Nel 2020, si sono ‘liquefatte’ 200mila posizioni di lavoro stagionale e 150mila a tempo indeterminato. È quanto ha annunciato Bernabò Bocca durante l’assemblea plenaria di Federalberghi di sabato 15 maggio che l’ha riconfermato alla guida dei 27mila albergatori associati. Senza drammatizzare, ma esprimendo con franchezza grande preoccupazione, il presidente ha richiamato l’attenzione sui rischi di tenuta del comparto: “Quando cesserà il blocco licenziamenti questa emorragia diventerà uno tsunami che rischia di distruggere persone e imprese”.
La relazione di Bocca – che in più occasioni si è rivolto direttamente al ministro del turismo Massimo Garavaglia, presente all’assise – ha preso le mosse da un bilancio 2020 che racconta nei numeri una “devastazione”. I dati ufficiali (ma ancora provvisori) parlano di 233 milioni di presenze perse, con una media nazionale del 53% con punte dell’80% in alcune destinazioni, e di conseguenza di una perdita di fatturato del 55%. “Purtroppo il 2021 è iniziato con un peggioramento – ha rimarcato – e infatti nei primi 4 mesi le presenze sono diminuite dell’85% rispetto al 2019, con un calo di italiani del 75% e del 96% di stranieri. La stagione invernale è saltata del tutto e quella primaverile non è ancora partita, ma se non ci sarà un cambio di prospettiva in tempi brevi e i risultati per il 2021 non saranno migliori”.
Federalberghi non disconosce il valore delle misure fin qui adottatte dal Governo in termini di ristori, “ma con franchezza dobbiamo ribadire che quanto fatto purtroppo non basta, alcuni interventi vanno prorogati o potenziati – ha dichiarato Bocca – La crisi è talmente pesante che le misure sono a dir poco irrisorie: chi ha perso tutto ha ottenuto il 5% e la media di copertura è del 2%, ma addirittura inferiore per le imprese più grandi, per cui è previsto un tetto massimo o la totale esclusione per i gruppi oltre i 10 milioni. Questo stride con quanto previsto per altri comparti, che hanno beneficiato di misure più vantaggiose”.
Federalberghi chiede dunque al Governo di sostenere le aziende garantendo i prestiti a lungo termine, per resistere in una fase emergenziale, e una moratoria sui crediti. E plaude all’anticipazione del green pass voluta dall’esecutivo, ma rilancia sulla richiesta di possibili vaccinazioni con dosi somministrate in due regioni differenti per favorire i viaggi. La rivendicazione principale è però legata alla chiarezza nelle scelte: “Confidiamo che nel 2022 o più probabilmente nel 2023 si possa tornare sui livelli del 2019 – chiosa il presidente – ma gli alberghi hanno bisogno di programmazione e dobbiamo sapere le regole di ingaggio perché la concorrenza internazionale sarà ancora più serrata”.
“Mai come ora bisogna lanciare il cuore oltre l’ostacolo – ha proseguito Bocca – con l’auspicio che il movimento turistico in e verso l’Italia sia facilitato dal nostro Governo, con tempistiche e modalità adeguate, sempre tenendo alta la guardia sulle necessarie ed indispensabili cautele contro la diffusione del contagio. In questo scenario, la stagione estiva in arrivo dovrebbe essere il carburante per far ripartire le nostre aziende in sicurezza. Il Paese è pronto per una rinascita che, a nostro avviso, partirà proprio dal turismo se saremo messi nelle condizioni di garantire produttività e occupazione. Il green pass rappresenta senz’altro una giusta leva per far ripartire l’Italia”.
Il ministro Garavaglia, durante l’assemblea, ha risposto positivamente alle sollecitazioni, garantendo la massima attenzione del Governo per un comparto che nel 2019 valeva il 13% del Pil. Dalle risorse del recovery plan fino ai provvedimenti di alleggerimento per il mondo hospitality, favorendo gli investimenti, il lavoro da fare è molto e sembra orientato alla concretezza.