Meno tasse e più stipendi. Con questa frase ‘lapidaria’ si potrebbe risolvere il problema della mancanza di personale nell’hotellerie, che è un tema oggi molto drammatico (e dibattuto) in Italia, che riguarda non solo l’ospitalità, ma anche la ristorazione e in parte la logistica, dove attualmente mancano circa 20mila autisti di camion.
In realtà è un tema articolato e ‘scottante’, che ha implicazioni politiche perché molti ritengono sia legato all’erogazione del reddito di cittadinanza. Graziano Debellini, presidente di Hotelturist, prova a fare chiarezza sull’argomento, raccontando a Pambianco Hotellerie la sua visione: “Bisogna partire dalla considerazione che c’è stato un vero e proprio shock nel mondo del turismo in seguito ai lockdown e alle chiusure degli hotel per l’emergenza sanitaria. Questo ha indotto nei lavoratori del settore un’enorme incertezza rispetto ai loro progetti. In altre parole, tutti si sono chiesti: ‘Ma c’è ancora un futuro in questo comparto?’. E questa incertezza ha riguardato posizioni trasversali”.
Debellini infatti spiega che la ‘crisi’ del lavoro ha riguardato sia la fascia bassa, cioè gli operatori dei servizi di base come le cameriere e l’housekeeping, sia la fascia medio-alta, come alcune figure direzionali e gli chef, che notoriamente hanno un reddito importante. “Il reddito di cittadinanza – spiega il presidente dell’azienda titolare del brand Th Resorts – non è la ragione della crisi del lavoro ma è una concausa. Questa istituzione ha aiutato molte persone in stato di povertà, non va abolito ma va modificato, ad esempio non andrebbe rivolto ai giovani in cerca di lavoro”. Il problema è che si rivolge al reddito di cittadinanza la fascia di lavoratori che è sottopagata. “Bisogna ripensare al modello retributivo – aggiunge – e aumentare gli stipendi, innanzitutto rispettando i contratti di lavoro nazionali. Noi ad esempio, abbiamo più di 4.000 contratti e non remuneriamo i nostri collaboratori con stipendi inferiori a 1.200 euro al mese. In questo settore la marginalità è bassa, tocca allo Stato fare qualcosa, cioè cambiare le tasse sul lavoro nel turismo. Abbiamo un cuneo fiscale che ci pone in svantaggio rispetto ad altri Paesi europei. Infine, anche il mondo immobiliare dovrebbe diminuire gli affitti, i quali, affinché siano sostenibili, non dovrebbero superare il 20% dei ricavi”.
La volontà da parte di molti lavoratori di trovare un’attività alternativa al turismo riguarda anche una fragilità intrinseca a questo settore, e cioè la stagionalità, che non dà continuità di lavoro. Su questo aspetto, una buona politica di formazione potrebbe ‘saldare’ le interruzioni stagionali e creare maggiore qualificazione.
“Bisogna ricostruire la bellezza di questo lavoro – continua Debellini – e soprattutto di quello di base, che oggi è vissuto come mortificante. Non sono sufficienti le scuole alberghiere, basti pensare che in Svizzera ci sono 11 università sul turismo e noi in Italia siamo riusciti a creare il primo corso di laurea in Hospitality, anche in inglese, presso l’Università Ca’ Foscari Venezia. Sburocratizzando gli stage e i corsi di approfondimento, si potrebbero istituire corsi e piccoli master nel periodo in cui gli stagionali non lavorano, per riqualificare la professione, anche con le soft skill, che nel turismo sono determinanti. Nell’ospitalità, la capacità di porsi in relazione con gli ospiti è il cuore di questo lavoro”.
Il presidente di Hotelturist conclude dicendo che la digitalizzazione non sostituirà il fattore umano, perché la sua introduzione è tesa a semplificare i processi e ad aumentare il tempo per le relazioni: “L’introduzione della tecnologia e dell’automazione in alcune aeree, come quelle della manutenzione, dell’amministrazione e del commerciale, potrebbero portare a una riduzione di manualità, ma si tratta di aree residue per il turismo. Il cuore del settore è nell’accoglienza, nella capacità di accompagnare l’ospite e di offrire servizi, anche conoscitivi verso la destinazione. Quindi, se i lavori manuali potrebbero ridursi in futuro, altri lavori si assistenza e accoglienza potrebbero nascere e perfezionarsi”.