“La situazione è veramente drammatica”, esordisce così Fabio Primerano, presidente coordinatore regionale FederAlberghi Lombardia e consigliere regionale ConfCommercio Lombardia, con Delega al Turismo, definendo lo stato “oggettivo” in cui verte il settore alberghiero a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Primerano vuole fare chiarezza sulle informazioni, spesso concitate e confuse, pubblicate dalla stampa negli ultimi giorni. “Gli alberghi, nelle ultime settimane, hanno avuto cancellazioni fino a picchi del 90% – spiega -. Milano, nello specifico, registra un’occupazione media del 5%, nella migliore delle situazioni del 10 per cento. Il che significa che un albergo da cento camere ha oggi tra le 5 e le 10 camere occupate, mentre l’anno scorso nello stesso periodo l’occupazione superava l’80 per cento”.
Si delinea, dunque, un quadro critico per l’intero settore, compreso l’indotto, che risente di una crisi di liquidità improvvisa, di fronte alla quale gli albergatori sono rimasti soli. “Il problema – prosegue Primerano – risiede nelle cancellazioni delle prenotazioni che, arrivando tutte insieme, non hanno lasciato nemmeno il tempo di reagire”. Cancellazioni che non riguardano solo le attuali settimane, ma si spingono fino al mese di maggio compreso.
Ciò che allarma maggiormente FederAlberghi, però, è che non stanno arrivando nuove prenotazioni. “Per i prossimi mesi di marzo, aprile e maggio la situazione per gli albergatori sarà drammatica – prevede Primerano -. Molti di loro non ce la faranno perché le realtà alberghiere italiane sono legate a strutture a conduzione famigliare, non a colossi internazionali dalle spalle larghe in grado di far fronte a una crisi di liquidità del genere. Questi ultimi rappresentano solo il 10-15% del totale. La maggior parte, invece, è composta da piccole e medie imprese che non reggeranno l’urto e si vedranno obbligate a chiudere le strutture, danneggiando di conseguenza il vero valore aggiunto del settore: il personale”. Il rischio, infatti, è che le strutture non siano più in grado di pagare gli stipendi al personale, ma anche di garantire i servizi della filiera dell’hospitality, ovvero l’housekeeping, la lavanderia e il catering.
“Sono venuti a mancare, in modo improvviso, i clienti sia del mondo professionale sia del mondo leisure – spiega Primerano -. Servono immediate azioni a protezione come la sospensione dei mutui da parte della banche, per sollevare le imprese alberghiere dai costi fissi, tra i quali vanno considerati, appunto, anche gli stipendi ai dipendenti e i pagamenti ai fornitori”.
A Milano, a oggi, secondo le stime di FederAlberghi, sono circa 25mila-30mila le camere in meno prenotate al giorno, applicando una tariffa media di 120-130 euro al giorno si calcola che le perdite giornaliere raggiungano i 3 milioni di euro. Solo di servizi camera e senza parlare dell’indotto. “La ricaduta è devastante – aggiunge Primerano -. Lo slittamento del Salone del Mobile, in aggiunta, ha provocato un enorme danno al settore alberghiero milanese che si è visto obbligato a rimborsare le prenotazioni di tasca propria, nonostante si trattasse di cause di forza maggiore. Non ci sono entrate e sono in corso i rimborsi di prenotazioni precedenti, ma, nemmeno in questi casi, lo Stato prevede interventi a supporto degli albergatori, né esiste per il comparto la cassa integrazione”.
A complicare la situazione, sottolinea il presidente di FederAlberghi Lombardia, il momento scelto per comunicare lo slittamento delle date del Salone a giugno: la tarda serata, quando la maggior parte degli uffici prenotazione e delle strutture alberghiere sono chiusi. “Appena annunciate le nuove date – denuncia Primerano – c’è stata un’incetta di camere a prezzi normali che sicuramente verranno rivendute a prezzi rialzati. Si tratta di prenotazioni ‘in blocco’ effettuate da intermediari internazionali, come le agenzie turistiche, che poi le usano per creare i loro pacchetti viaggio. Noi chiediamo che quelle prenotazioni siano rese nulle perché si tratta di una strumentalizzazione della situazione”. FederAlberghi assicura, dal canto suo, di fare tutto il possibile per “garantire al Salone del Mobile il successo che si merita, ma il problema vero è che molte realtà non arriveranno fino a giugno perché, nell’alberghiero, una prenotazione persa, è persa per sempre. Non è possibile, come in un’industria, cambiare il tenore produttivo riducendolo o incrementandolo a seconda della necessità”.
Ampliando lo sguardo all’intera regione Lombardia si conferma la drammaticità della situazione: laddove ora è alta stagione (ad esempio Livigno o nelle località prescelte dalle gite scolastiche e che quindi accolgono grandi gruppi) le strutture alberghiere stanno valutando la chiusura anticipata di due mesi, così come gli hotel che guadagnano sulla stagione estiva (nelle località lacustri ad esempio) stanno pensando di posticipare l’apertura di due mesi o di non aprire affatto. Perché i costi supererebbero i guadagni.
“Non facciamo ammalare le persone – chiede al Governo Primerano -, ma non facciamo nemmeno ammalare o peggio morire le imprese”.
di Paola Cassola