Il 20% degli alberghi italiani ha oltre 100 anni e necessita di riqualificazione. I benefici fiscali sono strategici per il comparto e in linea con il piano nazionale di ripresa e resilienza.
di Stefano Bonini
Il patrimonio alberghiero italiano vale qualcosa come 117 miliardi di euro, secondo quanto ha monitorato World Capital, in collaborazione con Pkf Hotelexperts e Confindustria Alberghi, ed è una stima che lo rende il più rilevante a livello europeo. Un dato che dà la misura del valore che gli alberghi hanno in questo Paese, ma è anche un segnale della ‘longevità’ di molte strutture ricettive ed evidenzia il bisogno che questo heritage ha di essere ristrutturato e riqualificato. Delle 33mila strutture presenti in Italia, il 20% ha infatti oltre 100 anni e il 60% ha più di 30 anni. Un deciso passo avanti nel nuovo millennio è dunque quantomeno auspicabile. Per farlo, tanto le principali associazioni di categoria quanto gli stessi operatori e gli esperti del settore, hanno individuato nel cosiddetto Superbonus 110% lo strumento ideale. Peccato che questo strumento non sia ancora annoverato tra i bonus utilizzabili e che resti confinato al solo comparto dell’edilizia residenziale. Tuttavia si apre una speranza, perché, al momento in cui il giornale sta andando in stampa, la proposta di estensione del Superbonus agli alberghi è stata inserita nella bozza del decreto legge Semplificazioni.
OCCASIONE DA NON MANCARE
Le promesse del neo ministro del turismo Massimo Garavaglia e le pressioni soprattutto di Federalberghi e Confindustria Alberghi dimostrano come la ‘declinazione’ alberghiera di questo bonus sia importante per la categoria. Il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara, intervistato da Pambianco Hotellerie, afferma che il vero cambio di marcia in tema di ristrutturazioni e riqualificazioni si avrebbe con l’estensione del cosiddetto Superbonus 110% anche agli alberghi. “Questa norma, che andrebbe certamente rivista, modificata e aggiornata nella forma, consentirebbe – afferma Nucara – di sostenere e incentivare una più profonda e capillare attività di riqualificazione visto il respiro più ampio e trasversale che contiene in sé”. Su questa linea si ritrova anche la vice presidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo: “Occorre oggi un intervento decisamente più incisivo per il settore, un ‘tax credit potenziato’, una misura analoga al Superbonus 110% oggi disponibile per le civili abitazioni, ma con alcuni correttivi per adattare la misura alla realtà degli immobili alberghieri: dagli interventi di sostenibilità ambientale, alla tipologia di interventi ammissibili che, nel caso delle strutture alberghiere, deve considerare anche la componente arredi e rivestimenti che costituisce uno dei passaggi chiave per l’offerta alberghiera”. Tale misura avrebbe come finalità quella di rilanciare rapidamente le attività dell’intero comparto dell’edilizia e far ripartire i cantieri dopo la brusca frenata causata dalla pandemia, con un approccio di filiera alle strutture alberghiere molto più esteso e trasversale rispetto ai pur utili bonus attualmente attivi, ma certamente più ‘verticali’, riguardanti le facciate, oppure i cosiddetti ecobonus e sismabonus (vedi articolo successivo).
LO DICE ANCHE IL PNRR
Le motivazioni della richiesta di Federalberghi e Confindustria Alberghi sono molteplici. Da un lato, l’industria alberghiera in Italia ha bisogno di un piano di interventi sul patrimonio immobiliare che possa essere strategico tanto per la tutela del comparto quanto per la valorizzazione delle destinazioni medesime. Dall’altro, l’introduzione di una misura analoga al Superbonus 110% sarebbe in linea con gli obiettivi contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), programma di investimenti che l’Italia ha presentato alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, per rispondere alla crisi provocata dal Covid-19. Tra gli obiettivi in materia di ‘Turismo e cultura’, il Pnrr cita proprio la necessità di “incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale del Paese, attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici strategici”. E mette a budget alcune centinaia di migliaia di euro.
La speranza per molti è riposta dunque nell’impegno del ministro Garavaglia e in quello più recente del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che in Senato ha dichiarato: “L’ampliamento del Superbonus al 110% agli edifici strumentali d’impresa (ristoranti, alberghi, agriturismi) potrebbe essere complesso. Ma lavoreremo su questa cosa, e mi impegno a discuterne con il ministero dell’Economia”. Si auspica quindi che il settore ricettivo possa usufruire in tempi rapidi di uno strumento normativo davvero migliorativo, anche in termini valoriali, per l’offerta alberghiera e turistica della Penisola così da contribuire non solo alla ripresa economica dell’Italia, ma anche alla rigenerazione capillare del suo (delicato) territorio.
Per fare in modo che questa speranza diventi certezza, anche la presidente di Confindustria Assoimmobiliare, Silvia Rovere, in una recente audizione presso le commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato sul decreto legge Sostegni, ha fatto presente che è fondamentale che “l’agevolazione possa applicarsi tanto nel caso in cui il proprietario dell’immobile sia anche il gestore dell’attività ivi esercitata, quanto nel caso in cui l’immobile sia oggetto di contratti di locazione o di affitto di ramo d’azienda a favore dei soggetti gestori che lo utilizzino nello svolgimento dell’attività alberghiera o turistico-ricettiva”.