni di euro.
La cassa integrazione per i lavoratori viene prorogata di ulteriori 28 settimane fino a dicembre 2021.
Alla montagna vengono destinati 100 milioni di euro in più di quanto precedentemente ipotizzato e, dei 700 milioni totali, il 70% va alle Regioni che li ripartiscono ai Comuni sulla base di quanti ski-pass sono stati venduti nel 2019. I restanti 210 milioni di euro saranno ripartiti tra i Comuni dello stesso comprensorio sciistico sulla base del fatturato delle attività economiche relative settore, con riferimento al triennio 2017-2019, e tra i maestri di sci, sempre in rispetto ai ricavi del triennio 2017-2019.
Il turismo in Italia, secondo quanto riporta Ilsussidiario.net, generava 232 miliardi di Pil nel 2019, con circa 400mila imprese coinvolte, l’8% delle quali (secondo Nomisma) è già stato cancellato dall’epidemia, mentre un altro 30% sta correndo seriamente il rischio di non riaprire nel 2021.