l rilancio del comparto turistico è messo sotto scacco dalla carenza di personale. Federalberghi punta il dito sul reddito di cittadinanza. Confindustria Alberghi evidenzia la necessità di riqualificare. E la formazione accelera sull’online.
Restaurant manager e commis di sala, maître e chef de rang, ma tutto sommato anche il ‘semplice’ cameriere con referenze. Sono queste le figure più ricercate non solo nella ristorazione, ma anche nel mondo hotellerie. Secondo le stime di Confindustria Alberghi, oggi mancano 45mila figure occupabili nel settore e la carenza, pur generalizzata, vede l’area food & beverage maggiormente in sofferenza. “Questi dati sono frutto di una stima abbastanza attenta – evidenzia Maria Carmela Colaiacovo, presidente dell’associazione confindustriale – anche se una variabile difficile da definire è legata ai numeri di contratti a termine e stagionali, per cui una fotografia puntuale sarebbe ogni giorno diversa”.
Se si guarda poi all’intero comparto turistico, le stime riferite in sede ufficiale dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia sono ben più alte. Si parla infatti di un deficit di circa 250mila addetti rispetto alla domanda di un sistema di piccole e grandi imprese che sta uscendo dalla crisi pandemica. E in qualche località turistica gli hotel si strappano il personale a suon di benefit.
Se il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha in più occasioni puntato l’indice sul reddito di cittadinanza – attirandosi le critiche di chi sostiene che siano i contratti di lavoro penalizzanti e poco appetibili – lo stesso ministro ha riconosciuto la necessità di adottare dei correttivi al reddito di cittadinanza per incentivare l’offerta di professionalità per posizioni stagionali.
Esodo da Covid
Riguardo ai settori più penalizzati, Confindustria Alberghi ritiene che la carenza di personale qualificato pesa di più nel f&b. “I servizi di sala e cucina sono in grande sofferenza – rimarca Colaiacovo – perché le figure sono ricercate anche negli ambiti extra alberghieri. Era una tendenza già in essere prima del Covid, ma con la pandemia è esplosa: molti professionisti anche impiegati stabilmente sono passati attraverso due anni difficili, talvolta trovandosi in cassa integrazione per lunghi periodi, e questo ha spinto a cercare sbocchi in altri settori. Una situazione così pesante avrebbe messo in difficoltà chiunque; molti lavoratori del comparto hospitality si sono reinventati professionalmente e ora mantengono le nuove posizioni”.
Ora che si respira una vera ripartenza e in ambito turistico i segnali sono ottimi, “forse la percezione è di un ritorno rischioso per chi ha intrapreso altre strade – ammette la presidente – e anche se gli hotel oggi garantiscono il posto, le incertezze rimangono”.
Rispetto al nodo critico del reddito di cittadinanza, “è chiaro che il rischio di perdere il sussidio per un impiego magari temporaneo è un freno per alcuni – chiosa – e l’ipotesi lanciata dal ministro Garavaglia, che permetterebbe di mantenere una quota del reddito integrativo, potrebbe dare un po’ di respiro”.
Un altro fronte di carenza strutturale è quello della formazione. “Già prima della crisi tutti eravamo molto impegnati sul tema formazione – aggiunge Colaiacovo – perché il mondo dell’hotellerie è talmente cambiato da rendere inadeguati i modelli formativi tradizionali. Oggi servono competenze più sofisticate e il lavoro è divenuto più complesso, ogni struttura ha una propria anima e un modello unico di business che gli operatori sono chiamati a interpretare. Eppure la propensione al cambiamento non è sempre la chiave delle proposte formative per il nostro settore”. Oggi nuove modalità e nuovi approcci stanno emergendo (a Venezia e a Firenze, ad esempio), ma devono consolidarsi nel post-crisi. La pandemia ha infatti colpito duro la scuola e soprattutto quella formazione che non può esser gestita a distanza, come l’operatività in cucina o in sala. “Prima di Pasqua, quando è improvvisamente ripartito tutto, ci siamo trovati con un boom di domanda e poche risorse disponibili”, afferma la presidente, che rilancia sul valore della crescita professionale anche in un mondo in cui la stagionalità è la cifra dominante. “Un intervento sul cuneo fiscale può risultare dirimente per il nostro settore, che è e rimarrà labour intensive”, conclude Colaiacovo.
Formazione multilivello
Nel frattempo il mondo della formazione è in evoluzione e punta sulla flessibilità delle conoscenze e dei processi di trasmissione. “Il Covid – evidenzia Francine Cuagnier, head of marketing al Glion Institute of Higher Education – ha accelerato e modificato strutturalmente a lungo termine le aspettative in termini di apprendimento e formazione. Il gap di competenze nel settore dell’ospitalità e del turismo è molto ampio, ovunque, e di conseguenza la richiesta di formazione è ad oggi molto alta, così come le opportunità di carriera. Ad esempio, il gruppo alberghiero Accor (stando al sito web corporate) ha oltre 21mila posizioni aperte ad oggi. In questo senso, la formazione online è fondamentale, grazie alla sua capacità di adattarsi alla diversità, superando le barriere spaziali, temporali e personali”. Come partner dell’Accademia online di Unwto, Glion ha un punto di osservazione privilegiato rispetto ai trend del mondo formazione. “Una delle priorità più forti dell’Unwto è quella di digitalizzare l’istruzione – premette Cuagnier – per renderla più accessibile e utile a tutti. La Tourism Online Academy è una piattaforma che fornisce corsi online autogestiti dalle migliori università del mondo concentrati su turismo, ospitalità e gestione delle destinazioni. Questa esperienza si rivolge a coloro che desiderano migliorare o integrare le proprie competenze attuali per adattarsi a questo settore in rapida crescita ed evoluzione”. E in quest’ottica proprio il Glion Institute (per celebrare il 60esimo anniversario) ha lanciato un corso online gratuito centrato sul lusso. Se da un lato i processi di crescita personale sono una esigenza assodata per il management, l’attenzione deve crescere sui livelli intermedi. “Lo sviluppo continuo delle competenze e delle conoscenze individuali è diventato una necessità nella carriera di tutti i professionisti – sottolinea la manager – e attualmente rappresenta il principale fattore di occupabilità. Per i datori di lavoro, garantire lo sviluppo di dipendenti ad alto potenziale e guidarli verso posizioni di leadership è un fattore chiave per attrarre e trattenere i talenti. Nei nostri master, ad esempio, puntiamo a rispondere alla domanda specifica di upskilling o reskilling nei settori del lusso e dell’esperienza”.