Questi due anni di pandemia hanno creato grandi sofferenze per il turismo, che è stato il primo settore a entrare in crisi e probabilmente sarà l’ultimo a uscirne. Le conseguenze di questa emergenza sanitaria hanno però aperto nuove strade. Le ha tracciate Bernabò Bocca durante la 72esima assemblea di Federalberghi, che si è svolta a Parma.
“Appena sono state allentate le misure di sicurezza in Italia – ha esordito il presidente dell’associazione – improvvisamente migliaia di turisti sono arrivati nella Penisola. La Pasqua e il weekend del 25 aprile sono stati sold out e ci fanno sperare bene per la stagione estiva. Il ritorno degli stranieri è stato importante, gli americani sono arrivati in numero superiore a quello che ci aspettavamo e questo fa ben sperare in una ripresa delle città d’arte. Vorrei far notare che ancora più importante è che gli italiani, nonostante possano viaggiare all’estero, continuano a trascorrere le vacanze nel Belpaese. I turisti italiani sono il primo mercato per noi. Probabilmente rimarranno all’interno dei confini anche quest’estate. Abbiamo fidelizzato questi viaggiatori, che hanno capito che c’è ancora tanto da vedere e da scoprire nel Paese più bello del mondo”.
Bocca ha continuato sottolineando quanto sia importante oggi il food & beverage all’interno di un hotel e ha fatto riferimento a una ricerca che ha rilevato che l’89% delle strutture ricettive italiane offre servizi ristorativi, tra stellati e tradizionali: “Il problema è che, a causa dell’accanimento burocratico, alcuni alberghi non riescono a ottenere le licenze per aprire il ristorante anche ai cittadini. Nel 75% dei casi, la struttura ricettiva si è munita delle autorizzazioni necessarie per somministrare alimenti e bevande anche ai clienti non alloggiati (72% per il bar e 80% per il ristorante). Nel rimanente 25% il servizio è rivolto solo agli ospiti dell’albergo, ma molti di questi hotel si aprirebbero volentieri al pubblico esterno, se il comune lo consentisse”.
Il numero uno di Federalberghi ha snocciolato i dati del settore: nel 2019 il valore aggiunto dei servizi di alloggio è stato di 27 miliardi di euro, mentre nel 2020 si è dimezzato (-54%) e il 2021 ha registrato un calo del 32% sul 2019. Analogo segnale per le presenze turistiche: il 2020 si è chiuso con una perdita di 228 milioni di pernottamenti (-52,3%), con punte che in alcune località hanno superato l’80 per cento. Nel 2021 sono mancate all’appello 156 milioni di presenze con un calo del 35,8% rispetto al 2019, di cui 118 milioni relative ai turisti stranieri. “Un dato allarmante – ha aggiunto – considerato che in un anno ‘normale’ i turisti internazionali contribuiscono per il 50,5% al totale dei pernottamenti e che la loro spesa contribuisce al saldo della bilancia commerciale per 44,3 miliardi di euro. Infatti, nel 2021 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è diminuita di oltre 22,5 miliardi di euro con un calo del 50,9% rispetto al 2019”.