Il turismo di lusso ha una ricaduta enorme sull’economia italiana. Questa nicchia di mercato, ovvero quasi 5 milioni di turisti nel 2019 (su circa 128 milioni in totale, ndr), vale il 3% del Pil, ovvero 60 miliardi di euro, considerando la spesa diretta (soggiorno e viaggio), l’indotto (ristoranti, cultura, shopping, mobilità) e gli effetti indiretti, come la manutenzione degli hotel e gli investimenti alberghieri. Si tratta di quasi un quarto del Pil generato dal turismo italiano, che è pari al 13 per cento. Considerando solo la spesa diretta e l’indotto, il turismo ‘affluente’ vale 25 miliardi di euro, e l’80% dei consumi è legato a visitatori stranieri.
Sono alcuni dei risultati della ricerca di Bain & Company presentata ieri, martedì 25 maggio, durante l’evento di Altagamma focalizzato sul turismo di lusso. Lo studio ha evidenziato che l’alto di gamma è sì una nicchia ma ha un effetto moltiplicatore sull’economia italiana: gli hotel di lusso sono solo l’1% delle strutture alberghiere italiane ma generano il 15% del fatturato del settore, e i wealthy tourist rappresentano il 25% della spesa totale dei visitatori nella Penisola. Infatti, fra shopping e ristorazione, il turista normale spende il 58%, mentre quello di fascia alta ben il 72%, con un incremento di valore per il territorio del 14 per cento. Inoltre, il turista che alloggia in strutture di eccellenza spende oltre nove volte più della media (circa 5.000 euro a persona). A questo si aggiunge che un hotel a 5 stelle impiega il doppio dei dipendenti rispetto alla media (a parità di dimensioni). E le potenzialità sono alte, come ha sottolineato Claudia D’Arpizio, senior partner Bain & Company: “Considerando che la spesa in soggiorno e consumi dei turisti internazionali di alta gamma in Italia ammonta a 25 miliardi di euro (circa 7 miliardi in soggiorno, 2 miliardi in ristorazione e oltre 15 miliardi in visite, escursioni, shopping e altri consumi sul territorio), il potenziale potrebbe essere da 2 a 4 volte maggiore i valori attuali, passando da 25 miliardi di euro fino a 60-100 miliardi per quanto riguarda i soli consumi diretti.
La ricerca di Bain Company inoltre evidenzia che l’Italia è il Paese più amato ma non il più visitato. I turisti benestanti si recano in Francia come prima destinazione, in secondo luogo in Gran Bretagna, e l’Italia rimane terza. L’Europa comunque è la destinazione numero uno al mondo per gli altospendenti (il turismo in Europa pesa il 10% del Pil del continente). Nella classifica delle città domina Parigi, in quella delle località di mare la riviera francese (Costa Azzurra), le Maldive e le Hawaii, mentre in testa al ranking delle mete di montagna svettano le destinazioni svizzere, quelle francesi e statunitensi. D’Arpizio ha aggiunto che negli ultimi anni l’Italia ha perso punti anche rispetto alla Spagna. “Considerando che la maggior parte dei siti patrimonio dell’Unesco sono in Italia – ha osservato D’Arpizio – e che il Belpaese è la meta preferita dei turisti luxury extraeuropei, cioè l’Italia è considerato il Paese più bello, bisogna aumentare la penetrazione dei turisti alto di gamma, nonché la frequenza e la durata della visita”.
I luxury traveller, secondo la ricerca di Boston Consulting Group presentata nel corso dell’evento Altagamma, rappresentano solo l’1% del totale dei viaggiatori internazionali ma generano il 10% del numero di viaggi totali e soprattutto pesano per circa il 12% (360 miliardi di euro) della spesa totale mondiale in viaggi (trasporti esclusi). Ciascuno spende in media, in un anno, più di 20mila euro in viaggi di lusso, trasporti esclusi, e oltre 15mila euro in shopping di beni di lusso nel corso del viaggio. Le tipologie di accomodation preferite per i viaggi lunghi (+5 giorni) aono gli hotel a 5 stelle (34%), mentre per Millennials e Generazione Z la tipologia preferita è quella delle ville e dimore private in affitto (31%). Nicola Pianon, managing director e senior partner Boston Consulting Group ha aggiunto che, i termini di esperienze di viaggio, l’Italia risulta la meta preferita al mondo per i viaggiatori di lusso per le esperienze legate allo shopping e all’enogastronomia, ma anche all’arte e cultura. Il percepito dell’Italia è legato cioè alle città d’arte e alle località in campagna, mentre le destinazioni mare e montagna non sono tra le più gettonate. In particolare. c’è molto da fare per le esperienze legate a spa/benessere, a sport e natura e golf, e soprattutto per coinvolgere le nuove generazioni che non vedono nell’Italia una destinazione attraente.
Tra le proposte emerse nel corso dell’evento di Altagamma per riposizionare l’Italia più in alto nella mappa internazionale del turismo, si è parlato di attrazione di eventi internazionali o di grande rilievo che spingano i turisti a ritornare nella Penisola, nonché la destagionalizzazione e il turismo ‘stanziale’, cioè la scelta di vivere alcuni mesi o parte della propria vita in località più belle rispetto a quelle in cui si risiede, con l’ausilio dello smartworking. Un fenomeno, quello dello ‘smartliving’, che sembra essere in crescita tra i benestanti, ma non in Italia. Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, ha sottolineato che è importante invitare i turisti a tornare nell’intero arco dell’anno, creando un calendario di eventi adeguato alle esperienze che gli affluenti vogliono vivere, che siano enogastronomiche, di shopping, culturali o anche sportive, legate al benessere o alla nautica. Quest’ultima è un’attività dal forte potenziale, dato che l’Italia detiene il primato nel mondo sia per la costruzione di mega-yatch (sopra i 24 metri) sia per il maggiore numero di chilometri di costa. Un Pese immerso nel Mediterraneo, eppure la maggior parte degli yacht soggiornano in altre coste. Giovanna Vitelli, vice presidente Altagamma del Settore Nautico ha aggiunto che bisognerebbe costruire le strutture adeguate e incentivare il turismo nautico, anche perché il diportista ha un livello di consumi molto elevato e spende per la manutenzione e l’ormeggio della nave il 10% del valore del bene.
Lunelli ha aggiunto che, oltre agli eventi, per attrarre la clientela lusso in Italia bisogna creare un’offerta turistica sempre più personalizzata e diversificata, ad esempio con visite alle aziende di alta gamma che raccontano la tradizione del made in Italy e con forme di mobilità adatte al turista facoltoso (vagoni treno suite, elicotteri, idrovolanti). Necessarie sono la riqualificazione degli alberghi, la tutela delle destinazioni dall’overtourism, investimenti in infrastrutture, un’efficace strategia di comunicazione. “La bellezza dell’Italia – ha concluso – non è sufficiente da sola ad attrarre i turisti in modo spontaneo. Il turismo abbiente inoltre è un asset strategico per lo sviluppo del lusso made in Italy, perché sono soprattutto gli stranieri che acquistano beni di lusso in Italia. Nel 2019, il 60% dell’acquisto di beni di lusso tricolore è stato effettuato da stranieri”.