Nel 2020, secondo l’analisi di Pambianco, si è dimezzato il fatturato delle prime 8 aziende italiane dell’ospitalità termale. Il settore necessita di un rilancio e sta discutendo sulle modalità con cui valorizzare una specificità tutta italiana: oltre 300 strutture in tutte le regioni, radicate nei territori.
di Vanna Assumma
QC Terme rimane saldamente in vetta alla classifica per fatturato 2020 delle aziende italiane dell’ospitalità termale, redatta da Pambianco, di cui il 2019 è tratto dai bilanci depositati in Camera di Commercio mentre per il 2020 i dati sono stati raccolti da Pambianco Hotellerie direttamente dalle società. Il campione comprende aziende termali e gruppi dell’ospitalità con alberghi e impianti dotati di acqua termale, con un fattore comune: l’utilizzo di acque minerali per la balneoterapia termale. Rientrano nel campione le realtà titolari di ‘terme’, considerando le terme come strutture sanitarie, autorizzate dalle Regioni, che utilizzano in concessione acque minerali riconosciute come terapeutiche dal ministero della Salute per la prevenzione e la cura di patologie croniche, nonché per la riabilitazione motoria e respiratoria. Nel caso specifico di QC Terme, dispone di 5 strutture (su un totale di 9) alimentate con acqua termale (Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio, San Pellegrino, Dolomiti e Prè Saint Didier). Queste strutture non effettuano termalismo curativo, ma il gruppo dispone comunque di acque minerali riconosciute dal ministero della Salute.
QC Terme stacca di gran lunga le realtà successive, con oltre il doppio del fatturato rispetto alla seconda classificata, Terme e Grandi Alberghi Sirmione, realtà composita che comprende il centro termale Virgilio, la day spa Aquaria Thermal, tre spa hotel con reparto termale (il cinque stelle Grand Hotel Terme, il quattro stelle Hotel Sirmione e Promessi Sposi, il tre stelle Hotel Fonte Boiola) e l’Hotel Acquaviva del Garda con spa a Desenzano del Garda, nonché una linea cosmetica realizzata con il 100% di acqua termale. Sul terzo gradino del podio 2020 si trova Ihc Italian Hospitality Collection, il cui 55% del fatturato è generato dalle terme toscane, ovvero Fonteverde, Bagni di Pisa e Grotta Giusti, quest’ultima una storica villa ottocentesca che recentemente è stata ristrutturata ed è diventata 5 stelle, entrando nel portfolio di Autograph Collection Hotels di Marriott International. Il gruppo Ihc gestisce anche altre due realtà dell’hotellerie, Chia Laguna in Sardegna e Le Massif a Courmayeur, in Valle d’Aosta.
FARE SISTEMA
Dando uno sguardo all’insieme delle aziende top dell’ospitalità termale, si nota che il fatturato complessivo del 2020 si è praticamente dimezzato rispetto a quello del 2019, esito di un anno di pandemia che ha duramente colpito le attività dell’ospitalità termale, che l’anno scorso sono state aperte a intermittenza in seguito ai vari decreti governativi che hanno limitato gli spostamenti delle persone. Eppure, il settore turismo e benessere, secondo il Global Wellness Institute, sarà protagonista di un vero e proprio boom economico post-pandemia. Tema che è stato affrontato recentemente dagli Stati Generali Mondo Lavoro del Turismo, dove è intervenuto Massimo Caputi, presidente di Federterme: “L’Italia è il Paese per eccellenza delle terme, strutture con oltre 2.000 anni di storia, che fanno parte della nostra tradizione e della nostra cultura, ma oggi è necessario che l’industria termale italiana faccia uno sforzo di sistema. Per questo, a fine maggio, lanciamo il ‘Progetto del turismo del benessere in Italia’, una piattaforma che riunisce in un circuito unico l’intero sistema nazionale, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, per consentire al turista che cerca benessere una view completa in base alla quale scegliere località e trattamento specifici”. Caputi aggiunge che l’offerta italiana è composta da circa 300 complessi situati in le tutte regioni (tranne il Molise), con ricadute vitali per tanti territori. “Alcune località non esisterebbero proprio senza le terme che ospitano – aggiunge – e nel mondo la domanda di benessere sta crescendo a due cifre. È quindi davvero necessario questo sforzo di sistema, utile anche ad aumentare la qualità di tante strutture basiche rimaste legate al mondo del pubblico”. L’idea è quella di valorizzare e investire in questa specificità italiana che altri Paesi, seppur con meno risorse, stanno tuttavia gestendo meglio: in Spagna, ad esempio, è stata creata la piattaforma SpainCare dedicata all’incoming di turisti esteri. In quest’ottica di sistema, Federterme Confindustria ha varato una sezione benessere, per aggregare chi non ha terme codificate dal sistema sanitario ma fa benessere generalista: “Vogliamo che tutto confluisca in un’unica realtà, che sia la base del progetto del turismo del benessere in Italia”. Gli fa eco Umberto Solimene, presidente Federazione mondiale termalismo: “È come se fossimo proprietari di una Ferrari chiusa in garage. Sfruttiamo solo il 20-30% delle potenzialità del nostro patrimonio termale: le possibilità di sviluppo sono quindi reali e molto ampie. Investire nella medicina termale e nel benessere oggi è una scelta strategica. La visione delle terme come luoghi di cura, riabilitazione, prevenzione e mantenimento dello stato di salute è estremamente attuale e ricca di possibilità dal punto di vista economico. La nostra forza è quella della specificità e del radicamento delle strutture ai propri territori.”.