Il turismo straniero è quasi inesistente, ma gli hotel milanesi stanno lentamente ripartendo. Circa il 30% delle strutture, secondo le stime di Confcommercio-Federalberghi (Milano, Monza, Brianza, Lodi), è già in attività, con un’offerta che si aggira attorno al 15% della potenzialità complessiva perché gli alberghi che hanno riaperto operano ancora in maniera parziale, con un numero ridotto di camere. L’obiettivo è di riprendere quota da settembre/ottobre, quando torneranno i primi eventi e alcune manifestazioni fieristiche. Al momento, l’occupazione dipende da una clientela di tipo business.
“Parliamo di piccoli imprenditori che vogliono riprendere il contatto con i loro committenti o che stanno recuperando il tempo perduto durante il lockdown. La parte leisure sostanzialmente è assente”, racconta a Business of Milan Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, Monza, Brianza e Lodi), il quale non prevede grossi cambiamenti per questo mese né per agosto. Guardando all’autunno, le impressioni dell’associazione di categoria sono in chiaroscuro. “Avremo le fiere riprogrammate, ma credo che gli espositori saranno meno del 50% rispetto al solito e l’indotto soffrirà di conseguenza”, precisa Naro. Inoltre, dice il numero uno di Apam, diverse aziende hanno vietato le trasferte ai loro dipendenti fino a dicembre. “Speriamo che tornino sui propri passi”, conclude.
Che la ripartenza dovesse essere complicata non è una sorpresa. Tuttavia, secondo il direttore generale di Duetorrihotels, Franco Vanetti, la situazione milanese è migliore rispetto ad altre città. La catena diretta da Vanetti è presente su diverse piazze (Genova, Milano, Verona, Bologna, Firenze) e le performance di Milano sono le migliori. “Milano è la città che offre più segnali di vivacità, probabilmente perché l’attività corporate deve muoversi prima dell’ambito leisure. Anche Genova sta riprendendo quota, come mix tra leisure e corporate. Contiamo che le altre strutture si possano accodare”, dichiara.
Intanto stanno riaprendo alcuni mostri sacri dell’hotellerie milanese. È il caso di Armani Hotel Milano, che ha scelto la data del primo luglio per dare il via alle attività della sua location in via Manzoni 31. Lo stesso giorno, è stata anche la volta del Four Seasons di via Gesù. All’interno del gruppo Starhotels, il 29 giugno ha riaperto le porte l’E.c.ho in zona stazione centrale, mentre il Rosa Grand Milano (Starhotels Collezione) non si è mai fermato, neanche a marzo e aprile, rappresentando così una delle poche eccezioni nel panorama alberghiero milanese. Mauro Polmonari, general manager della centralissima struttura (situata in piazza Fontana), racconta che nel pieno dell’emergenza i clienti erano solo “cariche politiche e sanitarie legate all’emergenza”, mentre poi il bacino di utenza si è allargato, accogliendo giornalisti e i primi imprenditori che venivano e vengono a Milano per pianificare la ripartenza delle rispettive aziende. “A partire dal 3 giugno – afferma Polmonari – abbiamo registrato un sensibile incremento di presenze, supportato da un trend di crescita settimana su settimana, numeri molto lontani da quelli a cui la struttura era abituata”.
Previsioni? È difficile farne, perché tutti gli hotel affermano che le prenotazioni avvengono last minute, con un massimo di tre giorni di anticipo rispetto all’arrivo nelle strutture. “Ipotizzando una chiusura dell’Europa a Stati Uniti e Cina, il nostro mercato di riferimento sarà quello interno italiano e i turisti europei che possono raggiungere l’Italia in auto e che, come successo in questi ultimi anni, useranno Milano come tappa intermedia del loro viaggio”, conclude il general manager del Rosa Grand Milano. In generale, gli ingressi dall’estero riguarderanno perlopiù i Paesi di lingua tedesca, la Francia e le zone del nord Europa.
di Andrea Guolo