Il post-pandemia farà emergere nuove strade per il mondo dell’hotellerie. Dei trend del futuro ormai alle porte ha parlato Nicola Del Vecchio, consulente di marketing e hotel strategist di Teamwork Hospitality, nel corso dell’evento Guest Lab che si è svolto a Milano.
Del Vecchio ha sottolineato che il periodo che ci aspetta sarà il ‘never normal’ e non più il ‘new normal’ come si diceva pochi mesi fa: “Il never normal è l’insieme di abitudini che ci porteremo dietro dalla pandemia e che non cambieremo mai più. Alcune cose infatti non saranno mai più come prima. Ad esempio, si è scoperto che il tempo è fondamentale e per questo la tecnologia che aiuterà gli hotel a ottimizzare il check-in o altri processi, al fine di evitare sprechi di tempo, sarà vincente. Le nuove generazioni, già oggi, danno più importanza al tempo rispetto ai soldi. La vera sfida, quindi, è riuscire a creare modelli di business per questi viaggiatori”.
I giovani inoltre sono amanti di videogame, molto più che nel passato, al punto che la generazione-gamer è diventata un nuovo target di marketing e di business. Non a caso Atari, società statunitense produttrice di videogiochi, sta progettando un hotel, creando un mix tra turismo e attività ludica. Un altro esempio in questa direzione è The Arcade Hotel ad Amsterdam, il primo videogame-hotel che è organizzato con consolle in tutte le camere e negli spazi comuni, con possibilità di partecipare a tornei. “Attorno a questa attività ludica – ha spiegato Del Vecchio – si organizzano una serie di servizi ad hoc e differenti dagli hotel tradizionali. Ad esempio, i gamer giocano molto di notte e, di conseguenza, nell’albergo olandese le camere dispongono di frigo bar più capienti rispetto a quelli ordinari e dotati soprattutto di bevande energetiche.
Un altro fenomeno che si sta diffondendo è quello dei nomadi digitali, cioè dei lavoratori che non hanno ufficio e non lo vogliono. Per fare un esempio, Airbnb ha recentemente annunciato lo smartworking totale (o quasi) per i propri dipendenti. Questo è un business che gli hotel devono cogliere al volo. Non a caso il brand sudamericano Selina ha creato hotel totalmente organizzati in funzione co-working, indirizzati proprio ai lavoratori che si spostano in diversi Paesi e svolgono la loro attività da remoto e da ogni luogo”. Creare un hotel con questa destinazione d’uso significa utilizzare una serie di accorgimenti, come i tavoli cablati, l’illuminazione giusta, le regole per il silenzio, cioè spazi pop-up in cui sia possibile fare call in assoluta tranquillità e tenere corsi di formazione. Un business, quello dei nomadi digitali, che si sta facendo sempre più consistente, al punto che il colosso dell’hotellerie Accor ha deciso di scendere in campo con il brand di co-working Wojo.
Del Vecchio ha aggiunto che il never normal porterà ad altri trend, tra cui la voglia di socialità e il ‘travel podding’, cioè la propensione a viaggiare in gruppi di persone con cui si è affiatati. A questa tendenza farà da contraltare un’altra, propria delle generazioni più giovani, ovvero il desiderio (e la sfida) di viaggiare in solitaria. I ‘solo traveller’ un tempo erano viaggiatori quasi esclusivamente stranieri, invece si sta diffondendo questa modalità di viaggio anche tra gli italiani, tanto che nascono ‘capsule hotel’ o altre strutture ricettive pensate proprio per questo target.
“Infine – ha concluso Del Vecchio – noto una grande richiesta di membership club, cioè di alberghi a cui ci si può ‘abbonare’ per avere alcuni servizi esclusivi, in linea con il concetto di Soho House, e tra questi, cito The Ned a Londra. La creazione di club a pagamento è anche un modo per gli hotel di diversificare il loro business”.