Connessi, porosi, sostenibili e a misura d’uomo. così saranno gli hotel ‘smart’, che mutuano dalle ‘città intelligenti’ la capacità di promuovere nuove forme di coesione sociale sfruttando la connettività telematica come fonte di crescita e di sviluppo.
di Giulia Mauri
Il numero più alto in Europa: 33 mila esercizi alberghieri per oltre un milione di stanze, più di 2,2 milioni di posti letto e circa 390 mila dipendenti. Sono questi alcuni dei dati segnalati nell’ultima rilevazione Istat per descrivere il mercato italiano degli alberghi, uno dei settori che più ha risentito degli effetti del Covid-19 e che ora è pronto a rimettersi in gioco. Per farlo, sta rapidamente evolvendo i linguaggi e le modalità di erogazione dei servizi, in linea con i più recenti progressi della pianificazione urbanistica.
LA CITTà INTELLIGENTE
A trainare il cambiamento sono le strategie correlate all’innovazione e, in particolare, alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione per ottimizzare l’utilizzo delle risorse nelle strutture ricettive e migliorare la qualità della guest experience. Obiettivi strettamente legati allo sviluppo di ‘città intelligenti’. Una prospettiva supportata da Cisco, che nel 2016 ha avviato il programma Digitaliani, investendo 100 milioni di dollari in tre anni per incentivare la svolta economica e produttiva dell’Italia. Nella visione della multinazionale specializzata nei settori del networking e dell’IT, il concetto di ‘smart city’ parte dalla relazione funzionale tra le infrastrutture materiali e immateriali delle città e chi vi abita. Luoghi, dunque, antropocentrici, inclusivi e sostenibili, sia per l’introduzione di misure di risparmio energetico sia per l’ottimizzazione delle soluzioni di mobilità.
UNA NUOVA MOBILITÀ
“C’è un fattore abilitante che rende le città smart ed è la possibilità di far leva su un’infrastruttura connessa, che abilita servizi pensati per facilitare la vita dei cittadini”, spiega Francesco Bruno, head of Micromobility Solutions di Pirelli. Tra questi, “la mobilità è un elemento distintivo, così importante da averci permesso di partecipare a pieno titolo al boom che sta vivendo il mondo delle due ruote”. L’azienda produttrice di pneumatici ha, infatti, introdotto il servizio di mobilità Cycl-e around, che, in sella alle e-bike, consente uno stile di vita più comodo e sostenibile per spostarsi in città e fuori, per piacere e per lavoro. “Il progetto è nato diversi anni fa, per poi essere ufficialmente lanciato sul mercato nel 2019. Quest’anno, dopo un 2020 complicato, lo abbiamo ripreso con successo, rivolgendoci a strutture ricettive che fanno dell’esperienza di viaggio o di mobilità del proprio ospite un valore aggiunto”. Ad oggi, sono 13 le partnership strette sul territorio italiano con alberghi, resort e relais, che consentono di noleggiare le bici elettriche e vivere l’esperienza di una vacanza slow, alla scoperta anche di luoghi talvolta meno accessibili. Nell’ottica di un’assistenza completa, infatti, Pirelli propone un’apposita applicazione per individuare percorsi bike-friendly. Uno strumento che, sottolinea Bruno, asseconda il passaggio “da una logica tipica dell’hotellerie degli anni duemila, secondo la quale l’hotel doveva tenere il cliente al suo interno attraverso servizi verticali come la Spa o il ristorante, a una logica in cui il turista non viene interpretato come una persona interessata a visitare l’hotel, ma il territorio. In questo senso, gli albergatori devono sapere guardare oltre i metri quadri di proprietà per fare in modo che l’ospite abbia accesso, out of the room, a un’esperienza a 360 gradi”. Se il riscontro più positivo è finora arrivato dalla categoria dei relais & châteaux, Pirelli prevede in futuro una maggiore sensibilità anche da parte delle grandi catene. In ogni caso, “il successo dell’iniziativa è stato tale – conclude Bruno – per cui oggi, facendo tesoro dell’esperienza hotellerie, abbiamo esteso l’offerta ad altre community private, che hanno dei potenziali stakeholder interessati, come ad esempio le aziende”.
QUESTO ALBERGO (NON) È UNA CASA
La capacità di integrare nella propria proposta alberghiera contenuti legati al territorio circostante figura tra i trend emersi negli ultimi anni, che stanno investendo il comparto dell’hotellerie. “‘Smart’, volendo tradurlo, equivale a ‘efficiente’ e contraddistingue un albergo che si rapporta in modo osmotico al territorio in cui è inserito”, commenta Marco Piva, fondatore dell’omonimo studio di architettura, definendo gli abitanti delle zone limitrofe agli hotel “i primi clienti”. “È famosa la frase ‘questa casa non è un albergo’. In realtà, io ho sempre pensato che un albergo andasse concepito come una sorta di casa, un luogo dove l’ospite si sente a suo agio”, aggiunge l’architetto, richiamando l’attenzione sul recente sviluppo del turismo di prossimità, divenuto una strategia per “generare flussi turistici più semplici perché più vicini, ma anche più attenti”. Un’intuizione che, pre-pandemia, aveva dato forma all’hotel 5 stelle La Suite, realizzato nel 2019 a Matera su disegno dello Studio Marco Piva. Un complesso versatile e trasversale, pensato per restituire ampi spazi alla città senza contaminarne la storicità. La grande lounge a pianterreno e le terrazze panoramiche si aprono, così, sul contesto circostante creando un nuovo punto di socialità urbana. Si inscrive in questa esigenza anche il progetto di riqualificazione dell’edificio del Touring Club Italiano, a Milano. Lo Studio Marco Piva ha sviluppato l’intervento sia architettonico che di interior design del nuovo albergo 5 stelle, con l’obiettivo di preservare e valorizzare il patrimonio storico e culturale del palazzo, donandogli nuova vita attraverso il cambio di destinazione d’uso principale e riportandolo a essere un polo sociale di riferimento per la città meneghina. “L’albergo è stato configurato per essere aperto alle esigenze dei suoi ospiti, ma anche a quelle di cittadini, viaggiatori o lavoratori in transito – rivela l’architetto -.
Da subito abbiamo deciso di mantenere al suo interno la biblioteca del Touring Club per renderla un luogo frequentabile da chiunque, anche al fine di pianificare un viaggio. E questo, secondo me, è un aspetto smart”.
La parola d’ordine, dunque, è flessibilità, una condizione diventata primaria per gli spazi d’albergo che dovranno adattarsi alle preferenze degli ospiti, prevedendo l’erogazione di nuovi servizi dedicati anche a un pubblico più ampio. Nasce dalla volontà di coinvolgere sempre di più residenti e non in un percorso esperienziale, che metta in relazione attività diverse tra loro, anche il nuovo complesso delle Tonino Lamborghini Towers a Chengdu, all’interno del quale convergeranno funzioni ricettive, commerciali, culturali e residenziali, come da progetto dello Studio Marco Piva. “Inizialmente avevamo immaginato funzioni distinte – racconta Piva -, poi abbiamo ripensato il progetto di modo che l’albergo 5 stelle lusso, collocato nella torre A, potesse espandersi all’interno delle aree residenziali e le residenze potessero a loro volta essere usate anche per fare delle operazioni di carattere ricettivo”.
Tutti concetti, quelli delineati, su cui si fonda il programma didattico del corso di alta formazione Hotel & Wellness Design Solutions, gestito da Poli.design, società consortile del Politecnico di Milano, e guidato da Francesco Scullica, direttore del master in Interior Design, e dagli architetti Gianpietro Sacchi e Alberto Zanetta. “Una smart city è tale in via direttamente proporzionale alla qualità della partecipazione attiva dei suoi cittadini”, sintetizza Zanetta, facendo riferimento, di riflesso, al tentativo di creare sistema tra gli attori coinvolti nella progettazione e gestione delle strutture alberghiere. Attivo fin dai primi anni ’90 nel settore, l’architetto evidenzia infatti che, “seppure ci siano albergatori lungimiranti, sono una minoranza”. E questo perchè, precisa Emilio Lonardo, docente al Poli.design e co-founder di DOS – Design Open’ Spaces, “andrebbe compreso, innanzitutto, che l’albergo è un luogo di relazioni, un crocevia di scambi aperto alla città e, quindi, predisposto a diventare un servizio diffuso di accoglienza”. In una battuta, “non è sufficiente dotare le camere di strumentazioni tecnologiche per portare innovazione”, conclude Lonardo.