La guerra, per ora, non ha ricadute sul business del ‘nuovo’ Castelfalfi. Lo ha affermato il general manager Isidoro Di Franco durante la presentazione del progetto di rinnovamento del borgo toscano dopo l’acquisizione lo scorso giugno da parte di Sp Lohia Family: “Le prenotazioni a oggi sono addirittura il 50% in più di quelle registrate nello stesso periodo del 2019, fatto che ci porta a ipotizzare che potremo chiudere il 2022 con un fatturato a +30% sul 2019. Sono poche le richieste dagli Stati Uniti ma tante dall’Europa e dall’Italia. Gli italiani infatti rappresentano la percentuale maggiore di clienti, grazie al golf e al Mice, con un 30% sul totale, un altro 30% è costituito dai turisti dei Paesi Dach (Germania, Austria e Svizzera) e a seguire da Francia, Uk e Usa”. Il manager ha spiegato che, paradossalmente, la pandemia ha ‘aiutato’ il business di Castelfalfi, essendo un modello di ospitalità che si estende su 1.100 ettari di terreno, in mezzo alla natura, con distanze garantite dai grandi spazi, e con una forte attenzione alla sicurezza, alla salubrità e alla sostenibilità.
Il ‘nuovo’ Castelfalfi aprirà quindi venerdì 1 aprile 2022, con grandi investimenti di ristrutturazione che hanno coinvolto tutta l’aerea: si presenteranno al pubblico, rinnovate, 60 stanze sulle 120 totali dell’edificio principale, le aree pubbliche e la reception anch’esse oggetto di restyling, un nuovo bar panoramico, un parco avventura, un ristorante (il sesto del borgo), e ingenti investimenti sono stati devoluti anche all’agricoltura. “Vogliamo aprire Castelfalfi anche alle famiglie – spiega il GM – perché precedentemente era gettonato soprattutto dalle coppie per weekend romantici. Creeremo family room, camere comunicanti, kids club con animali e laboratori di cucina, teen club con progetti digitali e tridimensionali. Il prossimo inverno completeremo il restyling con la ristrutturazione delle sale conferenze, del ristorante principale e del resto delle camere. Con l’aprile 2023 sarà tutto a regime”.
Di Franco ha illustrato alla stampa le ‘radici’ di questo borgo, che ha una storia lunga 2.000 anni, dalla nascita con gli Etruschi, poi con i Romani, i Longobardi, fino alla presenza dei Medici. “Negli anni ’60 – ha continuato – con l’urbanizzazione e con l’industrializzazione, il paese è stato abbandonato. Successivamente, grazie agli investimenti di aziende internazionali e di famiglie, il borgo è rinato e adesso sono residenti oltre 60 famiglie provenienti da tutto i mondo. L’acquisizione del gruppo che fa capo all’imprenditore indonesiano Sri Prakash Lohia ha l’obiettivo di creare un luogo unico al mondo, che fa vivere esperienze che vanno dall’agricoltura alla natura al golf e all’ospitalità. E l’aspetto più importante è che Castelfalfi è aperto a tutti, non vuole essere un resort chiuso, privato, ma un luogo dove gli ospiti della struttura fanno parte di una comunità che vive a Castelfalfi. Non esiste qualcosa del genere in Europa – ha aggiunto – perché Castelfalfi non é un albergo né un campo da golf ma un piccolo pezzo di territorio italiano, che ha intrecci e sinergie che afferiscono a una sola proprietà. Per questo è un unicumm nel panorama europeo”.
Il manager ha concluso dicendo che i dipendenti sono aumentati del 20% a oltre 250 operatori, e che tutto il complesso è molto attento alla sostenibilità: “Riscaldiamo e raffreddiamo con la biomassa e utilizziamo il nostro acquedotto per il riciclo dell’acqua d’uso, in modo da non usare acqua potabile per innaffiare giardini e campi da golf”.
L’ospitalità diffusa del borgo comprende 120 stanze nell’edificio principale, 31 camere nella tabacchiera (costruzione dei primi del ‘900 dove venivano essicate le foglie di tabacco), tre ville e una decina di appartamenti.