L’industria alberghiera ai due poli opposti del globo vive fenomeni in contrasto. Se l’Europa vede i prezzi delle strutture ricettive schizzare alle stelle, il Sud-Est asiatico propone offerte con costi dimezzati.
Paesi dipendenti dal turismo come Vietnam, Cambogia, Thailandia e Indonesia stanno uscendo dalla condizione di isolamento del periodo pandemico, ma rimangono ancora penalizzati dal fatto che il loro più grande mercato, la Cina, si trova ancora in condizioni di semi-arresto, provocando una carenza di turisti cinesi, un tempo in cima alla lista dei visitatori. Stando a quanto riportato dal New York Times, gli hotel rispondono a questo fenomeno riducendo, se non addirittura dimezzando, i prezzi delle proprie offerte ai viaggiatori stranieri, soprattutto statunitensi. Se l’inflazione negli Stati Uniti ha fatto schizzare il prezzo dei viaggi, in Sud-Asia il dollaro diventa ‘re’. Basti pensare che un dollaro americano vale attualmente circa 35 baht thailandesi, ovvero il 17% in più rispetto al gennaio 2020, periodo pre-pandemia.
Nonostante la semplicità nell’ottenere visti elettronici e l’abolizione delle quarantene, gli aeroporti come il Suvarnabhumi di Bangkok sembrano vuoti, con gli aerei parcheggiati in coda sulle piste inutilizzate. In risposta a questo fenomeno, per attirare i turisti di ritorno, proprietà di lusso del calibro di Marina Bay Sands, a Singapore, propongono tariffe a metà prezzo rispetto al 2019. Per soggiornare 11 giorni sull’isola thailandese di Koh Samui in una villa sul mare adiacente alle acque limpide del Crystal Bay Yacht Club Beach Resort, alcuni turisti, riporta la testata statunitense, hanno pagato 280 dollari, pari a circa la metà della tariffa giornaliera di una camera d’albergo.
Dall’altra parte del globo i prezzi, invece, schizzano in alto. In alcuni Paesi europei il costo attuale di una camera d’albergo supera addirittura i livelli registrati prima del Covid-19 e sembra aumentare oltre il tasso di inflazione. Stando ai dati rilasciati da Str il mese scorso e pubblicati da The points guy, in Europa le tariffe medie giornaliere sono in media più alte del 6% rispetto a quelle pre-Covid. In testa si posiziona l’Italia con tariffe superiori del 23% rispetto agli analoghi livelli del 2019 a maggio, seguita da Irlanda (+ 21%), Portogallo (+18%) e Spagna (+14%).
Secondo Robin Rossmann, managing director di Str, l’Europa seguirà una traiettoria di ripresa simile a quella vista negli Stati Uniti, dove l’Adr ha superato le tariffe del 2019 e la domanda di gruppo ha raggiunto il 90% dei livelli pre-pandemia. Infatti, nonostante i prezzi così alti, Rossmann sostiene che la domanda supererà gli attuali ostacoli economici e la preoccupazione per l’inflazione, che inizierà probabilmente a farsi sentire nel 2023.