L’analisi di Assoturismo Confesercenti sull’andamento del turismo in Italia riporta le lancette indietro: il 2021 doveva essere l’anno della ripresa e invece i dati sono impietosi: -40,7% di presenze rispetto al 2019, ovvero 178 milioni di presenze mancanti e 67 miliardi di consumi turistici interni in meno. Con le grandi città a guidare in negativo la classifica con una perdita di quasi tre presenze su quattro. Si tratta di stime su dati Istat.
La categoria ‘grandi città’, che nell’anno precedente la pandemia aveva registrato circa un quinto delle presenze dell’intero territorio nazionale, registra nel 2021 un -73,4% e recupera solo marginalmente nel confronto con il 2020 (+2,8% le presenze). Molto male anche le città d’arte, che nel 2020 avevano registrato un crollo di quasi il -55% di presenze. Nonostante il recupero rispetto al 2020 del +29,8%, chiudono il 2021 con un netto calo rispetto al 2019, -40,9 per cento.
A pesare in negativo, dopo una stagione estiva su buoni livelli soprattutto grazie al turismo interno, l’ultimo trimestre del 2021: il forte riacutizzarsi degli eventi pandemici, con conseguenti restrizioni, peggioramento di aspettative e cautela nei comportamenti, ha sicuramente frenato la ripresa in atto fino alla fine dell’estate. A questo si aggiungono l’aumento dei costi della fornitura di energia elettrica (+15,3% nel 2021) e gas naturale (+22,2% nel 2021) a carico delle imprese e il ritorno di milioni di lavoratori allo smart working. In media d’anno circa 4 milioni di lavoratori hanno infatti continuato a lavorare da casa almeno due giorni a settimana e con la quarta ondata attuale i dati stanno rapidamente salendo a 5,5/6 milioni di lavoratori interessati.
Secondo una nota di Assoturismo Confesercenti, il combinato disposto di Omicron, smart working e caro-bollette è una vera e propria mannaia sulla testa delle imprese. Nel 2021, rispetto al 2019, mancano all’appello 67 miliardi di euro di consumi turistici interni (28 miliardi in meno solo nelle città d’arte) con la ricettività che perde 18 miliardi, la ristorazione e i pubblici esercizi che contano su 8 miliardi in meno di consumi e le agenzie di viaggio con una riduzione di 2,5 miliardi.
Dopo 2 anni di crisi, con perdite che sfiorano complessivamente i 100 miliardi, nei settori della ricettività, ristorazione, organizzazione viaggi e commercio, sono a rischio 50mila attività economiche con 250mila occupati. Tra queste, sono 20mila le imprese e 90mila gli occupati che svolgono attività nelle grandi città e nei comuni a vocazione culturale e artistica. I dati di inizio 2022 certificano ancora un netto calo di presenze turistiche.