Il mondo alberghiero ha intercettato in modo pionieristico il tema del consumo responsabile. Secondo Filippo Bettini, sustainability and future mobility officer di Pirelli, l’hotellerie è chiamata a farne una leva reputazionale a livello di industry.
“La sostenibilità è una strada senza ritorno”. Muove da questa premessa (e certezza) la riflessione di Filippo Bettini, sustainability and future mobility officer in Pirelli. Ingegnere biomeccanico e un passato da manager in corporation di primo piano, Bettini è una delle voci di riferimento nell’industria rispetto alle politiche sostenibili e traccia con sicurezza i contorni di una visione sistemica dei processi culturali in corso.
Se volessimo fare il punto sul ‘valore’ della sostenibilità oggi, da dove dovremmo partire?
Oggi si assiste alla crescita strutturata di una coscienza collettiva su tematiche di sostenibilità che sono di fatto la ricetta giudicata più efficace per favorire la continuità dello sviluppo, perché solo una attenta gestione degli aspetti ambientali e sociali può assicurare una progressione del benessere.
Nel 2015 le Nazioni Unite hanno definito i ‘Sustainable Development Goals’, indicando 17 grandi capitoli, dalla fine della povertà e della fame nel mondo alla qualità della vita nei mari e nelle città. Rispetto a questa agenda 2020-30, l’atteggiamento dell’industria è stato inizialmente molto cauto, perché farsi carico di queste tematiche risponde all’intuizione felice di alcuni capi di azienda (come è stato fin dall’inizio per Pirelli) ma comporta un impegno di risorse, competenza e investimenti. Se dunque in una fase iniziale c’erano cautele e qualche riluttanza, oggi questo tema si è evoluto anche con l’intervento di elementi regolatori che stanno portando in molti settori a una forte accelerazione.
Perché questo tema non è solo una questione di marketing?
Se da un lato c’è la regolamentazione legislativa, dall’altro il contributo delle imprese è orientato all’innovazione tecnologica. Ogni miglioramento in termini di impatto ambientale, sicurezza ed equità è legato alla capacità di trovare soluzioni tecnologiche innovative. Dunque il tema sostenibilità non è legato al marketing ma ai processi di innovazione, anche se i due ambiti si valorizzano reciprocamente. Oggi possiamo misurare il valore della sostenibilità basandoci su molti Kpi, e, per esempio, in Pirelli siamo molto attenti alla rendicontazione perché questo influisce sui ricavi e sulle performance azionarie. Siamo leader mondiali nei rating di sostenibilità e quindi il mercato ci premia, con l’acquisto di pneumatici e di partecipazioni azionarie.
Le ultime sentenze sul greenwashing fanno bene o male al fronte sostenibilità?
Fanno male per certi aspetti, perché evidenziano un problema e minano la credibilità aziendale e a volte dell’intero settore. Nello stesso tempo credo siano situazioni inevitabili perché la tentazione di utilizzare come leva di comunicazione la sostenibilità oggi è molto diffusa. Ritengo comunque che la sostenibilità sia una strada senza ritorno. E certamente più le performance sono validate o certificate da organismi terzi, più cresce l’apprezzamento e la reputazione aziendale presso tutti gli stakeholder, non limitandosi ai soli azionisti.
C’è una sovraesposizione del tema? È utile o rischia di creare confusione?
Oggi certamente c’è un’emergenza ambientale legata al climate change e che rischia di mettere in secondo piano gli altri grandi temi: dai diritti umani alle condizioni di lavoro, dalla diversità all’inclusione. Inoltre dobbiamo avere la consapevolezza che la transizione energetica per mitigare gli effetti dell’innalzamento della temperatura richiede tempi adeguati di messa a punto.
Se guardiamo al mondo dell’edilizia community (con un focus sugli hotel) qual è il nodo cruciale nella sostenibilità?
Da osservatore ritengo che il mondo dell’hotellerie debba concentrarsi soprattutto in termini di infrastrutture sul tema legato alla sicurezza, che riguarda prima di tutto la fase di edificazione e poi quella della fruizione.
Il mantra ambientale non deve distogliere l’attenzione dalle altre priorità. Penso che il primo impegno per l’industria sia ridurre a zero gli incidenti sul lavoro e credo che la stessa attenzione debba valere anche per l’hotellerie. Credo che il mondo alberghiero abbia già intercettato in maniera pionieristica una tematica che è nelle agende dei prossimi anni, ovvero quella del consumo responsabile. Se oggi tutti sappiamo che l’attenzione agli asciugamani evita lo spreco d’acqua, è perché le strutture alberghiere hanno abbracciato questa tematica culturale da tempo. Un’attenzione simile si è spinta su energie rinnovabili e riciclo dei materiali. Ecco, l’hotellerie è chiamata a fare di questo processo una leva reputazionale a livello di industry.
E con riferimento ai trasporti?
Per noi – che ci occupiamo da 150 anni di mobilità – nel futuro deve essere sicura, pulita, efficiente e inclusiva. Esattamente in quest’ordine, perché la prima mission è ridurre gli incidenti stradali e dunque l’impatto ambientale evolve con il miglioramento dell’efficienza.
Guardando avanti, quali sono le parole chiave?
Inclusione e la spesso citata resilienza, che riassume tutte le variabili.
Nel Pnrr c’è un focus adeguato su questo fronte?
Il Pnrr è innanzitutto questo. Le missioni chiave sono tutte riferite alla sostenibilità in chiave trasversale, anche perché è risultato del green deal inserito nell’agenda della Commissione Europea in carica.
La vera domanda è un’altra, per l’Italia come per altri Paesi: siamo in grado di trasformare questi obiettivi in qualcosa di concreto e che crea valore? Le università, gli enti locali e le imprese dovrebbero concorrere come sistema superando le logiche che vedono una divaricazione tra ricerca pura e ricerca applicata.
Sostegni pubblici e investimenti privati, quale spinta pesa di più?
È importante che ci siano le due linee. È vero che l’azienda è chiamata a investire in tecnologia per seguire una ricerca di innovazione accelerata, ma deve anche essere premiata e valorizzata. La ricerca pubblica e quella privata si devono avvicinare per spingere sull’attuazione delle coordinate strategiche per il futuro.