Il ranking elaborato da Pambianco sulla base del fatturato dei principali operatori italiani, dimostra che, nel 2020, i tour operator specializzati nell’extra Schengen sono stati i più penalizzati.
Il tour operating è tra i settori più ‘devastati’ dalla pandemia, più di altri comparti del turismo. Il motivo è che la maggior parte di queste imprese, che creano e vendono pacchetti turistici alle agenzie viaggi, vivono soprattutto di ‘lungo raggio’, cioè di spostamenti verso destinazioni oltreoceano, per i quali vigeva nel 2020 (e in parte ancora adesso) un divieto ai viaggi di piacere espresso dalle disposizioni ministeriali italiane, a cui si aggiunge la chiusura delle frontiere da parte di molti Paesi. Chi è votato all’extra Schengen, è stato sostanzialmente fermo da marzo 2020. Lo dimostra il ranking elaborato da Pambianco sulla base del fatturato dei principali operatori turistici italiani, di cui il 2019 è tratto dai bilanci depositati in Camera di Commercio mentre per il 2020 i dati sono stati raccolti da Pambianco direttamente dalle aziende. L’analisi dimostra che risultano più penalizzate le realtà che lavorano prevalentemente sull’outgoing come Quality Group, che perde il 90,2%, o Naar Tour Operator, che non risulta nella top ten ma è passata da un fatturato 2019 di 56,73 milioni di euro a 3,5 milioni di euro nel 2020, con una perdita del 93,8 per cento. Viceversa, chi si focalizza sul mercato Italia ha ‘contenuto’ la flessione, come Futura Vacanze che si è fermato a -54,8 per cento. Per questo operatore, infatti, il mercato domestico rappresentava nel 2019 il 94% del fatturato, di cui il 90% era generato dagli italiani e il 10% dal turismo estero. Discorso diverso invece va fatto per Idee per Viaggiare, che ha registrato il minor calo di fatturato nella top ten (-41,1%), ma il bilancio fiscale di questa azienda è conteggiato dal mese di novembre a quello di ottobre, quindi il fatturato 2020 comprende l’inverno 2019/20, stagione pre-Covid che ha performato molto bene. Anche il gruppo Nicolaus, che è specializzato in leisure travel, con un forte focus sulle destinazioni italiane, si è ‘salvato’, perdendo il 58 per cento. Aldilà della top ten, allargando lo sguardo all’insieme del comparto dell’intermediazione turistica italiana, Astoi Confindustria Viaggi ha dichiarato che, dall’inizio della pandemia, il turismo organizzato ha perso l’85% del fatturato. “Circa il 70% del mercato è specializzato in outgoing – conferma Pier Ezhaya, presidente dell’associazione dei tour operator italiani – mentre una percentuale che si aggira sul 20% è forte nella vendita dell’Italia agli italiani, e una parte minoritaria, circa il 10% fa incoming. Quest’ultima però è polverizzata in piccoli operatori che si concentrano su regioni specifiche della Penisola”. Il mercato nel 2020 è calato anche per l’effetto del bonus vacanze, voucher emesso dal Governo che consente lo sconto sul soggiorno e una detrazione sul reddito, che l’anno scorso veniva fatturato solo dagli alberghi, mentre quest’anno il meccanismo ha riconosciuto anche il ruolo dell’intermediario. Questo fenomeno, nel 2020, ha inciso per circa il 10% del fatturato.
STORIA DI ACQUISIZIONI
Tornando alla top ten per fatturato, Alpitour svetta con numeri che battono di gran lunga i player successivi. Il gruppo, che ha chiuso il 2019 con un fatturato consolidato di 1,99 miliardi euro, a cui è corrisposto un 2020 pari a 746,7 milioni di euro (di cui 459,7 milioni per la divisione tour operating), ha una massa critica che è stata costruita a colpi di ‘merger’. Risale alla fine del 1900, l’acquisizione da parte di Alpitour di Francorosso, Viaggidea e Jumbo Tours, a cui è seguito il network Geo nel 2012. Pochi anni dopo, il gruppo italiano rileva Swantour, Press Tour e Sardegna.com, e nel 2017 Tamburi Investment Partners entra nel capitale del tour operator. Seguono le recenti mega-operazioni, ovvero il deal con Eden Viaggi nel 2018 e nel 2021 la fusione per incorporazione di Eden Viaggi e Press & Swan in Alpitour. Si tratta di un leader trasversale, che è attivo non solo nel tour operating, ma anche nelle divisioni aviation, hotel management, incoming e travel agencies. Storie di crescita per acquisizione riguardano anche altre realtà del mercato come Nicolaus Tour Operator, che ha acquistato nel 2018 Valtur e nel 2020 I Viaggi del Turchese. Settemari è entrato nel 2017 a far parte del Gruppo Uvet e ha acquistato nel 2019 il tour operator Jump. La diversificazione in altre attività, in particolare l’hotel management, è una strada che stanno perseguendo in molti. Tornando a Nicolaus, il gruppo ha altre due anime oltre al tour operating, ovvero l’hotel management e il real estate. Di fatto, per tutti gli operatori, l’idea è quella di posizionarsi su tutta la filiera turistica, dalla gestione e proprietà alla commercializzazione delle strutture e delle destinazioni turistiche. Sfruttando, di conseguenza, le sinergie che si vengono a creare tra le varie attività.