Con il Dpcm dello scorso 24 ottobre, che ha decretato la chiusura di ristoranti e bar alle 18, si apre una ‘finestra’ per gli alberghi, al cui interno non è stata predisposta alcuna restrizione per gli orari dei ristoranti. Vale a dire che le cene sono possibili, anche se rivolte solo agli ospiti degli hotel. Insomma, si tratta di un’opportunità da cogliere in un momento in cui attrarre i clienti nel proprio albergo è un’impresa titanica, sia per i blocchi dei viaggi internazionali sia per la limitazione della mobilità interna, nonché per la forte riduzione del turismo business, penalizzato dalla chiusura delle fiere e delle attività congressuali.
Alcuni alberghi, dunque, fanno leva su questa opportunità lasciata in essere dal Governo. Si tratta chiaramente di iniziative tattiche dal ritorno economico marginale, che indubbiamente non vanno a modificare la situazione di crisi del settore a livello strutturale. Ma è comunque un’occasione per non stare fermi e stimolare la creatività verso nuove soluzioni. L’idea è quella di creare pacchetti ‘ristorazione con soggiorno’, oppure ‘cena con pernottamento in omaggio’, magari spingendo gli stessi cittadini di prossimità a prenotare una stanza in hotel per gratificarsi con una cena lussuosa e concedersi un’esperienza inedita. Un’abitudine a cui si è poco avvezzi e quindi si tratta per gli albergatori di impegnarsi nell’immaginare e ideare soluzioni alternative al classico soggiorno, stimolando un cambiamento delle consuetudini e dello stile di vita. È la cosiddetta ‘staycation’, cioè la vacaznza, anche solo di una notte, nella stessa città in cui si vive. Un primo esempio in questa direzione viene dal Mandarin Oriental di Milano, che ha proposto un’offerta agli stessi milanesi che desiderano essere coccolati da un servizio a 5 stelle: l’offerta si chiama Staycation by M.O. e offre, a chi prenota una camera o una suite, agevolazioni per la cena al ristorante Seta, 2 stelle Michelin, oppure al Mandarin Bar & Bistrot e per accedere ai servizi della spa.
La catena Starhotels ha creato un pacchetto speciale chiamato ‘Fermati a cena da noi’ che include, oltre al pernottamento negli Starhotels Premium e negli Starhotels Collezione, la prima colazione e la cena. Anche il Grand Hotel Parker’s, struttura iconica di Napoli nata nel 1870, i cui interni e opere d’arte immergono i clienti nell’atmosfera ottocentesca, sta facendo leva sul suo ristorante George. Grazie all’executive chef Domenico Candela, che ha ricevuto la prima stella Michelin a poco più di anno dall’apertura, l’hotel offre un’esperienza culinaria nella terrazza al sesto piano con panorama sulla baia di Napoli, con notte in albergo in omaggio.
Palazzo Manfredi Small Luxury Hotels di Roma lancia ‘Stay & dine’, promozione che include il soggiorno di una notte in prestige o executive room, colazione à la carte e cena presso Aroma RoofTop Restaurant, una stella Michelin con terrazza vista Colosseo, a cura dell’executive chef Giuseppe Di Iorio.
Gli esempi sono tanti, ma oltre ai pacchetti ‘cena più notte’, la sfida è reinventare la propria offerta in chiave creativa. Ad esempio Armani Hotel Milano, il cui ristorante al settimo piano del palazzo è rivolto anche alla clientela esterna, è rimasto chiuso ma si è inventato la proposta ‘Armani a tavola’: lo staff del ristorante è a disposizione dei clienti per cucinare e servire un pranzo o una cena nella suite presidenziale dell’hotel, in tutta sicurezza.
Da Gambero Rosso arriva un’altra idea creativa: perché non lanciare dei temporary restaurant negli hotel? Ovvero chef apprezzati e dal brand riconosciuto potrebbero accordarsi con gli albergatori che hanno cucine e sale attualmente in pausa, per realizzare un pop-up restaurant brandizzato all’interno dell’hotel. Come dire, prenoto un bell’hotel a Milano e ci trovo il progetto temporaneo di Aimo e Nadia.