Nel 2021, la spesa dei viaggiatori internazionali in Italia è aumentata del 25% rispetto al 2020, quella dei viaggiatori italiani all’estero di oltre il 30%, ma entrambi i flussi restano la metà di quelli nel 2019. I dati sono forniti da Banca d’Italia, che ha registrato registrato l’anno scorso un avanzo della bilancia turistica pari allo
0,5% del Pil, in marginale miglioramento rispetto al 2020, mentre il surplus era dell’1% per cento del prodotto interno lordo nel 2019.
L’analisi evidenzia che, nel quarto trimestre dello scorso anno, la spesa dei viaggiatori internazionali in Italia e quella dei viaggiatori italiani all’estero sono quasi triplicate rispetto allo stesso periodo del 2020. Nel confronto con il corrispondente periodo del 2019, si rileva una contrazione del 31,2% per i flussi in ingresso e del 42,5% per quelli in uscita.
Secondo Associazione Italiana Confindustria Alberghi, la situazione fotografa le difficoltà in particolare delle città d’arte, i principali hub del turismo italiano, dove si scaricano con estrema gravità gli effetti della crisi. “I dati di Bankitalia – osserva la presidente Maria Carmela Colaiacovo – confermano il lento percorso verso la ripresa avviato lo scorso anno ma oggi drammaticamente interrotto dalla guerra che sta facendo sentire i suoi effetti anche sul settore turistico alberghiero. stiamo registrando un fermo pressoché totale delle prenotazioni per i prossimi mesi. In particolare per quello che riguarda il turismo internazionale. Il dramma del conflitto ha imposto un nuovo duro colpo anche al nostro settore”.
La progressiva uscita dall’emergenza con la road map per il superamento delle misure anti-Covid su cui sta lavorando il ministro del turismo Massimo Garavaglia, secondo Colaiacovo, è certamente importante per riattivare almeno il turismo di prossimità. “Ma potrebbe non bastare – conclude – perché la combinazione della debolezza dei mercati e della crescita esponenziale dei costi legati all’energia ed alle materie prime, che pesa enormemente anche sul settore alberghiero, rischia di costringere il settore ad un ulteriore fermo che dopo due anni di pandemia non possiamo permetterci”