“Noi imprenditori di montagna siamo pronti a metterci in gioco, consapevoli della responsabilità che abbiamo come ‘motori’ della filiera e dell’importante quota di Pil rappresentata dal turismo invernale”. Potrebbero sembrare parole di circostanza quelle pronunciate all’Assemblea annuale Anef dalla presidente Valeria Ghezzi, eppure in questo caso sono i numeri a certificare l’impatto che gli impianti di risalita possono avere sull’economia dei territori.
L’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, cui fa capo il 90% delle aziende funiviarie italiane tra Alpi e Appennini, ha infatti commissionato a PwC Italia una ricerca centrata proprio sull’impatto socio-economico e fiscale generato dalla spesa turistica dei fruitori degli impianti di risalita. Il monitoraggio ha valutato su un’intera annualità (stagione estiva 2023, stagione invernale 2022/23 o 2023/24 in funzione della disponibilità dei dati) una stima della spesa turistica generata a livello locale in base alle presenze totali in tre aree regionali: Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino. “Le analisi che abbiamo effettuato – sintetizza Cristian Celoria, partner PwC Italia – hanno mostrato che a livello locale è stato generato un valore aggiunto che varia tra 384 milioni a 1,03 miliardi di euro a seconda della regione considerata, con un beneficio prima di tutto per i settori dell’alloggio e ristorazione, trasporto e magazzinaggio, commercio al dettaglio e all’ingrosso e l’immobiliare”.
Nel corso di un intero anno, nelle tre regioni (che rappresentano 78 società di gestione e 689 impianti) sono stati registrati dai 3,53 ai 9,51 milioni di primi ingressi – dai 2,9 ai 7,7 milioni riconducibili alla stagione invernale e da 0,4 a 1,8 milioni alla stagione estiva – e si è ottenuta una spesa media giornaliera pro-capite che va da 118 a 127 euro per le prime tre categorie di spesa a valore: ristorazione, alloggio e sport.
L’impatto economico generato dal turismo montano produce un rilevante gettito fiscale in termini di Irpef (da 28 a 72,5 milioni), Iva (da 13,9 a 29,3 milioni) ma anche Ires (da 7,8 a 19,8 milioni), Irap (da 5,4 a 6,6 milioni), addizionali regionali e comunali, fino all’imposta di soggiorno (da 2,1 a 7,9 milioni).
Forti di questi numeri, gli impiantisti di Anef rivendicano il proprio ruolo positivo per la montagna, che “va tutelata e ha bisogno dell’uomo” sottolinea Ghezzi. Il sistema funiviario “crea valore per noi, per il nostro territorio, per l’ambiente, per le nostre comunità, per le persone e per le aziende – aggiunge la presidente – Chi vorrebbe fermare lo sci rischia di causare un danno enorme; non possiamo lasciare che questo accada perché quando ci renderemo conto del danno sarà troppo tardi”. Un passaggio che ha incassato il plauso del ministro Daniela Santanché.
La riflessione sul valore del segmento sci e del sistema funiviario si compie mentre si avvicina l’appuntamento con le Olimpiadi Milano Cortina 2026. “Gli occhi del mondo saranno puntati sulla montagna italiana – rimarca Ghezzi – un’occasione unica per mostrare al mondo chi siamo, cosa facciamo, quanta cura e rispetto abbiamo per il nostro territorio e le nostre comunità. E questo non solo nei siti olimpici. Sul territorio saremo noi, cari impiantisti e cari associati, a metterci la faccia. Il comparto, in tutta Italia, sta investendo molto, con una vitalità e un entusiasmo davvero significativi. Ammodernamenti, rinnovamenti, tecnologia e innovazione che hanno un impatto importante su sicurezza, sostenibilità e destagionalizzazione.”
L’Italia è il terzo Paese europeo per fatturato e giornate sci e il quinto al mondo, con 1,3 miliardi di euro di fatturato diretto e circa 8 miliardi di indotto.