Nel 2021, tra le varie attività economiche in Italia, le imprese turistiche hanno avuto prestazioni mediamente migliori dalle vendite sul proprio sito web rispetto alla media delle altre imprese. Queste ultime infatti hanno raggiunto un range di fatturato tramite il sito di proprietà compreso tra il 5% e il 15% del totale. Nel settore turistico invece si è toccato il 35 per cento. Per quest’ultimo comparto, che comprende le imprese della filiera turistica da monte a valle (tour operator, agenzie di viaggio, alberghi, ristorazione, trasporti, guide museali, servizi turistici ecc) l’incremento di vendite tramite sito web è stato di 10,9 punti percentuali nel 2021 (da 24,1% a 35%).
Sono alcuni dei dati del report ‘Le rotte digitali del turismo’ realizzato dall’Osservatorio sulla Digitalizzazione di Mexedia, tech company quotata in Francia sul listino Euronext Growth Paris e diventata da maggio società benefit.
Il CEO di Mexedia Orlando Taddeo ha dichiarato durante la presentazione della ricerca che il digitale avrà un ruolo cruciale per le aziende della filiera turistica dato che producono il 7% del Pil e occupano circa il 6% dei lavoratori italiani. Considerando anche gli effetti indiretti, ovvero quelli generati negli altri comparti produttivi, come ad esempio il contributo dei consumi degli operatori del settore turistico, il suo peso sale al 13% in termini di Pil e al 14% in termini di occupazione.
“L’emergenza sanitaria legata alla pandemia – ha spiegato Taddeo – ha spinto gli investimenti in digitalizzazione da parte delle imprese turistiche. Ne è derivata, secondo l’Istat, una forte crescita delle comunicazioni con i clienti tramite il sito web aziendale (la quota di imprese che lo utilizzano è passata dal 45,3% pre-Covid al 50,8%) e i canali social (dal 45% al 54,7%)”.
Il primo canale digitale di vendita si conferma la comunicazione diretta tramite email, Facebook o altri social, utilizzata dal 30,4% delle imprese (il 22% la utilizzava già prima della pandemia). Significativa anche la crescita, che emerge dai dati dell’Istat, delle vendite tramite siti web, del cashless e dell’uso di piattaforme digitali.
“Il turismo – continua Taddeo – svolge un ruolo centrale in Italia. Ha un peso determinante nell’economia italiana, non solo in termini di valore aggiunto ma anche per il forte impatto occupazionale, per le connessioni con gli altri settori produttivi e per il legame con le economie locali. Inoltre, i flussi turistici alimentano gli scambi con l’estero, in termini di beni, servizi e investimenti diretti. L’insieme dei settori che sono toccati dalla domanda turistica genera circa 210 miliardi di euro di valore aggiunto e sono circa un milione le imprese che vi operano, con una netta prevalenza di unità di piccole dimensioni da quanto emerge dai dati del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’Istat”.
Anche in termini occupazionali, l’impatto generato dal settore turistico produce un effetto significativo nei settori indirettamente collegati al comparto stesso. Secondo alcune stime del Centro Studi di Confindustria nel Rapporto Scenari Economici di aprile 2021, per ogni quattro posti aggiuntivi creati nel settore del turismo se ne genera uno in più nell’industria.
L’Italia, come sottolineato nel report, è il primo Paese al mondo – insieme alla Cina – per numero di siti classificati dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale mondiale (55), davanti a Spagna (48), Germania (46) e Francia (45). Il Belpaese, inoltre, si caratterizza per una diffusione territoriale dell’offerta museale maggiore rispetto alla gran parte degli altri Stati europei: nella Penisola sono presenti 1,7 siti ogni 100 kmq ed oltre il 30% delle città è dotato di almeno un museo o un’istituzione similare.
“Nelle statistiche internazionali sulla competitività prodotte dalla World Bank – continua Taddeo – l’Italia si posiziona all’8° posto (su 136 Paesi) nel ranking mondiale sulla competitività nel settore del turismo. A fronte di alcune posizioni di vertice in alcune voci (risorse culturali e risorse naturali), l’Italia mostra segnali di bassa competitività in altre che dipendono direttamente dalle politiche per il settore: sulle infrastrutture di trasporto, un fattore cruciale per il successo di una destinazione turistica, l’Italia occupa il 22° posto; nell’attività di governo del turismo e di promozione dell’immagine del nostro Paese nel mondo è al 75° posto; nella spesa pubblica per il settore turistico si posiziona a metà classifica (61°).