Per Renzo Rosso è l’anno degli investimenti nel vino e nell’hospitality. L’idea del fondatore di Diesel è di creare forme ‘speciali’ di accoglienza. L’uscita da EcorNaturaSì
di Vanna Assumma
Parlare con Renzo Rosso vuol dire riempirsi di energia. Il patron di Diesel racconta a Pambianco Wine&Food i suoi ultimi investimenti e lo fa con un tale entusiasmo da rendere evidente come, dietro al business, ci sia tanta passione. Di ‘colpi’ nel settore dell’accoglienza ne ha fatti parecchi in questi ultimi mesi, a cominciare dalla sua ultima, nuovissima, ‘creazione’ che è ancora in fase di costruzione: un agriturismo (per ora solo ristorazione) all’interno di Diesel Farm, la tenuta sulle colline di Marostica, dove sono iniziati lo scorso luglio i lavori per una “forma di ospitalità un po’ speciale”, come la definisce l’imprenditore. A capo di un ‘impero’ della moda, con Otb (Only The Brave) che ha chiuso il 2019 a 1,53 miliardi di euro, Rosso sta entrando a passo spedito nel mondo dell’hotellerie. Si è aggiudicato lo scorso maggio l’albergo più antico di Cortina, l’Hotel Ancora, attraverso Red Circle, la finanziaria specializzata nell’immobiliare. Valore del deal, secondo indiscrezioni, 20,5 milioni di euro. Questa acquisizione segue quelle precedenti del Pelican Hotel a Miami e del Chiltern Firehouse a Londra. Sempre nello scorso mese di maggio, attraverso l’altra cassaforte personale, la Red Circle Investments che raccoglie le sue partecipazioni, il ‘numero uno’ di Diesel ha rilevato il 5% di Masi Agricola, società della famiglia Boscaini quotata in Borsa. Investimenti messi a segno in un momento ancora caratterizzato dall’emergenza sanitaria, a cui probabilmente si aggiungeranno altre acquisizioni nel comparto del biologico. Insomma, in un periodo in cui tutti si muovono con cautela, si può anche pensare che siano mosse azzardate. Mister Diesel ci spiega perché, invece, non lo sono.
Ha fatto tanti investimenti in fase ancora emergenziale. Insomma, nei periodi critici è meglio comprare?
Mi piace andare avanti e vedere oltre, anzi devo dire che i periodi di crisi facilitano la visione delle opportunità presenti sul mercato. In particolare, per l’hotellerie, la situazione attuale mi sta stimolando nello sviluppare qualcosa di ancora più moderno e innovativo rispetto a quanto è presente oggi. La gente ha ancora e avrà sempre più voglia di viaggiare, e l’idea di accoglienza che ho in mente sarà in linea con la nuova normalità verso cui stiamo andando, e verso un nuovo turismo. Può essere che dovremo convivere a lungo con il virus, forse per sempre, e allora la mia idea è sviluppare modalità per conviverci bene, cioè creare luoghi dove le persone stiano bene con quello che possono vivere e sperimentare.
Si riferisce all’agriturismo che sta realizzando all’interno di Diesel Farm?
Sì, è un progetto magnifico, che vuole portare il turismo e la ristorazione all’interno della tenuta di oltre 100 ettari vicino a Marostica. Oggi Diesel Farm è un’azienda agricola che produce vino e olio pregiato, ma abbiamo iniziato da poco la costruzione della nuova cantina vinicola, con annesso un agriturismo e un punto vendita aperto al pubblico, per un’esperienza e un turismo di classe. Diesel Farm infatti è un luogo fantastico da vivere: si estende su 5 colline verdi, così incontaminate che potrebbero essere un parco nazionale. Quando ho comprato il terreno, nel 1993, lo stavano lottizzando per farne delle villette e io ho voluto strappare questa terra a un destino che la voleva ricoperta di cemento. Oggi è ancora un habitat per cerbiatti, cervi, cinghiali, caprioli, lepri, uccelli, e ci sono percorsi tra i boschi da fare a piedi o in bicicletta. Con il nuovo agriturismo, propongo un luogo dove stare a contatto con la natura, immergersi in colline silenziose, fare una visita alla cantina vinicola, sperimentare i diversi wine tasting, fermarsi per un pranzo o una cena, acquistare vino pregiato, olio e prodotti di alta qualità e tutti biologici.
Ha in mente un concept particolare anche per il nuovo albergo di Cortina?
Certo. Innanzitutto voglio portare il turismo internazionale a Cortina d’Ampezzo, perché in questo momento i visitatori della ‘perla delle Dolomiti’ sono soprattutto locali. In secondo luogo, porterò l’Hotel Ancora a conquistare 5 stelle. Ma questa antica e caratteristica struttura, fondata nel 1826, sarà tutta da rifare. Io non sono un albergatore, sto valutando un partner con cui condividere idee e progetti, e poi partiremo con la ristrutturazione. Ho fatto lo stesso con André Balazs, che è mio socio nel Chiltern Firehouse di Londra. Balazs è un grande immobiliarista, proprietario del Chateau Marmont a Los Angeles, uno degli hotel più famosi al mondo, e di The Mercer a New York.
Cosa l’attrae del mondo dell’hotellerie? È una passione o un preciso sviluppo di business?
Un po’ entrambe. La mia passione per il mondo hotellerie nasce dal desiderio, quando viaggio, di trovare ambienti unici, speciali, personalizzati, che mi fanno sentire a casa. Già 25 anni fa, quando aprii il Pelican a Miami Beach, con 30 suite, lanciai per primo il concetto delle camere una diversa dall’altra, a tema, che gli ospiti potevano scegliere a seconda di chi volevano essere (o diventare) in quella vacanza, in quel weekend o in quella notte. Oggi però questa passione è diventata anche un business, che sto sviluppando con partner d’eccezione (come André Balazs appunto) e ascoltando i bisogni e le esigenze dei viaggiatori di questi anni.
Quali invece gli obiettivi del suo ingresso nel capitale di Masi Agricola?
Ho incontrato tre volte il fondatore, Sandro Boscaini, un uomo di 80 anni ma che è estremamente moderno. Ogni volta che parlo con lui, ho l’impressione di interloquire con una persona più giovane, sui 40 anni. La sua è un’azienda profondamente radicata in Valpolicella, che impiega uve e metodi autoctoni, e propone vini di grande pregio. Al momento, sto ragionando sul valore aggiunto che posso dare io a questa realtà, con le mie visioni.
Parlando del vino, come sta andando la produzione vinicola di Diesel Farm?
Non voglio dare dati perché è un’attività piccola, ma nasce da una grande passione. Per me Diesel Farm è un gioiello che gestisco come un atelier del lusso, dove riusciamo a fare vendemmie e barricature distinte per singoli clienti, che è esattamente come fare un abito sartoriale su misura. Stiamo sperimentando e ottenendo grandi risultati, ci vengono conferiti punteggi molto alti dagli esperti di settore, con una qualità in continuo miglioramento. Stiamo lavorando su uno champenois ‘pas dosé’ di altissimo livello. Eccellente è anche il nostro Cabernet Sauvignon di poche barrique che abbiamo chiamato ‘Icon’ perché davvero unico al mondo. Oltre al vino biologico, produciamo olio biologico, con l’impegno di mantenere inalterate la biodiversità e la bellezza delle colline. Quello che raccogliamo lo restituiamo alla terra, è una questione di rispetto. Utilizziamo lavorazioni agronomiche tradizionali unite a pratiche innovative che la mantengono fertile, in modo che possa continuare nel tempo a dare buoni frutti.
Il mondo del vino di alta qualità, oggi, è penalizzato, sia perché i ristoranti hanno minore clientela sia perché si è ridotto il budget di spesa. Cosa prevede per il settore?
La ristorazione avrà una ripresa molto lenta, e saranno ovviamente avvantaggiate le attività che possono contare su spazi esterni e grandi spazi interni, dove creare isole di separazione tra i diversi tavoli. Per quanto riguarda i nostri vini, con la chiusura dei ristoranti sono venute a mancare vendite importanti, che stiamo in parte recuperando con le vendite online. A seguito del Covid, abbiamo aumentato la comunicazione e la vendita diretta presso il nostro consumatore finale.
Quindi l’e-commerce b2c sarà ulteriormente ampliato in futuro?
Dal lockdown in poi, la vendita diretta è aumentata tantissimo, in tutti i nostri settori merceologici. Ritengo che diventerà un must, sempre più importante, però è necessario farla bene, cioè con uno store virtuale che racconti chi siamo, il nostro pensiero, lo stile di vita in cui crediamo, le esperienze che vogliamo trasmettere.
Secondo indiscrezioni, (divenute ufficiali in fase di stampa, ndr), vuole sbarazzarsi della quota del 26% che detiene in EcorNaturaSì. Divergenze di vedute?
Non commento, però aggiungo che ho tantissime proposte di aziende e retailer del settore biologico sopra la mia scrivania. Il biologico è un mondo molto affascinante, che è ormai entrato nel mio Dna. Stiamo guardando a tutti i rami e alle aziende che rientrano in questo settore per potenziali nuovi investimenti.