I numeri della Golden Week che si è da poco conclusa parlano di un grande ritorno dei turisti cinesi verso destinazioni europee. Questo periodo di festa nazionale, iniziato il 1° ottobre, è tra le più importanti opportunità di viaggio per i cittadini della Repubblica Popolare, grazie ai dieci giorni di vacanza concessi con due giorni di ferie extra. Stimolati dal calo delle tariffe aeree, centinaia di milioni di cinesi si sono messi in viaggio sia all’interno del Paese che anche, e soprattutto, verso l’estero. Secondo le stime di Goldman Sachs Equity Research, se da un lato il volume dei viaggi interni è cresciuto di un “non entusiasmante 5-6%” rispetto allo stesso periodo del 2023, dall’altro per i viaggi outbound l’incremento è stato nell’ordine del 60%, cioè quasi il 95% dei livelli del 2019. Concordano i dati condivisi dal Ministero della Cultura e del Turismo cinese, che parlano di 765 milioni di viaggi all’interno del Paese, con un aumento del 5,9% su base annua e un incremento della spesa turistica nazionale del 6,3 per cento.
A evidenziare un aumento generalizzato dei viaggi al di fuori della Cina è anche Fliggy. Secondo l’unità travel di Alibaba, sono sempre di più i cinesi anche delle città più piccole che scelgono di viaggiare all’estero, con le prenotazioni da quelle di terzo livello e inferiori che sono cresciute di 2,5 volte sul 2023 e quelle dalle città di secondo livello del 76 per cento. Seppure in molti tra i turisti diretti all’estero abbiano preferito le mete tradizionali dell’Asia-Pacifico — dal Giappone a Hong Kong e Corea del Sud, fino a Thailandia, Vietnam, Singapore e Australia — la crescita più rapida delle prenotazioni riguarda i viaggi fuori dalla regione, con l’Europa in testa. In una classifica dominata da Belgio, Paesi nordici e balcanici, grande assente risulta però l’Italia. Nonostante un’analisi di Global Blue e Retex China riporti che il nostro Paese sia il terzo più popolare tra i cinesi per buzz generato in rete e tra le mete europee più visitate nel primo trimestre dell’anno, i dati relativi alla Golden Week mettono in luce un’evoluzione delle preferenze di viaggio da cui l’Italia esce tagliata fuori.
A fornire il quadro d’insieme sono appunto Fliggy, ma anche Qunar e Trip.com, tra le più grandi agenzie turistiche online in Cina. Le loro analisi dicono che i viaggi in Europa sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2023 con Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca tra le mete più gettonate. In Europa, quasi un viaggiatore su tre ha scelto itinerari multi-destinazione, sfruttando al massimo il viaggio per esplorare più città e Paesi, mentre l’80% delle prenotazioni in Asia-Pacifico ha riguardato un’unica meta. Inoltre, se quest’anno la prenotazione media per la Golden Week è stata di sette giorni, per i viaggiatori diretti in Europa si riporta una permanenza fino a due volte superiore. Se poi la maggior parte dei cinesi ha scelto sistemazioni di livello medio, la crescita delle prenotazioni negli hotel a cinque stelle in Europa è stata di quasi tre volte superiore a quella in Apac. Infine, un fattore rilevante nella ripresa dei viaggi dei cinesi è dato dall’aumento delle richieste di visto, che sono state presentate con largo anticipo rispetto agli anni passati. Secondo alcuni dati, i turisti hanno richiesto il lasciapassare circa 70 giorni prima della partenza, evidenziando una pianificazione più accurata degli itinerari a lungo raggio assieme a una rinnovata fiducia nei viaggi.
E proprio su questo tema si gioca la partita che rischia di penalizzare l’Italia di fronte al ritorno dei turisti cinesi sul mercato globale. Una ripresa importante, sebbene non ancora tornata ai livelli pre-pandemici, con le compagnie aeree che hanno assegnato circa 1,6 milioni di posti sui voli internazionali durante la Golden Week. Un dato che, pur essendo ancora inferiore del 20% rispetto al 2019, mostra però una chiara inversione di tendenza. Se l’Italia non ha ancora dimostrato di saper intercettare questa nuova impennata del turismo cinese, parte del problema risiede nelle difficoltà d’ingresso rispetto ad altri Stati, i quali hanno accordi uni o bilaterali sul visto e vengono quindi preferiti.
“Il nostro Paese intercetta solo tre su dieci viaggiatori internazionali d’élite e l’80% dei cinesi milionari non è mai stato in Italia”, spiega a Pambianco Hotellerie Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, mettendo in luce un ulteriore aspetto della questione, cioè quello legato alla capacità di spesa dei viaggiatori. Del resto, il ritorno dei turisti cinesi su scala internazionale rappresenta un elemento cruciale per l’industria turistica, dato che nel pre-Covid erano tra quelli che spendevano di più al mondo. Nel 2019 si contavano infatti 170 milioni di cinesi all’estero, con una spesa turistica complessiva di oltre 200 miliardi di euro, pari al 14% della spesa globale del settore.
Anche se i numeri di oggi sono ancora lontani da un completo recovery, questa Golden Week ha sicuramente rappresentato un punto di svolta per il turismo internazionale, con un ritorno robusto dei viaggiatori cinesi verso mete a lungo raggio e una crescente domanda di esperienze di alta qualità. L’Italia dovrebbe cavalcare l’opportunità per consolidare la propria ripresa post-pandemia, prestando maggiore attenzione alle modalità e ai trend di viaggio che caratterizzano il turismo cinese oggi. Sempre Lunelli: “Per attrarre i turisti di fascia alta, dobbiamo creare le condizioni sistemiche per un riposizionamento verso l’alto dell’offerta turistica, attraverso un piano strategico di sviluppo basato su alcuni elementi chiave”. Tra questi, secondo il presidente della Fondazione Altagamma, ci sono “la diffusione di hotel di eccellenza e residenze iconiche, la diversificazione e personalizzazione dell’offerta turistica, una mobilità innovativa ed esclusiva, la destagionalizzazione del turismo attraverso eventi lungo tutto l’anno in territori dal potenziale ancora inespresso e una riqualificazione di mete di interesse primario come Firenze, Roma o Venezia, oggi penalizzate dall’overtourism”.