Sono il 2,4% – pari a poco più di 19mila – le case che sono messe a reddito con finalità di affitti brevi all’interno del comune di Milano (secondo gli annunci online al giugno 2024). Lo racconta il recente report rilasciato da Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi che racchiude circa 500 operatori del settore. Il giro d’affari legato a questi appartamenti utilizzati per affitto a breve termine nel capoluogo meneghino, è stato quindi pari, negli ultimi dodici mesi, a 473 milioni di euro, considerando il valore del volume delle prenotazioni. Introiti ai quali poi si aggiungono quelli dell’indotto che i turisti ospitati in queste case portano in città: sempre secondo Aigab si può stimare in circa 1,89 miliardi di euro; dei quali 474 milioni spesi per trasporti, 570 milioni per food e ristorazione, 167 milioni in cultura, 513 milioni in shopping e 56 milioni presso agenzie di viaggio.
Città che ha avuto negli ultimi anni una crescita esponenziale quanto ad arrivi turistici internazionali, Milano ospita oggi in totale circa 810mila abitazioni di ogni tipologia (dati Istat): ma nel 2,4% di quelle messe a reddito tramite lo strumento degli affitti brevi, l’80% è costituito da monolocali o da soluzioni abitative con una sola camera da letto quindi difficilmente utilizzabili da una famiglia o comunque per affitti a lungo termine attraverso la formula tradizionale del 4+4 (con la quale oggi in città sono affittate circa 183mila case, pari al 22,6% del totale). Inoltre, aggiunge lo studio, i proprietari effettuano sullo stesso portafoglio di case per affitti brevi anche contratti transitori per periodi da 1 a 18 mesi per un valore delle locazioni stimato in circa 94 milioni. Le motivazioni per il ricorso a questa tipologia di contratti sono varie (cure mediche, trasloco, separazione tra coniugi, studio, trasferimento temporaneo in città) e rendono ancora più efficiente l’utilizzo di immobili in unione al mercato del breve.