Quasi due anni di lavori e 20 milioni di euro di investimento per riportare Park Hyatt Milano, nell’intenzione della proprietà, a essere un punto di riferimento dell’hotellerie milanese e italiana. Il 5 stelle si presenta rinnovato, grazie a un estetica contemporanea che mira a valorizzare la sua posizione strategica a un passo dalla Galleria Vittorio Emanuele II.
Il re-opening dell’albergo è avvenuto a marzo dopo un intervento capillare che ha visto rifatte completamente – grazie al progetto dello studio di architettura internazionale Muza Lab – le camere e le suite ma anche le aree comuni, dal lounge La Cupola al bar Mio Lab realizzati dall’architetto Flaviano Capriotti. *
“Ripartiamo con grande slancio – racconta Simone Giorgi, General Manager del Park Hyatt Milano – e sono orgoglioso di dire che lo facciamo grazie all’entusiasmo di un team eccezionale che non vedeva l’ora di tornare a essere al centro dell’ospitalità milanese di alta gamma. Come sempre attenzione al dettaglio ed empatia con l’ospite sono gli elementi clou del nostro modo di accogliere, anche i tanti stranieri che stanno tornando finalmente a farci visita. Non siamo ancora a pieno regime con le 106 camere che fanno parte della nostra offerta ma in alcuni momenti dello scorso mese di aprile, dopo poche settimane dalla riapertura, abbiamo già registrato il tutto esaurito”.
L’obiettivo di Nepa, società a cui fa capo l’hotel che è composta al 70% da Omega Capital e al 30% da Hyatt Hotels Corporation, resta quello di valorizzare la milanesità della struttura mettendola al servizio di una proposta cosmopolita che vede in Milano l’hub italiano insuperabile nell’attirare la clientela internazionale. “Grazie al grande investimento economico – continua il general manager – non solo abbiamo ‘rinfrescato’ lo stile del nostro 5 stelle lusso, ma abbiamo fatto anche importanti interventi strutturali che rendono il Park Hyatt all’avanguardia in tecnologia e sicurezza. Abbiamo ad esempio implementato un nuovo sistema di areazione che garantisce un elevato livello di pulizia dell’aria nelle camere e negli spazi comuni; e ancora abbiamo sostituito ben 25 km di tubature di acqua corrente che corrono in tutto lo stabile e che sono stati rifatti per garantire un utilizzo migliore e più accurato sia agli ospiti che al personale”.
Un percorso virtuoso che si è concluso con la riapertura anche del ristorante gastronomico dell’albergo: ribattezzato Pellico 3 (in omaggio al civico di via Silvio Pellico sul quale si affaccia), il locale si estende su uno spazio di 120 metri quadri e ospita al suo interno 28 coperti nella sala principale e 10 nella private dining room. Il design è stato curato dallo studio Flaviano Capriotti Architetti che ha creato uno spazio luminoso e accogliente, dal mood londinese che si sposa con l’accurata selezione di opere d’arte contemporanea proposta sulle pareti dalla galleria d’arte Cardi Gallery. “Per arrivare alla scelta dello chef – dice Simone Giorgi – ho fatto un percorso di ricerca che andasse a trovare un nuovo talento in grado di dare un tocco di personalità innovativa e di stacco rispetto al pur grande passato rappresentato dalla cucina stellata di Andrea Aprea, che era in precedenza da noi ma che ha deciso di fare un percorso diverso”. La scelta è così caduta sul giovanissimo Guido Paternollo, chef che nasce ingegnere e che poi si è formato nelle brigate dei tristellati Enrico Bartolini, Alain Ducasse e Yannick Alléno. “Ripartiamo – conclude il manager – da un profilo giovane e milanese per dare continuità anche allo stile cittadino e insieme globale che ci rappresenta. Abbiamo in cucina un talento che rientra e che propone una cucina fresca e coinvolgente, basata sugli ingredienti vegetali e sulla leggerezza, senza uso di grassi animali e cotture lunghe e impegnative. Questo anche perché ci siamo accorti che oggi nel post pandemia è cambiata la modalità della ristorazione d’alta gamma: l’ospite non vuole più passare troppe ore a tavola, ma piuttosto godersi il momento grazie a una cucina buona e non cerebrale. Perché al ristorante si va per stare bene e non per sforzarsi a comprendere il senso dei piatti”.
*Notizia integrata il 18 maggio alle ore 17.30