Il bilancio del primo anno di pandemia (da marzo 2020 a marzo 2021) è un bollettino di guerra: dal primo lockdown alla seconda ondata, dodici mesi di convivenza forzata con il virus sono costati all’Italia una riduzione di 183 miliardi di euro di Pil e di 137 miliardi per i consumi, di cui 36 miliardi da addebitare all’assenza di turisti. La spesa è tornata ai livelli del 1997, un passo indietro di 24 anni.
È quanto emerge dal dossier ‘Le imprese nella pandemia: marzo 2020 – marzo 2021’ di Confesercenti, che sottolinea come gli aiuti diretti alle imprese siano stati pochi: i contributi a fondo perduto ammontano in totale a poco più di 10 miliardi di euro, insufficienti a coprire le perdite sostenute dal tessuto produttivo. In questi dodici mesi le imprese hanno perso 148 miliardi di euro di valore aggiunto, di cui 65 ascrivibili al commercio, alberghi e ristorazione.
Tornando ai consumi nell’arco temporale considerato dalla ricerca, la spesa turistica ‘scomparsa’ a causa del crollo degli arrivi di viaggiatori stranieri è stata particolarmente accentuata durante la seconda ondata, a causa dello stop alla stagione turistica invernale. Della flessione di 36 miliardi di euro, 17 miliardi sono stati incassati durante la prima ondata (marzo 2020- giugno 2020) e 19 miliardi durante la seconda ondata (novembre 2020- marzo 2021).
Complessivamente, Confesercenti stima a rischio chiusura nel 2021 circa 450mila imprese, con oltre 2 milioni di addetti tra dipendenti ed indipendenti, di cui la metà nei servizi e nel turismo.