Il 2023, primo anno del dopo pandemia, si è chiuso con una crescita del 12% delle presenze negli alberghi italiani rispetto all’anno precedente, valori più contenuti rispetto ai primi mesi post-Covid in cui la reazione alla lunga limitazione di viaggi e spostamenti era stata ‘esplosiva’. Sono i dati forniti da Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
La società di analisi Str ha invece rilevato che la media europea si è fermata a +8 per cento.
Nella Penisola, il dato più rilevante è quello di Firenze con +14% di presenze, seguita da Milano e Roma che hanno ottenuto rispettivamente +13% e +10%, mentre Oltralpe le percentuali si riducono, con Parigi che ha segnato +4% e Londra +9 per cento.
In termini di valori assoluti, la stima di Assoturismo Confesercenti per il 2023 è di 445,3 milioni di presenze nelle strutture ricettive in Italia, in aumento dell’8,1% rispetto allo scorso anno e, per la prima volta, superiore al periodo antecedente la pandemia. Ma è una ripresa a velocità differenziate: nel meridione e nelle isole, infatti, l’incremento delle presenze dovrebbe fermarsi a +4,4 per cento. Un ritmo di crescita sostanzialmente dimezzato rispetto alla media nazionale.
A pesare sulle performance dell’Italia meridionale nell’anno appena trascorso – oltre ai soliti problemi infrastrutturali – il rallentamento della spesa dei turisti italiani, che è stata la vera componente in frenata. Ha pesato, però, anche la ripartenza di alcune importanti mete balneari estere competitor nella zona mediterranea, a partire dall’Egitto. Una combinazione che ha frenato la crescita del mercato turistico di queste regioni, dove la componente interna e il turismo balneare danno un contributo fondamentale alla domanda.
“In questa fase, la crescita delle presenze è essenziale per il comparto – ha dichiarato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, alla Bit di Milano -. I bilanci delle imprese sono ancora sotto pressione per gli aumenti dei costi: quelli dell’energia sono ancora più alti dei livelli del 2019, e l’incremento dei tassi di interesse ha avuto un impatto rilevante su un sistema uscito indebitato dal Covid. Sarebbe quindi importante valorizzare le potenzialità di crescita del turismo delle regioni meridionali, che avrebbero un effetto positivo su tutto il sistema economico territoriale: se la performance del mezzogiorno fosse stata in linea con quella nazionale, avremmo avuto 2,9 milioni di presenze e oltre 400 milioni di consumi turistici in più”.
Considerando invece sia le strutture ricettive sia le abitazioni private, uno studio commissionato da Enit-Unioncamere a Isnart stima che nel 2023 si siano registrate in Italia 851 milioni di presenze, che hanno generato un impatto economico sui territori di oltre 84 miliardi di euro. Rispetto al 2022, si registra un aumento del 2,7% di flussi che però ancora non eguaglia i risultati del 2019, anno record del settore.
Lo studio registra anche un andamento positivo della domanda internazionale (+10% sul 2019 e +7% sul 2022). Gli stranieri spendono in media sui territori 68 euro al giorno a persona, più degli italiani, che si attestano intorno ai 62 euro, facendo registrare un saldo positivo di quasi il 3% nei consumi turistici complessivi, rispetto al dato 2022. In crescita, oltre le spese per l’alloggio (+33%), anche quelle per il settore dell’abbigliamento e del manifatturiero (+13%).