Tre dei punti percentuali che ha perso il Pil italiano nel 2020 (in totale -8,9%) sono da attribuire al crollo del turismo in Italia, in particolare del turismo internazionale che è stato azzerato dalla crisi. Lo comunica il Centro Studi di Confindustria che ha presentato il rapporto ‘Liberare il potenziale italiano. Riforme, imprese e lavoro per un rilancio sostenibile’, che fa un’analisi dell’economia italiana attuale e di quella attesa nel biennio 2021 e 2022. Il rapporto sottolinea che nel 2020 gli arrivi turistici mondiali sono crollati di tre quarti, generando perdite pari al 2% del Pil mondiale e mettendo a rischio 100 milioni di posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’Italia, il turismo produce il 7% del Pil e, attraverso i legami con gli altri comparti (alimentare e bevande, energetico, stampa e metallurgia) vale il 13% del Pil e il 14% dell’occupazione.
Secondo il rapporto, il turismo ha la capacità di di generare valore in altri comparti dell’economia italiana. Dall’analisi del Confindustria, per ogni euro investito nel turismo, si genera 0.20 euro nel resto dell’industria, 0.10 euro nei servizi e 0.05 euro nell’agricoltura. Il turismo dunque svolge un ruolo centrale per il forte impatto occupazionale, per le connessioni con gli altri settori produttivi e per il legame con le economie locali. Un aspetto questo che identifica il settore come una delle principali componenti del rilancio dell’economia nazionale.