In un momento in cui il problema della mancanza di personale nell’hotellerie è particolarmente avvertito e viene spesso commentato dando la colpa al reddito di cittadinanza e alla mancanza di ‘spirito di sacrificio’ da parte dei giovani, Michil Costa è una voce fuori dal coro.
L’imprenditore, che gestisce tre alberghi (Hotel La Perla e Berghotel Ladinia a Corvara e Albergo Posta Marcucci in provincia di Siena) racconta a Pambianco Hotellerie la sua visione del rapporto con la ‘forza lavoro’ e ritiene che, nonostante arrivino nei suoi hotel meno curricula di un tempo, questo problema non è per lui così gravoso come in altre strutture. La motivazione va cercata, si intuisce parlando con l’imprenditore, nel modello di lavoro che viene proposto ai collaboratori.
Il patron dell’Hotel La Perla persegue una filosofia che si basa sull’economia del bene comune e sulla condivisione delle decisioni. “L’ospitalità – racconta – è un concetto che riguarda non solo gli ospiti ma deve essere esteso anche ai collaboratori. Tutti i lavoratori vanno integrati nella gestione aziendale, ognuno deve essere coinvolto ad ogni livello e deve avere potere decisionale sulle scelte da prendere. L’importante è creare spazi di discussione in cui tutti gli operatori, compresi camerieri e housekeeper, possano esprimere il loro parere sui cambiamenti che si vogliono apportare alla gestione dell’hotel”.
L’integrazione degli operatori nella realtà aziendale inizia fin dall’inizio, quando, appena assunto, il dipendente ha la possibilità di lavorare a rotazione in tutti i reparti alberghieri, dalla spa alla cucina al front office e all’amministrazione, per capire le criticità delle diverse attività.
Sulla base di questa filosofia, Costa vorrebbe fare un passo in avanti: “Vorrei che i collaboratori si autogestissero i loro stipendi, cioè che siano loro a decidere quanto è giusto guadagnare in base al lavoro che fanno e alla realtà in cui operano. Non ho timore che facciano i ‘furbi’, perché loro conoscono i bilanci, tutti i lavoratori sanno quanto fattura la società, sanno che la famiglia Costa non prende dividendi e conoscono qual è l’incidenza del costo del personale. Il mio obiettivo è far crescere questi ragazzi, voglio che siano in grado di ragionare da imprenditori e che abbiamo uno sviluppo professionale e umano”.
Costa va addirittura oltre, con un sogno nel cassetto: “In futuro vorrei che gli stipendi venissero pagati in base ai bisogni di ognuno. La mia idea è che la persona che ha più necessità, ad esempio una madre con tre figli, debba essere pagata di più rispetto a colui che ha minori esigenze, a parità di lavoro. È un concetto estremo, ma molto importante per me e so che sarà difficile da accettare per i miei manager. Io non impongo la mia volontà, tutte le decisioni devono essere prese insieme con i manager e tutti gli operatori, per cui avanzerò questa proposta e nel tempo si discuterà”.
Tornando al tema attuale della mancanza di collaboratori nel turismo, l’imprenditore avanza un suggerimento: “Perché non prenderli in Ucraina? Se l’Hgv (associazione albergatori dell’Alto Adige) fosse ‘visionaria’, metterebbe in piedi un progetto attraverso un portale dove offrire possibilità lavorative, sia per personale esperto sia per chi si vuole cimentare in un lavoro nuovo. Bisognerà organizzare un corso base gratuito con lezioni di lingua italiana/inglese sponsorizzato da Provincia o Stato, e successivamente le assunzioni dovrebbero avvenire in modo semiautomatico con la sola richiesta di permesso di soggiorno. Spetterà poi agli imprenditori, cioè a noi, formarli. La barriera linguistica è superabile, visto che i giovani ucraini l’inglese lo parlano, e il resto lo si mette in piedi. Con flessibilità e spirito imprenditoriale, olivettiano, direi”.