Un concetto nuovo per la Città Eterna, The Hoxton Rome, un albergo open-house, con una decisa apertura alla cittadinanza e alla fruibilità degli spazi interni, e con una forte impronta di design italiano anni 70. Inaugurato prima dell’estate 2021 nella Capitale e controllato da Ennismore (che a fine 2021 ha annunciato una joint venture con Accor), l’hotel si sta dimostrando attrattivo secondo quanto racconta a Pambianco Hotellerie il general manager Diego Di Gaetano.
“Dopo un inizio dell’anno al di sotto delle aspettative, dovuto al forte impatto negativo della variante Omicron – spiega il manager – il secondo trimestre dell’anno si presenta nettamente più interessante, i numeri sono
incoraggianti e gli ospiti internazionali stanno tornando a Roma, primi tra tutti gli americani”. I prospetti per la primavera e l’estate “sono molto incoraggianti – aggiunge – stiamo ricevendo prenotazioni e ci aspettiamo in generale una buona occupazione anche dovuta a soggiorni più lunghi durante i mesi estivi per gli ospiti internazionali che sceglieranno Roma e il Lazio per le vacanze”.
Di Gaetano non si sbilancia sulle previsioni di fatturato per quest’anno. “Siamo ancora in una fase delicata di opening, a cui si somma l’apertura durante la pandemia. Al momento è difficile avere previsioni solide non avendo anche uno storico pre-Covid a cui fare riferimento, ma in 5 anni il fatturato di camere e ristorazione dovrà essere sicuramente superiore ai 15 milioni”.
Il GM aggiunge che Roma sta vivendo un momento di grande crescita per quel che riguarda il settore
alberghiero, specialmente per i marchi di lifestyle: “Siamo felici con The Hoxton Rome di dare il nostro contributo nel ripensare l’hotellerie della città in chiave moderna e contemporanea. L’Italia in generale è un mercato molto interessante per il brand The Hoxton e non mancheranno nuovi progetti di apertura in futuro”.
The Hoxton Rome, che è il decimo albergo del brand a livello globale e segna l’arrivo del marchio di Ennismore in Italia, è stato ricavato dalla ristrutturazione di un edificio degli anni Settanta ai Parioli. L’hotel gioca su un concept che spinge in una direzione che si sta evolvendo in Italia. È infatti un open-house hotel, “un luogo dove tutti sono benvenuti – sottolinea il manager – sia gli ospiti che soggiornano sia i romani che cercano un punto di riferimento nel quartiere, dalla colazione al dopocena. La nostra lobby è uno spazio che si anima durante i diversi momenti della giornata, il bar Cugino è perfetto per le colazioni, i social table sono ideali per chi cerca
un posto per fare smartworking e il ristorante Beverly offre una cucina unica in città, fondendo elementi californiani al meglio dei prodotti locali. L’hotel è un luogo di incontro tra viaggiatori e comunità locale con un ricco calendario di eventi”.
Gli spazi interni sono stati riqualificati da Tétris Italia, e il managing director Philippe Sourdois spiega che l’albergo del futuro deve essere sinonimo di unicità e il target sono soprattutto le nuove generazioni di nomadi digitali: “L’hotel non è più solo uno spazio di transizione, ma diventa una vera e propria destinazione che invoca
un autentico senso di appartenenza. L’allestimento dello spazio dovrebbe riflettere questo aspetto con accessori e arredi che rendono facile rilassarsi, incontrarsi, socializzare, lavorare e molto altro”.
Secondo Sourdois, “il consolidamento di questa tendenza per i gestori degli hotel costituisce un fattore molto positivo, perché l’hotel vissuto in questo modo attira tanto business dalla comunità locale quanto dai visitatori della città. È una destinazione che rigenera i quartieri e li riconnette alla città grazie ad opere di riqualificazione del territorio che arricchiscono l’urbanistica rendendo le città più attraenti”.