Viareggio e la Versilia tornano a sfoggiare un fiore all’occhiello, l’unico ristorante bistellato della costa toscana, che è un valore aggiunto dell’offerta turistica. Riapre infatti Il Piccolo Principe, ristorante del Grand Hotel Principe di Piemonte premiato con due stelle Michelin.
Il ristorante ha ripreso la sua attività, solo a cena, in un ambiente intimo e accogliente e sotto la guida esperta dello chef Giuseppe Mancino. Il nuovo menù, racconta una nota dell’hotel, è stato realizzato prevedendo in carta piatti divertenti, gustosi, stimolanti. Del resto lo chef guarda al mondo ma resta fedele alle sue origini campane e alle prelibatezze della Toscana, sua patria di adozione. Due cucine che sono in grado di offrire alternative di mare e di terra con l’unico obiettivo di far star bene chi si siede a tavola.
Mancino fa anche alcune anticipazioni sui menù: “Proponiamo il nostro signature menu con i piatti storici del ristorante. Ci saranno l’intramontabile calamarata che ha 18 anni di storia, la triglia alla pizzaiola, il sushi toscano, una rivisitazione del pesce in crosta di sale servito con la misticanza del nostro orto biodinamico e accompagnato dalla maionese di Yuzu”. Spazio anche a un menù green con piatti vegani e vegetariani. “Sarà un mix di sensazioni e ispirazioni – dice lo chef – frutto anche dei miei viaggi all’estero”.
Novità anche nel servizio con la presenza del nuovo maitre Alessio Di Iorio con esperienze a Londra e all’Osteria Francescana di Massimo Bottura. La carta dei vini è affidata alla giovane sommelière italiana Francesca Pellegrini.
La proprietà ha realizzato anche investimenti sugli ambienti. Una novità è l’acquisizione di opere dell’artista Francesca Pasquali. Si tratta di un progetto site-specific dal titolo “Setole”, realizzato in collaborazione con Marco Casamonti & Partner, Archea Associati. Partendo dall’osservazione delle trame compositive con cui la natura crea le sue forme, l’artista cerca di riprodurne le strutture e i pattern attraverso la materia del proprio tempo. Pasquali trasforma i materiali plastici e industriali in ambienti di grande complessità e lenta elaborazione. Utilizza tecniche antiche quanto l’uomo, quali la tessitura, l’accumulo, l’intreccio.