Da dove ripartire? Andrea Rossi, presidente di Efcem Italia (Associazione produttori di attrezzature per ristorazione e ospitalità), auspica una sorta di piano Industria 4.0 applicato al mondo del commercio per sostenere la digitalizzazione dell’hotellerie e del comparto ristoranti, con ricadute positive a monte della filiera composta dalle aziende che compongono il settore delle forniture. Un sistema, quello rappresentato da Efcem, che prima del Covid aveva raggiunto numeri consistenti: 5,7 miliardi di ricavi, +20% di crescita nei cinque anni precedenti e una quota export del 70 percento. L’impatto della crisi è stato forte, ma i fondamentali delle aziende appaiono solidi.
Partiamo dai numeri. Quanto pesa la crisi?
Che il settore sia stato colpito in maniera pesante, con gli hotel ancora chiusi, è fuori discussione. Qualche segnale negativo era già emerso prima del 2020, relativamente ad alcuni piccoli produttori, ma era circoscritto a pochi casi e il nostro comparto, in generale, era contraddistinto da una patrimonializzazione elevata e un indebitamento contenuto. L’impatto della pandemia è stato duro per chi fornisce attrezzature all’hotellerie e alla ristorazione, più contenuto per gli specialisti dell’ambito ospedaliero. Inoltre, bisogna distinguere tra i produttori dell’ambito cottura, particolarmente penalizzati, e quelli delle attività di lavaggio e asciugatura tessuti, dove si parla di una flessione nell’ordine del 10-15 percento, ben più contenuta della riduzione generale del business che invece è stimabile tra il 30 e 40 percento.
Quando pensate di poter ripartire con continuità?
La speranza, legata comunque all’andamento del piano vaccinale, è di poterlo fare già da giugno. Ed è necessario che sia una ripartenza definitiva, perché gli stop&go non aiutano nessuno. Se invece il piano dovesse subire rallentamenti, imponendo una ripartenza continuativa soltanto in autunno, la situazione diventerà complicata, soprattutto per i nostri clienti.
Ci sono problemi di mancati pagamenti da parte di hotel e ristoranti?
Soltanto qualche segnale di pagamenti dilazionati. Al momento non ci sono segnali di tracollo o di un aumento consistente degli insoluti.
Come si può ripartire? Cosa chiedete al governo?
Alla precedente compagine governativa avevamo chiesto un sostegno per i nostri clienti, in modo da poter ottenere più respiro a monte della filiera. Il decreto che ne è derivato ha offerto un sostegno pressoché simbolico e inoltre non sono stati fatti i decreti attuativi. È chiaro che non basta, ed è per questo che stiamo lavorando a un progetto che prende spunto dal piano Industria 4.0, riconosciuto da tutti gli imprenditori che lo hanno utilizzato come una scelta giusta, per sviluppare le stesse misure in ambito commercio per sostenere la trasformazione digitale già in atto tra i nostri clienti. Una sorta di piano Commercial 4.0.
Che risposta c’è stata da parte del governo?
A seguito dell’analisi che stiamo conducendo con i nostri associati, prenderemo contatto con le istituzioni per presentare il nostro progetto con il nuovo esecutivo – che peraltro ha identificato la digitalizzazione come uno dei punti di riferimento nell’agenda legata al Recovery Fund – con il quale dobbiamo riallacciare i contatti.