È un momento effervescente per l’hospitality milanese, mercato che, secondo i dati della società di consulenza immobiliare Cbre, ha raggiunto nel 2019 quota 258 milioni. Considerato un prodotto carente nel centro città dal mondo degli investitori immobiliari (e non solo per le Olimpiadi invernali del 2026), continua ad attirare l’interesse di società italiane e straniere che si lanciano in nuove aperture, ristrutturazioni e passaggi di proprietà.
L’elevata redditività dell’investimento agisce da ‘booster’: a Milano, infatti, più che in altre città italiane, comprare, affittare, gestire, ristrutturare e costruire alberghi conviene. Una camera d’albergo rende ormai come un bilocale e per questo il segmento hotel viene considerato un asset interessante dagli investitori internazionali. E se è vero che in Italia ci sono più alberghi che in tutta Europa, molti sono piccoli, antiquati e a conduzione famigliare, mentre le strutture che hanno i numeri passano di mano a gruppi internazionali in mancanza di catene italiane.
Torna Cipriani all’interno dello storico Palazzo Bernasconi tra corso Venezia e via Palestro con ristoranti, bar, centro benessere, club e boutique hotel. A guidare la neonata divisione milanese è Massimiliano Ferruzzi, figlio di Arturo, il fratello di Idina Ferruzzi, moglie di Raul Gardini, la cui figlia, Eleonora, è stata sposata con Giuseppe Cipriani, figlio di Arrigo, da poco tornato al controllo del gruppo internazionale dopo anni difficili e aver liquidato con circa 40 milioni le sorelle Carmela e Giovanna e il fondo Blue Skye.
Anche i giganti del settore stanno dimostrando concretamente il loro interesse. Il leader mondiale, l’americano Marriott, già presente a Milano con molti hotel, annuncia due aperture: il «W» al posto del Boscolo in corso Matteotti e l’«Edition» in corso di Porta Romana, un nuovo marchio molto ricercato della catena internazionale. La Torre Galfa, di proprietà di Unipol, sta diventando per 14 piani un Innside della spagnola Melià, interessata anche a piazza Cordusio. Sempre Unipol apre in via Rosales il «Milano verticale», tramite il Gruppo Una, raro esempio di catena italiana con Starhotels. Radisson intanto lavora a due nuovi cinque stelle, il primo nella sede del Touring club in corso Italia, e il secondo in via Santa Sofia. E Hyatt ha da poco acquisito il «La gare» in via Pirelli vicino alla Stazione Centrale.
La più originale delle operazioni però è «Portrait Milano» nel Seminario Borromeo in corso Venezia, che Ferragamo vuole far diventare un albergo, un ristorante, un caffè e una galleria commerciale aperti alla città.
Infatti, l’ultima tendenza del settore è rendere questi spazi fruibili non solo a chi vi pernotta, ma a chi mangia, beve, compra, cerca una spa, una sala convegni o un ufficio per lavorare. E Milano si conferma città di esperimenti con «Altido», smart boutique aparthotel in Galleria, e con «Ostelzzz» in Porta Venezia, il capsule hotel in stile giapponese.
Ancora in Galleria gli svedesi di Vik hotel hanno rivisto il «Townhouse», acquistato da Alessandro Rosso per 18 milioni, mentre si attende la partenza dei lavori del club «Soho house» di fronte all’Accademia di Brera. L’inglese Rocco Forte valuta di sbarcare in città con la sua catena elegante e la thailandese-spagnola Nh di aumentare la sua già nutrita presenza, dopo aver ristrutturato Palazzo Moscova in Porta Nuova.