È l’unico 5 stelle in quell’area ligure che comprende le Cinque Terre e la cosiddetta ‘Sesta Terra’, ovvero Portovenere: probabilmente anche per questo motivo il Grand Hotel Portovenere sta macinando risultati molto positivi, nonostante caro-bollette, inflazione, e aumenti sperticati di tutte le forniture. Le ragioni sono molteplici e Pambianco Hotellerie ha intervistato il general manager Antonio Polesel per analizzare le strategie messe in atto dal boutique hotel in provincia di La Spezia, nato nel 2014, di proprietà del gruppo immobiliare milanese Filcasa della famiglia Paletti.
“Tra giugno e ottobre – racconta Polesel – abbiamo avuto un aumento del fatturato del 25% rispetto allo stesso periodo del 2019 e, facendo una proiezione su tutto l’anno, stimiamo di chiudere il 2022 a 5 milioni di euro, cioè con un incremento del 20% sul periodo pre-Covid”. Considerando che quest’anno il tasso di occupazione di Grand Hotel Portovenere è stato uguale a quello del 2019, ovvero del 90% nel picco della stagione e dell’82% negli otto mesi di apertura (da marzo a ottobre), le ragioni della crescita sono da cercare altrove.
Uno dei motivi è legato all’aumento delle tariffe che però non ha compensato l’incremento dei costi, trattandosi di un aumento del 15%-20% dell’Adr, che si aggira su 500 euro. Più significativo, il cambiamento della tipologia di clientela internazionale, che sta diventando più high spending rispetto a quella che arrivava nel periodo pre-pandemia. “È in atto un forte upgrading della domanda – racconta Polesel – che non si accontenta più dell’accomodation e di un buon ristorante, ma chiede in anticipo l’organizzazione di viaggi, escursioni ed esperienze legate al territorio. Diventa infatti cruciale il ruolo del concierge, che propone attività come gite in barca, visite alle cave di marmo a Carrara o esperienze nelle cantine vinicole. Sale il livello dei clienti che arrivano in Italia a cercare esperienze di lusso, sono più altospendenti e per noi aumentano i ricavi”.
Il GM specifica che la clientela del 5 stelle è per il 90% internazionale e soprattutto statunitense, ma anche proveniente dal sud America, Canada, Australia, Sudafrica: “Va detto che le Cinque Terre si sono aperte recentemente al turismo internazionale, che viaggia attraverso tour tailor made ‘costruiti ad hoc’ da agenzie per esplorare l’Europa, e nelle varie mete, da poco includono anche le Cinque Terre e l’area limitrofa come Portovenere e il Golfo dei Poeti”.
Un altro motivo che ha permesso all’hotel di crescere è stata una buona pianificazione: “Ci aspettavamo ormai da tempo – continua Polesel – questa accelerazione dei costi. Non ci siamo trovati impreparati. Abbiamo razionalizzato tutte le voci di spesa, anche se indubbiamente, a chiusura bilancio, i margini saranno più assottigliati”. L’ottimismo del manager è anche legato a progetti di espansione e di ampliamento della ricettività che dovrebbero avvenire a breve. L’idea della proprietà infatti è quella di acquisire un altro edificio che permetterà di aumentare le camere (che attualmente sono 49) e di consentire altre esperienze.
L’area bar e la ristorazione del Grand Hotel Portovenere si avvalgono di collaborazioni sia con brand legati al territorio sia con marchi internazionali, come ad esempio la recente partnership con lo champagne Comte de Montaigne.