Un albergo diffuso, di dimensioni contenute, in un piccolo borgo dell’Umbria, una di quelle realtà ‘nascoste’ dai circuiti turistici tradizionali e anche per questo sorprendente nella sua bellezza e che coglie al volo una grande opportunità, quella della destagionalizzazione. Torre del Nera Albergo Diffuso & Spa conta infatti 16 appartamenti (un tempo dimore di duchi e duchesse) sparsi tra i vicoli acciottolati del borgo di Scheggino, in provincia di Perugia, e 12 camere nel corpo centrale dell’albergo nato dal recupero dei ruderi dell’antico castello e delle mura fortificate.
Un modello di ospitalità che non si basa sui grandi numeri ma che sta giocando la sfida del turismo ‘no season’, come racconta a Pambianco Hotellerie Fulvio Badetti, general manager dell’hotel: “Questo tipo di accoglienza è diffusa anche nel tempo, non solo nello spazio. Offriamo esperienze da vivere in ogni stagione, infatti siamo pressoché sempre operativi, essendo aperti 11 mesi su 12”. L’obiettivo dell’albergo è di inserire gli ospiti nell’atmosfera del borgo medievale e di permettere ai turisti di ‘vivere’ il paese dall’interno, insieme ai suoi abitanti, in mezzo alle case e ai vicoli che fanno parte della quotidianità di Scheggino. “Per questo modello di accoglienza – ribadisce Mariella Giannattasio, owner della struttura – è importante che il borgo sia abitato, altrimenti diventerebbe l’ennesimo ‘villaggio’. Soggiornare a Torre del Nera invece consente di conoscere l’Umbria meno convenzionale, che è anche un po’ mistica, e permette di sperimentare itinerari articolati, cioè non solo naturalistici ed enogastronomici ma anche culturali e spirituali”.
Queste opportunità di viaggio slegate dai classici concetti di vacanza sono importanti per il sistema-Italia, che vive da anni (a parte la parentesi pandemia) il problema del depauperamento delle sue risorse dovuto alla massificazione del turismo. Continui sono infatti gli appelli del ministro del Turismo Massimo Garavaglia al settore per allungare la stagionalità, per combattere l’overtourism a favore dell’undertourism, cioè di un turismo ‘lento’, alla ricerca di località meno conosciute e vissuto in diversi periodi dell’anno, anche in quelli cosiddetti di bassa stagione.
Questa caratterizzazione ‘no season’ di Torre del Nera ha permesso all’albergo di raggiungere risultati in crescita: “Abbiamo chiuso il primo trimestre dell’anno – sottolinea Badetti – con una crescita del fatturato del 20% e stimiamo che questa sarà la percentuale di incremento in tutto il 2022. Quest’estate ci aspettiamo un tasso di occupazione attorno all’80% e sarebbe un grande risultato perché in Valnerina (la valle attraversata dal fiume Nera, dove sorge Scheggino, ndr) non è assolutamente semplice raggiungere questa percentuale”.
Le performance di questo modello di ospitalità sono legate anche alle tendenze che si stanno affermando dopo due anni di emergenza sanitaria: “Questo periodo di pandemia – aggiunge Giannattasio – ha portato a nuove esigenze e molti turisti adesso cercano distanziamento, sicurezza, contatto con la natura e autenticità. Tutte caratteristiche che si possono vivere all’interno di un albergo diffuso, dove anche gli ospiti sono ‘diffusi’ ma non isolati, perché integrati in un borgo vivo. Anzi, dopo la nascita della nostra struttura, Scheggino è diventata ancora più vitale, perché il nostro investimento ha stimolato reazioni a catena che hanno portato alla nascita di piccoli negozi e di attività di ristorazione artigianale per i turisti”.
L’investimento di cui parla la proprietaria dell’albergo ammonta complessivamente a sei milioni di euro, che sono l’esito dell’avventura imprenditoriale della famiglia Giannattasio, a partire dal capostipite Gabriele, dal 1967 fondatore e proprietario di Iterchimica. Imprenditore ma anche viaggiatore, Giannattasio ha costruito negli anni Settanta due hotel a Livigno (poi venduti) e alcune ‘posada’ a Los Roques in Venezuela. Per caso, ha scoperto Scheggino, di cui si è innamorato e ha iniziato ad acquistare case da ristrutturare, ispirandosi ai principi dell’architettura originaria ecosostenibile. “La ristrutturazione è durata parecchi anni – commenta la figlia Mariella – anche perché abbiamo recuperato tutto con estrema attenzione alla storia del borgo. Il progetto non è ancora totalmente completato perché per l’anno prossimo vorremmo ristrutturare e recuperare un’altra casa che è in rovina e farne quattro suite, comunicanti tra loro a due a due, affinché siamo adatte anche a famiglie con bambini”.
Gli appartamenti dell’albergo diffuso sono decorati con maioliche, pietra viva, travi a vista e cotto, in omaggio alla tradizione umbra, nonché dotati di camini e cucina. Nel corpo centrale, oltre alle camere, si trova il ristorante con degustazione dei prodotti del territorio (ad esempio, asparago selvatico, tartufo nero, erbe spontanee come artemisia, alliara e salicornia) e la spa affacciata sulla Valnerina: l’area di 400 mq comprende una piscina con acqua riscaldata tra i 28 e 32 gradi, idromassaggio, sauna finlandese, bagno turco, stanza del sale Halos e area relax con tisaneria, a cui si aggiunge un giardino terrazzato di 300 metri quadrati.
Per quanto riguarda le località meno conosciute di cui parlano Badetti e Giannattasio, si citano il borgo Pale, rinato dopo il terremoto, Narni ‘sottorranea’, città sotto la città che è stata scoperta per caso da giovani speleologi che hanno riportato alla luce la chiesa di San Michele e le celle dell’Inquisizione, e La Scarzuola, la ‘città ideale’ dell’architetto Tomaso Buzzi, che consente un inedito ‘viaggio iniziatico’ alla ricerca di se stessi.