Il restyling era iniziato con la chiusura invernale a fine 2020, ma con la stagione 2022 il Grand Hotel Principe di Piemonte – icona della Versilia dagli anni Venti – ha riaperto come 5 stelle lusso e i prospect sono positivi. Il progetto di ristrutturazione è stato quasi completato e ha portato a rivisitare l’offerta in una chiave più contemporanea e versatile, spingendo sulle suite, senza rinunciare al fascino storico.
Oggi l’hotel di Viareggio (Lu), membro di The Leading Hotels of the World, nella struttura su cinque piani del palazzo liberty dispone di 88 camere di cui 30 suite, ma è anche una destinazione gourmet, in particolare per la presenza del ristorante 2 stelle Michelin Il Piccolo Principe sul lungomare. Al quinto piano si trovano invece il ristorante Maitò Viareggio, La Terrazza Rooftop Bar e la Champagnerie.
Nel 2023 si compirà la terza fase di ristrutturazione, ma intanto le prenotazioni fioccano e il general manager Stefano Plotegher non nasconde l’ottimismo.
Plotegher, come si è chiuso il 2021 e qual è il trend nel 2022?
Lo scorso anno, a quest’ora, avevamo grandi dubbi, ma poi la stagione estiva è andata molto bene. Alla fine abbiamo chiuso con numeri superiori al 2019 per luglio e agosto, con un’occupazione vicina al 94% e ricavi superiori al pre-Covid. È chiaro che nel 2019 eravamo una struttura con attività annuale e quindi manca un pezzo di operatività per fare il paragone, dato che per i lavori abbiamo chiuso a fine ottobre, oltre ad esser assente la componente congressuale e di eventi.
Un cambio di pelle accelerato dal Covid?
Il progetto della proprietà era legato alla trasformazione della struttura in un 5 stelle lusso ed è più ampio, perché prevede l’inserimento dell’Excelsior dal 2024. L’obiettivo è far diventare Viareggio un punto di riferimento per l’ospitalità di lusso su tutta la costa.
Qual è il prospect 2022? Sarà recupero pieno?
C’è una pressione molto forte che si sente. Sono tornati gli americani e poi da quest’anno, con l’ingresso tra i Leading Hotels of the World, ci siamo posizionati nettamente sul mercato del lusso che sta andando molto bene. Contiamo di fare meglio dell’anno scorso, non tanto in termini di occupazione (eravamo già saturi), ma senz’altro guadagneremo in termini di average, cioè di ricavo medio per camera.
Quali sono i driver della ripartenza per il settore e, nello specifico, per voi?
Per noi sicuramente lo slittamento verso l’alto del target. Per il settore una maggiore attenzione focalizzata sulla qualità. Emerge poi un trend trasversale nel segno della sostenibilità. Ad esempio, per noi la ricerca nel food è orientata su prodotti di alta qualità a km zero, con tracciabilità di tutta la filiera.
Quali invece gli ostacoli?
Ciò che non è prevedibile o pianificabile è un ostacolo. Dagli anni Novanta ad oggi ci siamo lasciati alle spalle diverse crisi (inflazione, attentati, guerre, crack bancari) e anche allora abbiamo dovuto trovare un modo per ripartire.
Cosa non sarà più come prima per l’hotellerie?
La leggerezza. Credo non saremo più spensierati nel nostro lavoro. Ora è tutto molto più studiato e chi viaggia è più consapevole rispetto alle norme di pulizia e sicurezza. In realtà, vale lo stesso con riferimento alla crisi climatica: abbiamo consapevolezza della necessità di un circuito virtuoso, dato che l’ecosostenibilità è diventata un must.
In questo contesto il lusso è favorito?
Certamente. Nel senso che c’è sempre stata attenzione sulla sostenibilità e ci possiamo permettere di essere un passo avanti. Noi abbiamo una risorsa dedicata al quality management e quando scegliamo i fornitori verifichiamo come producono, se sono certificati, se rispettano le norme sul lavoro. Cerchiamo di operare a 360 gradi.
Impennata dei costi e crisi geopolitica. Quanto impatta sul vostro mercato? Avete dovuto ritoccare le tariffe?
Senz’altro pesa, perché le bollette le abbiamo viste tutti e sono pesanti. Ci aspettiamo un’impennata anche dei prezzi di farine e grani e olio. È da capire, entrati in fase operativa, quanto incidono come costo variabile sul risultato finale. Per noi sarà necessario allineare i prezzi di vendita ai rincari con tariffe dinamiche, ma al momento l’aumento è legato alla riqualificazione della struttura e al nuovo posizionamento.
Nuovi target e nuove progettualità?
Oltre alla terza fase di ristrutturazione del Principe di Piemonte, inizierà quella dell’Excelsior. Aspettiamo i progetti definitivi, ma nel 2024 dovrebbe compiersi il recupero di una struttura che rappresenta un patrimonio artistico.
Ota, online, nuovi canali. È mutato il vostro approccio al mercato?
È in continua evoluzione, velocissima. Adesso è il web che detta il ritmo del mercato, ma abbiamo visto tour operator e Ota adeguarsi ai trend di prenotazione dei clienti, passando da listini e contratti statici a proposte dinamiche. Usufruendo dei ‘best available rate’ si allineano al web. Nel frattempo Google è diventato un meta-operator, per cui una semplice ricerca conduce a strutture e proposte, dunque già online c’è una guerra nella guerra. O forse è una opportunità nelle opportunità. In fin dei conti Google va saputo usare, come le Ota.
Si lamenta una carenza di risorse umane e competenze nel settore. Come fate fronte a questo problema?
Siamo esposti a questa difficoltà e direi che l’abbiamo sentita più forte nel momento in cui la struttura è diventata stagionale. Molti dei nostri caposervizio sono rimasti con noi tra Covid e ristrutturazioni. E sono bravissimi nel formare i giovani che abbiamo iniziato a coinvolgere molto prima della riapertura, anche se è vero che oggi chi ha competenze e qualità cerca stabilità e contratti lunghi.
Come vedete l’evoluzione del sistema-Italia sul piano dell’hospitality?
Tutto il mondo vuole visitare l’Italia e continuerà a volerlo. Credo che dobbiamo preservare il territorio e non dissestarlo, mantenere integre le città d’arte (anche le piccole, non solo Venezia o Firenze), oltre a rivedere il sistema infrastrutturale. E poi dovremmo fare sistema, rendendo l’Italia appetibile 12 mesi l’anno, creando flussi di turismo leisure e business diffusi su tutto il territorio.
L’intervista è stata pubblicata all’interno del numero di giugno/luglio 2022 di Pambianco Magazine Hotellerie.