Il ceo Mario Ferraro racconta i progetti di Smeralda Holding: investimenti per 120 milioni di euro e strutture dedicate ai millennials. Cambia il turismo di lusso.
di Vanna Assumma
Un manager affabile, ‘alla mano’, diverso dalla persona che si pensa di incontrare quando l’appuntamento è con il big di un gruppo importante qual è Smeralda Holding, controllato dal fondo sovrano del Qatar, che domina incontrastato nell’hotellerie in Costa Smeralda (Sardegna) con un fatturato 2019 di 110 milioni di euro. Il big in questione è il CEO Mario Ferraro, che Pambianco Hotellerie raggiunge in videochiamata e che racconta, con dovizia di particolari ed estrema chiarezza espositiva, i progetti del gruppo che comprende le società Sardegna Resorts, Marina di Porto Cervo, Land Holding (che detiene 2.300 ettari di terreni in Costa Smeralda), Cantiere di Porto Cervo e SafeBay. I progetti sono di quelli che pesano: 120 milioni di euro da investire entro il 2023 per riqualificare gli asset del gruppo (hotel, ristoranti, real estate, la marina del porto e il cantiere navale) e per riconvertire il Cervo Tennis Club in un nuovo complesso. Questo centro sportivo, a pochi passi dalla Piazzetta di Porto Cervo e di fronte alla Promenade du Port, si trasformerà totalmente, avrà un’altra denominazione e disporrà di un hotel lifestyle di 40 camere, una selezione di ristoranti brandizzati e spazi retail. Vedrà la luce nel 2024. Il gruppo ha archiviato il 2020 con ricavi a -65% per 42 milioni di euro, facendo comunque utile, e Ferraro inizia l’intervista spiegando perché il comparto turistico sardo è stato colpito più di altri dalla crisi legata all’emergenza sanitaria.
La Sardegna dunque è stata penalizzata nell’estate 2020?
La scorsa estate la stagione è partita molto tardi, per le disposizioni governative e le restrizioni aggiuntive della Regione Sardegna, e anche per i ritardi dei collegamenti aerei. A questo si aggiunge il trend che si è imposto tra i viaggiatori della ‘vacanza sotto casa’, cioè raggiungibile in macchina, che ha penalizzato le isole che si raggiungono con aereo o nave. Non dimentichiamo il focolaio di contagi nelle discoteche la terza settimana di agosto che ha determinato partenze anticipate e che, di fatto, ha sancito la fine della stagione. L’estate 2020, quindi, è stata brevissima, 30 giorni effettivi.
Eppure voi avete fatto utile…
Sì, i ristoranti all’aperto e i beach club hanno raddoppiato il fatturato nel mese di agosto 2020 rispetto a quello generato nello stesso periodo dell’anno precedente.
E gli alberghi?
Gli hotel erano pieni, e in particolare c’è stata molta richiesta per le suite più grandi e le ville con giardino. Lo spazio è il nuovo lusso. Si cercano luoghi con bassa densità turistica, com’è la Costa Smeralda, che non ha avuto uno sviluppo immobiliare intensivo e dispone di strutture alberghiere in ampi spazi all’aperto. I nostri alberghi fanno capo a Sardegna Resorts, il cui fatturato è passato da 88,39 milioni di euro nel 2019 a 30 milioni nel 2020. L’hotellerie conta circa il 75% dei ricavi complessivi del gruppo.
L’estate 2021 invece si prospetta diversa?
Per quest’estate ho una previsione abbastanza positiva, anche se molto dipende da quanto sarà avanzata la campagna vaccinale a fine maggio. Se si raggiungesse un’immunità di gregge anche solo parziale, tra il 40% e il 50%, riprenderanno i flussi turistici estivi. La stagione sarà più lunga e infatti noi pianifichiamo di aprire le strutture a maggio. Prevedo che i volumi saranno superiori rispetto all’anno scorso, ma rimarranno in un range tra -10% e -30% rispetto a quelli del 2019.
Stanno arrivando brand internazionali nel nord-est della Sardegna: Rosewood, Accor, Kempinski. Scricchiola il ‘monopolio’ dei Marriott?
Non temiamo la concorrenza e pensiamo che l’arrivo di altri brand sia un vantaggio perché ci sarà una ricaduta positiva sulla nostra attività. Se aumentano i motori commerciali che promuovono la Costa Smeralda, ci guadagnamo anche noi. Attualmente, l’Hotel Cala di Volpe, l’Hotel Romazzino e l’Hotel Pitrizza sono gestiti da Marriott con il brand Luxury Collection, e il Cervo Hotel è gestito sempre da Marriott con il brand Sheraton. Però abbiamo intenzione di diversificare l’offerta alberghiera. Stiamo facendo una selezione tra gli operatori (ancora in corso al momento in cui è stata effettuata l’intervista, nel febbraio 2021, ndr) per decidere chi gestirà il nuovo albergo che nascerà dalla riconversione del Cervo Tennis Club.
Ci parli allora di questo progetto, cosa diventerà?
Si tratta di un importante progetto di valorizzazione. Il Cervo Tennis Club diventerà un hub di entertainment, rivolto alla clientela più giovane, ai Millennials, che negli anni scorsi hanno preferito altre destinazioni di viaggio e invece adesso sono tornati in Costa Smeralda. Oltre all’hotel 5 stelle, saranno presenti nomi importanti per quanto riguarda la ristorazione, tra cui il Beefbar del Gruppo Giraudi, che è una steakhouse di alto livello.
Gli investimenti riguardano anche altri asset?
Sì, nel piano strategico 2017-2023 è stato deciso lo stanziamento di 120 milioni di euro per riqualificare gli asset del gruppo. Tra questi, c’è la ristrutturazione dell’Hotel Cala di Volpe, che verrà aperto per l’estate 2021, con un rinnovamento del ristorante grill e dell’iconico barbecue, che è un punto di ritrovo del jet set internazionale, e in più ci sarà un nuovo spazio Beefbar. Verrà inaugurata anche una nuova categoria di camere disegnate da Dordoni Architetti.
In questa situazione di emergenza sanitaria, si crea spazio per gli investitori opportunistici?
In quest’area costiera della Sardegna, direi di no. In Costa Smeralda non ci sono imprese turistiche a rischio di default. Anzi, c’è un’imprenditoria turistica molto solida, sia come azionariato sia come robustezza di cassa.
Quali i trend a medio termine?
La gente viaggerà meno, perchè è più complicato spostarsi per i vari protocolli sanitari, ma farà vacanze più lunghe e chi è in smart working si trasferirà in posti di mare a lavorare. Inoltre, c’è un aumento dei voli privati: chi se li poteva permettere anche prima della pandemia, preferiva ricorrere a voli commerciali per questioni di understatement, adesso invece si prendono per ragioni di sicurezza. Lo stesso per il turismo nautico: sono in aumento le transazioni per l’acquisto di barche.