Si è spento a 53 anni Gianni Batani, titolare insieme alla sua famiglia del gruppo Batani Select Hotels, che gestisce una decina di strutture ricettive a 4 e 5 stelle in Emilia-Romagna, tra cui lo storico Grand Hotel Rimini, nonché un hotel in Romania.
‘Figlio d’arte’, Batani ha da sempre respirato l’arte dell’accoglienza grazie al padre Tonino, storico albergatore romagnolo, da cui ha preso le redini del gruppo, occupandosi soprattutto dell’area amministrativa, insieme alle sorelle Cristina e Paola e alla madre Luciana.
Tanti i messaggi arrivati alla famiglia, tra cui quello di Confcommercio e di Federalberghi Ascom Cervia, di cui Batani faceva parte: “Un associato, un amico, erede del padre Antonio che con lungimiranza ha presieduto l’associazione e contribuito al rilancio dell’impresa turistica dell’intera riviera. Gianni ha saputo raccogliere l’eredità morale del padre, guidando insieme alle sorelle e alla madre l’attività di famiglia con lucidità, carisma e amore per il proprio lavoro. Sorridente e fraterno, determinato e accogliente, stimato da colleghi e dipendenti. Sono questi alcuni dei tratti che faremo nostri nel ricordarlo. Una morte prematura, inaspettata e dolorosa che segna la perdita di un imprenditore, di un uomo e di un amico. Mai, nemmeno con la morte, verrà meno la stima per Gianni. Nulla andrà perso perché siamo consapevoli e certi che la famiglia Batani saprà guidare al meglio l’impresa di famiglia con le stesse doti ereditate da Antonio”.
Batani lega il suo nome soprattutto al Grand Hotel Rimini, che è stato eletto ‘monumento nazionale’ ed è un emblema per la città e per tutto il mondo essendo legato alla figura di Federico Fellini, nato a Rimini nel 1920, e che soggiornava nell’hotel ogni volta che tornava nella città natale. Il noto regista, si legge nel sito dell’albergo, era affascinato dal Grand Hotel fin da bambino, quando si aggirava nel parcheggio dell’albergo di lusso “con l’occhio fisso sulle macchine scintillanti, vigilate da austeri autisti dagli stivali lucidi. Alla sera si incantava, nascosto dietro le piante, a guardare le gran dame dai vestiti lussureggianti che danzavano, languidamente, tra le braccia di cavalieri in smoking bianco, al ritmo delle musiche dei film americani. Fellini vedeva nel Grand hotel il luogo dell’immaginifico, del sogno, della magia”.