Dei 197 miliardi a disposizione nel Recovery Plan per l’Italia, solo 3 saranno dedicati al turismo e in più saranno da dividere con la cultura. Lo comunica Federturismo Confindustria, che rilascia una nota di allarme e di indignazione per le conseguenze di questa scelta: “Ci sentiamo offesi, mortificati e arrabbiati per l’ennesima beffa ai danni dell’industria del turismo italiana ancora una volta relegata a Cenerentola dell’economia del Paese, nonostante i 232 miliardi di euro di contributo al Pil pari al 13 per cento. E’ sinceramente scandaloso come non si percepisca il valore aggiunto che questo settore potrebbe dare alla ripartenza del lavoro, dei territori e della stessa produzione industriale”.
L’associazione prosegue dicendo che l’industria del turismo è un attivatore straordinario di decine di filiere manifatturiere in ogni segmento dell’economia, “ma questo fatto, scontato in tanti altri Paesi, sembra impossibile da far capire agli amministratori di turno italiani. Che a questo punto la si smetta di prenderci in giro e si dica chiaramente ai 60 milioni di visitatori annui che l’industria del turismo non è una priorità per l’Italia”.
In una nota precedente, la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli aveva sottolineato che sono più di 40mila le imprese del turismo che rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria.
Anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, si era espresso durante la 70esima assemblea dell’associazione per l’introduzione del settore nei fondi europei: “Il Recovery Plan è una grande occasione di rilancio e, nel progetto nazionale di riforme in arrivo dall’Unione Europea, chiediamo che ci sia un piano di riqualificazione dell’offerta turistica italiana, in termini di accessibilità, qualità e digitalizzazione. Chiediamo al Governo che interpelli la nostra categoria, perché le strutture ricettive hanno bisogno di liquidità, di risorse dirette e non di crediti d’imposta”.