Astoi Confindustria Viaggi rinnova la richiesta al Governo italiano, già presentata negli scorsi mesi, di eliminare il divieto di spostamento previsto dall’articolo 49 del Dpcm del 2 marzo 2021 verso i Paesi dell’elenco E (mete extra Schengen).
L’idea è quella di equiparare l’Italia agli altri Paesi europei, perché nel Belpaese gli spostamenti verso i Paesi della lista E sono consentiti esclusivamente per giustificati motivi oggettivi e, quindi, sono vietati per motivi di turismo. Ciò non accade negli altri Paesi del Vecchio Continente, che non pongono simili divieti ma diramano consigli e raccomandazioni di viaggio. Per fare un esempio, Germania, Spagna, Francia, Portogallo, Polonia, Paesi Bassi e Austria adottano criteri che consentono ai cittadini di viaggiare verso mete extra UE/Schengen di interesse turistico, la cui sicurezza è garantita grazie all’uso del Green Pass europeo e al livello raggiunto dalle campagne di vaccinazione nei Paesi destinatari.
L’associazione italiana dei tour operator osserva che il fatturato generato dalle vendite su Italia e sulle mete UE pesa solo per un 15% sul fatturato totale del comparto del turismo organizzato: “Dopo una stagione molto corta, di fatto due mesi – dicono da Astoi – che ha interessato solo l’Italia e pochissime mete europee (Grecia, Spagna e alcuni Paesi del nord Europa), ove non si addivenga presto all’eliminazione di un divieto che suscita anche fondati dubbi di legittimità costituzionale, assisteremo certamente al collasso di migliaia di imprese tra agenzie di viaggio e tour operator, con impatti devastanti sull’occupazione”.
Dall’inizio della pandemia il comparto del turismo organizzato ha perso l’85% del fatturato. “Le mete extra- Schengen nel nostro Paese – continua la dichiarazione di Astoi – sono chiuse per decreto da ben 17 mesi ma, come sappiamo, gli italiani le raggiungono ugualmente violando le disposizioni del decreto e partendo senza alcun controllo sia da aeroporti italiani, attraverso prenotazioni “fai da te” che non vengono gestite da tour operator e agenzie, sia da aeroporti di altri paesi europei”.
“Solo a titolo di esempio – conclude – citiamo i dati degli arrivi di agosto 2021 alle Maldive: oltre 2.000 italiani che, verosimilmente, non si sono recati nel Paese per motivi di lavoro o di salute e, a riprova di quanto detto sul diverso approccio adottato dagli altri Paesi Europei, si registrano 9.916 arrivi dalla Germania, 8.338 dalla Spagna, 2.398 dalla Francia. Lasciare inalterato l’attuale quadro normativo, da un lato comporta un danno economico insostenibile a carico di aziende italiane, che pagano le tasse in Italia ed impiegano personale italiano, e dall’altro significa avvantaggiare i competitor europei e internazionali che possono operare sul mercato italiano; in altre parole, significa decretare la fine di un intero comparto”.