La previsione che in futuro i viaggi d’affari non torneranno più come prima, perché lo smartworking e la riduzione degli spostamenti potrebbero rimanere in fase post-Covid e portare quindi a un modello ibrido tra presenza in ufficio e lavoro da remoto, sembra confermata dalla decisione di Accor di investire sul segmento lifestyle.
Il gruppo francese, il cui portafoglio di strutture ricettive è sempre stato molto improntato sul business travel e sul Mice (meeting, incentive, conferenze, esposizioni), intende invece triplicare il numero di hotel lifestyle entro il 2023. Il segmento lifestyle, caratterizzato da ambienti di design e orientato a far vivere un’esperienza all’interno dell’hotel, e quindi maggiormente rivolto a una clientela leisure, vale il 5% del totale ricavi di Accor e rappresenta il 25% in valore nella pipeline di nuovi hotel.
Va in questa direzione anche il recente accordo tra il big dell’hospitality e la società londinese Ennismore, il cui closing è previsto nel secondo trimestre del 2021, con l’obiettivo di creare la più grande società al mondo di ospitalità lifestyle. I brand che confluiranno nella società che nascerà dalla fusione inizialmente saranno 13, provenienti da entrambi i gruppi e precisamente The Hoxton, Gleneagles, Delano, Sls, Mondrian, SO/, Hyde, Mama Shelter, 25hours, 21c Museum Hotels, Tribe, Jo & Joe e Working From_.
L’obiettivo della società è raggiungere un ebitda di oltre 100 milioni di euro a medio termine, grazie a significative sinergie di costo di circa 15 milioni di euro l’anno.