Con la Fase 2, tutti gli alberghi lombardi, precedentemente chiusi da ordinanza regionale eccetto coloro che ospitavano medici o addetti ai trasporti, avrebbero potuto riaprire. Ma i clienti mancano a seguito del blocco del trasporto aereo e degli spostamenti interregionali, motivo per cui le strutture hanno preferito continuare a tenere chiuso.
Tenere aperto per pochi clienti non conviene a livello economico, ma le motivazioni di questa scelta sono molteplici: “Non si tratta solo di un problema di costo, sebbene dopo due mesi di lockdown nell’area lombarda l’hotellerie abbia registrato pesanti perdite considerando che il 70% delle entrate proviene da clienti internazionali, che corrisponde al 50% per numero di presenze – afferma Fabio Primerano, Presidente Coordinatore Regionale Federalberghi Lombardia e Consigliere nel Consiglio Regionale Confcommercio Lombardia, con Delega al Turismo per tutta la Lombardia -. Urge l’approvazione di un protocollo di sicurezza per la riapertura. Ad oggi il protocollo sanitario prevede la responsabilità oltreché civile anche penale del datore di lavoro, e non è pensabile riaprire senza la tranquillità di dipendenti e proprietari. Non è chiaro come ci si debba comportare nel caso in cui un cliente dell’albergo si scopra essere positivo al Covid-19. Ci sono troppi rischi”.
Primerano evidenzia la contraddizione insita nella possibilità di aprire gli alberghi in una situazione di divieto della circolazione intra-regionale e intra-nazionale: “È palese che gli abitanti di Milano non soggiornino in albergo a Milano”, chiosa Primerano sottolineando con amarezza come il settore alberghiero sia stato tra i primi a chiudere e sarà l’ultimo che riuscirà a riprendersi.
Ad oggi, secondo una stima iniziale di FederAlberghi, l’indotto del settore turistico-alberghiero in Lombardia ha perso circa 3 miliardi di euro di fatturato. Il protocollo, prevede Primerano, aumenterà i costi per le strutture, ma si tratterà di investimenti necessari per la ripartenza. “Al momento la situazione è critica anche per i dipendenti – spiega – in cassa integrazione, se non addirittura a rischio licenziamento. La situazione non può continuare così e gli albergatori non vogliono perdere il personale sul quale hanno investito anche in termini di formazione”. Un altro aspetto urgente, infatti, è il pagamento della cassa integrazione, al momento anticipata “di tasca propria” da molti imprenditori per aiutare i propri dipendenti a fronteggiare il periodo di crisi.
Una volta approvato il protocollo e riavviate le attività si presenterà un ulteriore ostacolo: convincere i turisti internazionali del fatto che l’Italia sia un Paese sicuro e invogliarli a venire. “Bisogna comunicare a livello istituzionale, con campagne di marketing e pubblicità, la capacità di gestione dell’emergenza sanitaria in Italia e in Lombardia – prosegue Primerano – individuando e applicando un protocollo che sia esemplificativo delle nostre competenze e della nostra capacità di intervenire prontamente in caso di criticità sanitarie. E noi come Federalberghi ne abbiamo proposto uno, molto dettagliato, contenente specifiche su procedure e strumentazioni necessarie, ora al vaglio del Governo, per il quale sollecitiamo un riscontro al più presto”. Il protocollo, firmato da Confcommercio, Confindustria e Confesercenti prevede, per fare alcuni esempi, procedure di sanificazione delle aree comuni e delle stanze, la compartimentazione degli ascensori, distinguendo quelli destinati al personale da quelli per i clienti, e l’accesso consentito ad una persona alla volta. Per quanto riguarda le sale ristorante: l’eliminazione del buffet, la preparazione dei pasti con kit monouso e il distanziamento dei tavoli. Inoltre, prima di accedere alla struttura sarà obbligatoria la rilevazione della temperatura e il personale sarà formato per gestire casi di positività dei clienti al virus.
Per adeguare gli alberghi alle nuove esigenze, secondo Primerano, sarebbe auspicabile da parte del Governo la concessione di aiuti economici a fondo perduto. “Nei prossimi mesi gli albergatori vedranno pochi turisti – conclude -, anche italiani, a causa della ridotta capacità di spesa seguita alla chiusura delle aziende, alle cassa integrazioni e ai licenziamenti”.
Le parole chiave, dunque, per la reale ripartenza del settore turistico e alberghiero saranno, ‘sicurezza’ e ‘fiducia’.
di Paola Cassola